AUTUNNO

Ha ragione Crisostomo quando dice che viviamo di stereotipi, di concetti preconfezionati dei quali diventiamo prigionieri e spezza più di una lancia a favore dell’autunno, stagione da molti ritenuta ingiustamente legata ad un’idea di tristezza. E parla della tavolozza di colori straordinariamente ampia che ha l’autunno e nota che l’odore stesso della terra umida vicino ai corsi d’acqua è particolare. E’ particolare, aggiungo io - sull’onda delle emozioni da lui suscitate - perché fatiscente; è l’odore selvatico dei funghi e dove ci sono dei tartufi, delle foglie fradice, dei tronchi e delle radici coperti di muschio. I colori, splendidi, sono quelli della decadenza, alla grande. Una esplosione pacata, ma ridondante di effluvi ed effusioni visive ed olfattive che hanno però il senso della fine. Ci si avvia sul viale d’autunno come su un viale del tramonto.

Fungo sulla Vena del Gesso (Imola) - 2018

Ho letto uno scritto in cui l’autrice coglie un altro aspetto dell’autunno che si collega al precedente. “E’ che l’autunno non mi chiede niente”, dice, “se ne sta tranquillo a lussureggiare fuori della finestra e non si aspetta nulla da me” (al contrario dell’estate che è molto esigente per diversi motivi, non ultimo, la prova costume, per le donne sempre problematica). In effetti sono molti quelli che, appena arriva l’autunno, riscoprono i vantaggi di questa stagione e cercano di sfatare quella diceria di cui si lamenta il Crisostomo. Ma proprio questa levata di scudi, non ha forse il sapore di una difesa d’ufficio? Sembra quasi una excusatio non petita, una giustificazione non necessaria che conferma l’accusa. L’entusiasmo per l’autunno è più che giustificato se si è in ottobre che è un mese eccezionale: le ottobrate con l’invito ad uscire, gli odori più intensi (che provengono dalle cantine, dalle stalle, dai primi ceppi nel camino, dalla padella bucata sulla quale saltano le caldarroste), ma il piacere scema mano a mano che ci si inoltra nella seconda parte della stagione. Con l’arrivo delle ricorrenze celebrative dei santi e dei morti, l’autunno è la stagione che induce a riflettere, apre spazi per una più intensa interiorità; è la presa di coscienza della piena maturità, è il periodo della vendemmia, nella vigna e nella vita, del ribollire del mosto nelle tinozze, della lenta fermentazione che richiedono tranquillità e pazienza.

L’estate è un ricordo senza rimpianti. Ma sì, tutto quel caldo! Non se ne poteva proprio più. Benvenuto l’autunno con le e sue brume, le giornate sempre più corte. Dapprima un senso di refrigerio, poi, mano a mano, il freddo della stagione incalzante verso il cupo inverno che ci costringe a coprirci e chiuderci dentro casa. Ad ogni cambio di stagione avvertiamo un senso di rinnovamento; condivido l’entusiasmo: rugiade vaporose, nubi passeggere, boschi di castagni, noci da bacchiare, non più stridore di rondini, ma urli strozzati di ghiandaie, sentieri coperti da foglie cadute, luci attenuate e verso sera un lento declino, come una dissolvenza che prende lo spirito, lo consola e lo addormenta, come una madre premurosa. Ultime feste sui prati. La verità è che l’autunno è una stagione declinante, “che si piega” verso l’inverno, la natura, dopo gli ultimi bagliori di un fuoco che si sta spegnendo, si spoglia e si chiude e gli “esuli pensieri” prendono il sopravvento.

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