CI SONO PIU' STELLE IN CIELO

AMLETO, Atto 1°, scena V.

Poco dopo mezzanotte sulla piattaforma della torre del castello del re di Danimarca. Amleto ha avuto il colloquio rivelatore con il fantasma del padre ed ora è insieme ad Orazio e Marcello che lo interrogano sull'accaduto. Orazio è un razionalista, l'apparizione di un fantasma per lui è una cosa strana, alla quale non si può credere. Marcello crede alle rivelazioni dello spettro "C’è del marcio in Danimarca", affermerà in altra occasione.

Rocket, Meteor, and Milky Way over Thailand Copyright: Matipon Tangmatitham

Amleto ha un approccio più possibilista, egli è un credente e dice che andrà a pregare. Poi, di fronte allo scetticismo dell'amico, pronuncia le famose parole che formeranno uno degli aforismi più celebri della letteratura mondiale: "Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio di quante ne possa sognare la tua filosofia".

La frase non richiede contraddittorio. In sé è vera ed indiscutibile. Con la nostra ragione (la filosofia), noi non saremo mai in grado di conoscere tutti i misteri dell'universo, né renderci conto di tutti i perché delle cose di questo mondo.

Ci sono più stelle in cielo di quante teorie o ipotesi noi possiamo fare sull'origine di tutto l'esistente, per cercare di darci una risposta agli interrogativi che da sempre ci assillano. Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?

Il cielo stellato, il più mirabile spettacolo che di notte ci appare, ci inorgoglisce, perché noi siamo parte sensibile dell'universo e con la nostra piccola mente abbiamo scoperto molte cose su di esso e sulle leggi che lo governano.

Nello stesso tempo ci soverchia e ci domina: chi siamo noi, piccoli esseri, forse dimentichi da tutto il resto, su un pianeta che fa parte di un sistema che viaggia nella Galassia diretta verso un’altra costellazione, che probabilmente si estinguerà prima di arrivare a destinazione?

E il sole? E la luna? E il mare e le montagne? Saremo noi ancora in grado di godere di queste cose, oltre i nostri affanni quotidiani che sembrano nella loro ineluttabilità toglierci la cognizione del nostro essere e farci dimenticare che siamo parte di un tutto incommensurabile?

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