MIO PADRE

"Caro papà", così ti chiamavo quando ero bambino e tu mi sembravi tanto tanto grande. Ora le cose si sono invertite e suona un po' strano che un uomo di 80 anni si rivolga ad un altro uomo di 57 anni chiamandolo papà. Oggi è l'anniversario della tua scomparsa e facendo un po' di conti, mi accorgo che sono passati da allora giusto altri 57 anni, per cui oggi avresti il doppio della tua età.

Giuseppe Aielli è il signore in primo piano con la mano nella tasca della giacca (fotografo e data sconosciuti) 

Ma indipendentemente dall'età, ricordo che la malattia ti aveva molto debilitato e penso che le tue condizioni di allora e le mie di ora non siano poi tanto diverse. Per cui vorrei parlarti alla pari, stabiliamo di avere entrambi un'età fittizia, né troppo giovane, né al contrario molto avanzata, un'età ideale in cui possiamo parlare da uomo a uomo, come non abbiamo mai fatto. Immaginiamo di incontrarci nel mio studio, non riesco a pensare ad altro; il tuo studio, quello della casa dove siamo vissuti insieme non esiste più. Mi intrattenevo molto volentieri, al tuo posto, nei momenti in cui tu non lo occupavi e dopo, quando purtroppo non avevo più il piacere di trovarti là, ho preso a frequentarlo abitualmente, l'ho considerato come fosse mio, mi ci sono trasferito per preparare i miei esami all'università. Mi ci sono laureato, all'ombra di quel gigante che ai miei occhi eri tu.

Certo quel luogo sarebbe più adatto, tu ti sentiresti a casa tua, io lì andrei a ritrovare le mie radici. lì tante volte ci siamo incontrati ed abbiamo parlato. Con poche parole per la verità, non siamo mai stati tanto loquaci. Più con gli sguardi, forse. Ci bastava stare vicini e sentire che tra di noi correva una corrente di affetto e di simpatia. Da parte mia anche di rispetto, da parte tua una considerazione che era quasi una segreta forma di complicità che mi spingeva ad avanzare le mie richieste. Sì perché so di essere stato uno che richiedeva molto, ma tu eri così accondiscendente verso i miei desideri, rivolti a cose futili, ma ideali. Ti ricordi, pà del box di quattro Lp dedicati all'Autobiografia di Louis Armstrong? Tu non eri per la musica jazz, ma tolleravi; o quando venni ad insistere per comprare i due volumi del romanzo di James Jones "Da qui all'eternità", dei quali non potevo fare a meno dopo aver visto il film con Burt Lancaster, Frank Sinatra, Montgomery Clift ("Prew", quello che leggeva l'Ulisse di James Joyce, il libro che poi a lungo è stato anche per me oggetto di desiderio), Deborah Kerr e Ernest Borgnine, il cattivo sergente? Tu sorridevi ed accondiscendevi, facendo sacrifici, certo, perché non abbiamo mai navigato nell'oro.

Dunque facciamo che siamo nel tuo studio, tanto è tutto immaginato e posso anche pensare di farlo rivivere quel posto di sogno. Sfogliavo il tuo giornale e poi Epoca che compravi settimanalmente. A me interessavano soprattutto le recensioni dei film che faceva Gianluigi Rondi, la politica è venuta dopo. Però mi piaceva informarmi di tutto; poi abbiamo parlato de "Il Dottor Zivago", di Boris Pasternak, ricordi? Arrivato in Italia per vie traverse, quando in Russia era vietato stamparlo? Il caso letterario di quegli anni, il Premio Nobel tanto contestato, tu lo leggesti con fatica, eri già molto malato, io ero entusiasta della versione cinematografica, con Omar Sharif e Juley Christie. Questi sono ricordi condivisi, ma io vorrei chiederti di quando eri bambino a Città S. Angelo, di nonno Saverio, tuo padre e nonna Rita, tua madre, di tuo fratello Luigi, tua sorella Gaetana e poi Gina, la nostra Gina che è stata sempre con noi.

I tuoi amici, i tuoi studi, il concorso magistrale che facesti a Teramo (il capoluogo era Teramo allora, Pescara doveva ancora venire, me lo dicevi ogni volta), dove incontrasti Olga che poi fu nostra madre, i primi anni di insegnamento fatti a Gesso Palena, nell'entroterra chietino. Insomma tutto quello che di te non so. Ed anche di quello che non ci siamo detti quando potevamo, nei lunghi silenzi, ognuno preso dalle sue preoccupazioni. Io con i miei egoismi di adolescente, tu preso dall'angoscia per come si stavano mettendo le cose per te e per tutta la famiglia. Tu certo mi chiederesti cos'ho fatto ed io avrei difficoltà a risponderti, cos'ho fatto nella mia vita? Nulla di tanto eclatante. Ho cercato di essere onesto e fare il mio dovere, ma certo tu ti saresti aspettato di più. Sì ho continuato a leggere, come a te piaceva fare e a me hai insegnato a fare. Forse la cosa più rilevante della mia vita, che mi ha sostenuto sempre ed ha alimentato i miei sogni. Non sogni di ricchezza, ma sogni di grandezza: era grande tutto ciò che accadeva intorno a me. Ma ce la siamo cavata, vero pà? La prossima volta porterò con me qualche libro e ti aggiornerò su tutte le novità. Dove? Nel sogno che verrà. Ciao caro padre (a proposito, lo sapevi? ciao viene da schiao, schiavo e significa "schiavo tuo", un modo di salutare sul tipo del siciliano "bacio le mani").

Nell'annuale ricorrenza della scomparsa di mio padre, mi è gradito riproporre quello che ho scritto in proposito un anno fa.

Commenti

  1. Scusa se te lo dico ma così rischi di perdere un'occasione: devi continuare il post dell'anno scorso, sennò chi ci racconterà la storia del nonno se non lo fa tu? La questione spinosa (e dolorosa) del fascismo, la carriera, la guerra ed infine la malattia. Devi investigare le origini della malattia. Da dove poteva arrivare? Perché il nonno si ammalò e mori quasi alla mia età io che ancora non so cosa voglio fare da grande ma mi sono confrontato pure io con la malattia? Devi trovare delle foto.

    Parlare di tuo padre è l'occasione di parlare di una società (quella del meridione) e di come è (o non è) evoluta. Il ritorno del fascismo...

    Insomma ce ne sarebbe tantissimo da dire. E' difficile ma si deve fare e te ne saremo tutti grati. Lui per primo, poi io e poi Leo (e così siamo diventati i 4 papi). E poi tutti gli altri, naturalmente. Do it!

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  2. Grazie Giuseppe per lo sprone che mi hai dato.Vedrò di fare il possibile, scavando nel profondo. Non so se sarò capace, ma certo sarebbe una bella cosa.

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  3. Ma di cosa si ammalò il nonno ?
    Eppoi: come ha conosciuto nonna Olga?

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  4. Bellissima la foto.....non la conoscevo......il testo è straziante.....

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    1. Il bambino appoggiato al muretto, di spalle, sono io.

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