IL TEMPO
Chi è quel ragazzino che sgambetta lungo via Trento e Trieste, svolta per via Carlo Forti, passa davanti al palazzone delle poste di stile fascista, ma già, non era quello il tempo del ventennio? Poi tira dritto verso il Corso, in cerca dei compagni forse, o per andare a vedere i libri della bancarella sotto i portici, o chissà per quale motivo? Sembra una fotografia ingiallita dal tempo; ha un viso pallido, un ciuffetto di capelli davanti agli occhi e indossa pantaloni corti e giacca abbottonata. In realtà è un fermo immagine, un solo scatto, non è vero che si stia muovendo, lui è immobile nell’atto di camminare, la foto invece gira nella ruota del tempo e periodicamente riemerge dagli ingranaggi, insieme ad altre confuse e caotiche. Ha qualcosa di familiare, lo sguardo incerto, ma non smarrito, caparbiamente si sforza di apparire sicuro di sé, avrà pensieri, paure, preoccupazioni o magari la sua mente è vuota in questo momento ed egli avanza senza esitazione non sapendo a cosa va incontro.
Chi sa dov’è adesso; avrà trovato la sua strada oppure si è perso, qualcosa di lui si troverà ancora per quelle vie, qualcuno si ricorda? Avrà avuto un padre, una madre, fratelli, sorelle, quindi affetti, avrà avuto una vita. Le strade sono ancora quelle di una volta. Qualcosa è cambiato, ma non molto. Il vecchio portone di casa è ancora là; ora è sempre chiuso e nessuno bussa a quel battente. Da lì, partivano, poco più in là le casette, dove abitavano persone umili, la lattarella col suo negozietto da lattaia, Nunziata, con il suo nugolo di figli, la rappresentazione della miseria, povera donna avrà un posto in Paradiso; Giovanni che aveva la carrozza col cavallo e svolgeva servizio di piazza in concorrenza col Mazza, lo chauffeur, tassista con una vera automobile; il negozio di generi alimentari dell’americano, così chiamato perché era tornato dall’America, forse espulso, era un red, comunista dichiarato, aveva continui fastidi anche da noi, ma fiero ed indipendente era in grado di mettere in difficoltà i rappresentanti della buona borghesia fascista di allora. Dell’avvocato Massimiglià si dicevano cose contraddittorie: per alcuni era un socialista, per altri un confidente della polizia. Liliana Pompa, la cantante che di mattina inondava la via di gorgheggi. Marramà fotografo e giornalista, anche di lui si sussurrava che era socialista. Dall’altro lato della strada, D’Eugenio, detto il ficciuso, un bidello di scuola media col quale era meglio non avere a che fare.
La foto si rianima, il bambino riprende a camminare e presto esce fuori dal riquadro lasciando dietro di sé un vuoto percorso da un lieve tremolare, come un brivido leggero, un velo mosso da un filo di aria, un’ondulazione della carta, il fluire del tempo, l’affievolimento della memoria.
D'Eugenio (non il ficciuso, mio nonno - aut. ed epoca sconosciuti) |
Chi sa dov’è adesso; avrà trovato la sua strada oppure si è perso, qualcosa di lui si troverà ancora per quelle vie, qualcuno si ricorda? Avrà avuto un padre, una madre, fratelli, sorelle, quindi affetti, avrà avuto una vita. Le strade sono ancora quelle di una volta. Qualcosa è cambiato, ma non molto. Il vecchio portone di casa è ancora là; ora è sempre chiuso e nessuno bussa a quel battente. Da lì, partivano, poco più in là le casette, dove abitavano persone umili, la lattarella col suo negozietto da lattaia, Nunziata, con il suo nugolo di figli, la rappresentazione della miseria, povera donna avrà un posto in Paradiso; Giovanni che aveva la carrozza col cavallo e svolgeva servizio di piazza in concorrenza col Mazza, lo chauffeur, tassista con una vera automobile; il negozio di generi alimentari dell’americano, così chiamato perché era tornato dall’America, forse espulso, era un red, comunista dichiarato, aveva continui fastidi anche da noi, ma fiero ed indipendente era in grado di mettere in difficoltà i rappresentanti della buona borghesia fascista di allora. Dell’avvocato Massimiglià si dicevano cose contraddittorie: per alcuni era un socialista, per altri un confidente della polizia. Liliana Pompa, la cantante che di mattina inondava la via di gorgheggi. Marramà fotografo e giornalista, anche di lui si sussurrava che era socialista. Dall’altro lato della strada, D’Eugenio, detto il ficciuso, un bidello di scuola media col quale era meglio non avere a che fare.
La foto si rianima, il bambino riprende a camminare e presto esce fuori dal riquadro lasciando dietro di sé un vuoto percorso da un lieve tremolare, come un brivido leggero, un velo mosso da un filo di aria, un’ondulazione della carta, il fluire del tempo, l’affievolimento della memoria.
L'autrice è tua madre, Fiorella, la figlia di "Raul", soprannome di tuo nonno Eliseo.
RispondiEliminaDavvero è la mamma l'autrice di questo nel racconto? È stupendo.......
Eliminaautrice della foto
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