DOPPIO SOGNO

Ho sognato lo zio Orlando. Ci siamo incontrati per caso che lui usciva da un sali e tabacchi. Lì per lì non l'ho riconosciuto: il suo volto mi appariva indefinito, poi ha preso a formarsi poco alla volta ed in breve è apparso lui. Giovane, bello, come non me lo ricordavo, sorridente. Sembrava felice di vedermi. Vestiva con sobria eleganza, giacca-pantaloni, come sempre, ma indossava sotto la giacca un maglioncino girocollo molto giovanile che lui non avrebbe mai portato.

"Quanto tempo", gli ho detto. E lui mi ha guardato e di nuovo ha sorriso. Si muoveva con una disinvoltura notevole, sembrava sentirsi molto a suo agio. L'ho abbracciato e anche (cosa strana) accarezzato in viso e lui sembrava contento. Non ricordo se mi ha detto qualcosa. Ma io, mentre lo abbracciavo e accarezzavo, sentendolo vivo tra le mie braccia, nel sogno, ho cominciato a riflettere sul fatto che lui era morto (ma non ne ero del tutto sicuro) e che quella consistenza fisica del suo corpo avrebbe dovuto sorprendermi e forse anche farmi paura, perché frutto di un qualche sortilegio. Insomma ho pensato che la sua carne avrebbe dovuto già da molto tempo essersi consumata e quindi non esistere più (una certa coerenza nella incongruità dei sogni, che diamine!). Ma ricordo che ho rimosso subito queste preoccupazioni, facendo prevalere il piacere di averlo di nuovo con me.

"Ma tu sei morto...", ho accennato al suo orecchio mentre confusamente mi chiedevo da dove venisse ed egli ha assentito e forse mormorato qualcosa come - "ma tanto non importa... da dove io vengo...". Devo aver insistito su questo concetto, dimostrandogli che non avevo alcun timore a stare con lui e che anzi la cosa mi faceva molto piacere. E l'ho abbracciato con maggiore convinzione, come a non volerlo fare andare via. Aveva un viso pallido, solo poco più del solito, liscio, sbarbato di fresco, come quando usciva dal negozio di Nicola che era il barbiere dal quale andavamo anche mio padre io e mio fratello Vittorio. Poi il sogno è svanito e mi lasciato un vuoto, come di cosa rimasta a metà, solo immagini scollegate, un film senza la parola "Fine".

Fantasma - 2017

Caro Bruno,
Sono rimasto molto stupito nel leggere la tua mail e credo che anche tu lo sarai una volta letta la mia. Questa notte per una strana coincidenza, anche io ho sognato zio Orlando. Le circostanze erano molto diverse da quelle da te descritte, ma penso che ci sia un collegamento tra le due cose e questo non mi lascia tranquillo. E' come se questa notte qualcosa fosse successa di quelle che tu chiami paranormali, che qualcuno che non è più in questo mondo abbia cercato di inviarci un messaggio nemmeno tanto cifrato.

Zio Orlando era dietro i vetri della finestra del suo studio e il suo volto spiccava pallido sullo sfondo buio della stanza non illuminata; io lo vedevo dalla finestra della cucina, che come sai fa angolo con la sua. Era vecchio e malandato, indossava una logora giacca da camera e guardava fisso fuori, come assorto in un pensiero. Lì per lì non mi ha visto, poi, quando io l'ho salutato agitando una mano, ha rivolto uno sguardo vuoto e malinconico verso di me ed ha sorriso debolmente, credo, facendo fatica a riconoscermi.

Nel sogno tutto appariva avvolto nel mistero. Ero perfettamente consapevole di essere in presenza di un fantasma, perchè sapevo che dietro quei vetri, da tanto si affacciano altre persone che con lui non hanno niente a che fare. Ad un certo momento l'ho chiamato e lui mi ha sentito. Ha aperto la bocca, come per parlare, ma dalle sue labbra non sono uscite parole comprensibili. Gli ho fatto cenno di aprire la finestra, per farsi capire, ma lui ha continuato a muovere le labbra dietro i vetri in modo incomprensibile. Poi d'improvviso ho capito. Mi stava chiedendo di te.

"Bruno dov'è?", ho letto sulle sue labbra, "Bruno dov'è? Lo devi avvertire", ha poi scandito in modo chiaro, "lui non sa il rischio che corre".

Detto questo l'ho visto allontanarsi dalla finestra, senza voltarsi e scomparire come una dissolvenza nella scena di un film. L'ho chiamato più volte per farmi spiegare il senso delle sue parole, ma dietro i vetri della sua finestra si vedeva soltanto il buio. Puoi immaginare l'impressione. Ho passato buona parte del tempo restante della notte, senza dormire. Questa mattina, dopo averne parlato anche con Teresa, avevo deciso di non raccontarti niente, per non farti impressionare. Poi, dopo che hai scritto tu, ho ritenuto di doverti dire tutto. Cosa ne pensi?

Con affetto, ciao.
Vittorio

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