BABELE

Ormai sappiamo che la Bibbia va letta tutta o quasi tutta (io non sono un esperto) come una grande metafora, a cominciare dalla Genesi con la costruzione della sua avvincente cosmologia, che costituisce l’inizio di tutte le cose fino all’Apocalisse, la più visionaria favola escatologica che ne annuncia la fine. Una metafora ricorrente in po’ in tutto il Libro, è quella della presunzione delle creature di Dio di diventare come Dio, cosa per cui vengono punite. Gli angeli ribelli, tra essi il più bello Lucifero, apportatore di luce, che diventa il più brutto e viene scaraventato insieme gli altri nel più profondo dell’Inferno. Adamo ed Eva che trasgrediscono al dettato di Dio e mangiano del frutto della conoscenza e vengono cacciati dal Paradiso Terrestre. Non diversa è la finalità della costruzione della Torre di Babele, fatta per arrivare fino al cielo ed entrare in contatto con Dio. Ecco allora che Dio stesso scende dal cielo per vedere quello che gli uomini stavano costruendo e constatato che effettivamente il tentativo di intrusione (l’invenzione è mia) nella sede della divinità era in corso, decide di confondere le lingue. “finora gli uomini hanno avuto tutti la stessa lingua sulla terra ed essi se ne sono serviti per coalizzarsi contro di me, Da questo momento essi parleranno lingue diverse così che non si comprenderanno più tra di loro e si disperderanno sulla terra”, questo pressappoco è il suo ragionamento con la conseguente punizione.

Pieter Bruegel, Babele (1563)

In tutti e tre i casi che ho ricordato, la metafora consiste non nel fatto della trasgressione al volere divino ma nel senso che queste trasgressioni hanno di porci di fronte a quella che è una caratteristica ineliminabile della razza umana, dotata da Dio stesso di intelligenza come gli angeli, di voler progredire, di conoscere e con la conoscenza superare la soggezione nei confronti del suo creatore. E chi ha ideato questa metafora, è stato così lungimirante da mettersi nei panni di Dio stesso e fargli fare il ragionamento che avrebbe fatto lui se fosse stato al posto di Dio: la presunzione di diventare come Dio va punita perché se l’uomo diventasse come Dio, non avrebbe più bisogno di Lui.

Dio quindi reagisce a questo assalto, confondendo le lingue e con esse, anche le idee degli uomini. Questa è la seconda grave punizione della superbia umana, dopo la prima consistente nella cacciata dal Paradiso Terrestre e conseguente perdita dell’immortalità. Alla confusione delle lingue l’uomo ha posto rimedio con il poliglottismo diffuso; a quella delle idee, ancora no. Per noi oggi dire “E’ una Babele”, equivale ad affermare che in quello che stiamo osservando, c’è “confusione”; la quale può riguardare sia una cosa materiale, un luogo, un assortimento di oggetti, sia cose immateriali come le idee. L’equivoco è sorto dal fatto che la parola stessa è stata erroneamente fatta derivare dall’ebraico “balal” che vuol dire “confondere”.

All’epoca in cui sembra che effettivamente i babilonesi intrapresero la costruzione di una fortezza di dimensioni gigantesche, circa duemila anni prima di Cristo, gli ebrei sconfitti e deportati in Babilonia, vedevano in quel vastissimo impero il centro di tutti i mali e nella costruzione di quella fortezza, l’espressione di tutta la loro sofferenza, così Babele fu assunta come simbolo della confusione e con il suo politeismo, luogo di perdizione, mentre per loro Gerusalemme restava la patria dell’ordine e dell’obbedienza al volere divino, quindi luogo di salvezza, cui tendere per rinascere e rifondare.

Ancora più simbolicamente, mi viene di notare che la Bibbia parla di Babele in due occasioni, nel primo libro, la Genesi, le origini, con l’episodio ora ricordato e - singolarmente - nell’ultimo, l’Apocalisse di Giovanni, in cui viene descritta come una donna che siede sopra una bestia di colore rosso, fonte di ogni turpitudine. Tra la scrittura del primo libro e quella del secondo passano duemila anni. L’Apocalisse fu scritta in epoca cristiana e la bestia fonte di tutti i mali non era più Babele, ma Roma, capitale dell’Impero con la sua corruzione, il suo paganesimo e la persecuzione dei cristiani. Nel libro visionario di Giovanni la cosa viene appena adombrata, ma la fine viene annunciata come prossima.
Altri duemila anni sono passati da allora.

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