CANI RAZZISTI

E' pur vero che tra le cose che la zia Gina diceva, perle di saggezza acquisita sul campo dell'esperienza (che poi, dove fosse andata a farsela questa esperienza è un mistero, perché la cara mia zia ha fatto una vita tutta casalinga), c'era anche il motto al quale lei era molto affezionata "a lu stracciat mocc'ch lu can'", (il cane morde lo stracciato), cioè riconosce il debole, il diseredato, chi sta peggio di lui ed ha la tendenza ad aggredirlo, come è nei canoni della vita naturale, dove il mediamente forte, non potendosela prendere con chi è più forte di lui, vigliaccamente se la prende con chi è più debole. Che poi è quello che noi chiamiamo la guerra tra poveri. L'aguzzino, nel suo più ampio significato, che non si limita al solo torturatore, è di solito un povero diavolo che sfoga le sue frustrazioni su altri poveri diavoli. I potenti sono sempre protetti, hanno una cappa che li rende immuni.

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Francia. Hauts-de-Seine. Parc de Sceaux. 1987 - JOSEF KOUDELKA/MAGNUM PHOTOS

Anni fa, una mattina d'estate, su una spiaggia del nostro litorale, mentre passeggiavo insieme a mia moglie sul bagnasciuga (lo so questo termine non vi piace, ma non ne ho un altro), ho assistito ad una scena che mi ha sorpreso molto. Davanti a noi, a distanza di poche decine di metri, camminava un uomo, coperto di stracci, dai tratti somatici tipicamente orientali, probabilmente di nazionalità cinese, che portava una cassettina appesa al collo, con dentro poche cianfrusaglie da vendere.

Sulla strada, dove l'arenile a monte si arrestava, oltre la linea degli stabilimenti balneari e cioè ad una distanza di un centinaio di metri e più, da dove passavamo noi ed il cinese, passeggiava un uomo con un grosso cane senza guinzaglio. L'animale, fino a quel momento tranquillo, quando vide sulla riva del mare lo strano terzetto formato da noi, si fermò e, dritto sulle zampe, cominciò ad abbaiare. Dopo un poco, fece l'atto di scagliarsi contro di noi e all'improvviso, a grandi balzi, attraversò l'arenile e si piantò sulle quattro zampe contro di noi, abbaiando sempre più furiosamente. Poi puntò dritto contro l'asiatico, aggredendolo con un abbaiare selvaggio e costringendolo ad arretrare spaventato. Naturalmente corsi in suo soccorso, frapponendomi fra il cinese ed il cane, tentando di calmarlo. Il cane ignorava la mia presenza ed aggirandomi, cercava di avventarsi sul malcapitato che era dietro di me. Ce l'aveva proprio con lui e non con me. Aveva riconosciuto un povero di un'altra razza (uso questa parola entrando nella mentalità del cane) ed aveva deciso che non era onorevole per noi, appartenenti alla razza (c.s.), dominante, che passeggiasse liberamente sulla spiaggia insieme agli altri.

Al padrone del cane, che probabilmente condivideva il punto di vista dell'animale, quando finalmente si avvicinò per riprendersi la bestia e liberarci da quella situazione, feci notare che non poteva tenere sciolto un animale pericoloso come il suo. Naturalmente se ne infischiò e con un fischio (infischiare , fischio, ma che ci posso fare?) richiamò a sé la belva e se ne andò senza neanche chiedere scusa. Fui io a porgere le nostre (di noi dell'altra razza – è sempre il cane che pensa), scuse al cinese che voleva baciarmi la mani per gratitudine, cosa che ovviamente impedii.

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