ITALIAN PSYCHO

Avevo tenuto d'occhio quell'uomo fin da quando era poco più di un ragazzo ed aveva fatto saltuariamente il bagnino in uno stabilimento poco distante da quello dove andavo a fare i bagni, da molti anni. All'epoca ero proprietario di un piccolo appartamento in un condominio di una località balneare sulla costa adriatica ed ogni anno, d'estate, andavo a trascorrervi le vacanze per via del mare che amavo incondizionatamente.

Pattìno - 2012

Dalla parte opposta della strada dove affacciava il mio terrazzo, c'era una casetta, dove abitavano in tre. L'uomo aveva ormai superato i cinquanta ma viveva con i due anziani genitori e non sembrava interessato a condurre una vita autonoma. Per la verità era come se i tre vivessero ognuno per conto proprio, sopportandosi a vicenda. Si era fatto ombroso, come se covasse un rancore per la sua condizione. Da qualche anno non aveva trovato più alcuna occupazione e passava la maggior parte del tempo in casa. La mattina, in pantaloncini, prendeva il sole sul balcone. Stava sempre zitto. Anche la madre e il padre erano estremamente silenziosi. I due vecchi si aggiravano per le stanze, come fantasmi, sempre intenti in qualche occupazione domestica, tipo stendere il bucato sugli appositi stenditoi o passare la scopa o lo straccio, in varie ore della giornata. A svolgere queste operazioni provvedeva solitamente il vecchio, che si occupava anche di lavare i piatti, fare la spesa, ed altre incombenze fuori casa. Verso sera, ogni tanto lo incontravo sulla ciclabile che faceva un giro in bicicletta e poi niente. La vecchia non usciva mai e dei tre era quella che sembrava quella maggiormente compromessa per lo stato di salute. Tutto sommato non sembrava una famiglia felice.

Una volta sola ebbi l'occasione di scambiare qualche parola con il figlio. Eravamo riparati entrambi, a causa di un improvviso temporale, sotto la tettoia di uno stabilimento balneare che a stagione finita, appariva desolato e spoglio e tutti e due attendevamo la fine della pioggia in silenzio, quando lo scoppio improvviso di un fulmine caduto sulla spiaggia antistante, molto vicino a dove eravamo noi, che ci abbagliò con una luce accecante, ci dette una scossa di adrenalina che ci portò subito a solidarizzare e a rivolgerci la parola per esprimere la nostra meraviglia e rallegrarci a vicenda dello scampato pericolo. Appena la pioggia di lì a poco cessò, scendemmo incuriositi in spiaggia, per vedere gli effetti della scarica, una buca sulla sabbia in prossimità di un pattìno, con resti di bruciature tutt'intorno, per una circonferenza di qualche metro. Restammo un poco a commentare l'accaduto, dopo di che ci salutammo ed ognuno andò per la sua strada. Da quel giorno, incontrandoci, avevamo preso l'abitudine di scambiarci un breve cenno di saluto.

Due anni fa, appena arrivato per le vacanze, notai subito che nell'abitazione dei tre era successo qualcosa. Il vecchio padre non si vedeva più e in sua vece, il figlio sbrigava le stesse incombenze che erano state del padre e pensai che quello fosse morto durante l'inverno. Sul balcone, oggetto involontario della mia curiosità, ora si vedevano soltanto il figlio e la vecchia madre, che lo seguiva passo passo un po' tremebonda, del tutto incapace di fare alcunché. Pensai che la vita di quel poveretto doveva essersi fatta molto più pesante. Intanto lui, il non più tanto giovane uomo, incontrandomi, aveva smesso di rivolgermi quel cenno di saluto e dando mostra di non conoscermi, sembrava sempre più chiuso in se stesso. Mi ero già chiesto in precedenza, quando il vecchio era ancora vivo, quali potessero essere le risorse economiche di quella sparuta famiglia. A maggior ragione me lo domandai allora, visto che era venuta a mancare quella che avrebbe dovuto essere una fonte di reddito certo, la pensione di cui il vecchio sicuramente - mi dicevo - sarà stato titolare.

Tornato un anno dopo a trascorrere la stagione estiva nel medesimo luogo, ho trovato una seconda novità spiacevole per il giovane che ora sfuggiva il mio sguardo. Anche la vecchia madre era scomparsa alla vista e solo lui si aggirava per il balcone e per le stanze a vista della casa, con fare che a me sembrava simile a quello dell'animale in gabbia. Camminava frettolosamente da una parte all'altra della sua abitazione, apriva e chiudeva le serrande avvolgibili, senza mai fare qualcosa di rilevante, sembrava un lupo nella tana. Spesso portava a casa una pizza per pranzo o per cena, sbrigava con malagrazia quelle faccende che suo padre invece assolveva con cura e precisione, scendeva in strada a conferire la spazzatura di giornata, poi si chiudeva in casa e la sera, attraverso le fessure delle tapparelle, si vedeva la luce accendersi e spegnersi da un ambiente all'altro, fino a quando tutte le luci rimanevano spente. Non avevo mai visto nessuno entrare o uscire da quella casa, tranne lui, ovviamente. Nessuno andava mai a trovarlo ed egli, almeno per quello che potevo vedere io, non aveva nessun tipo di vita di relazione.

E' per questo motivo che un giorno, di prima mattina, aprendo la finestra della mia camera per uscire sul terrazzo, fui colto da meraviglia, nel vedere che dietro le ante di una finestra aperta della casa di quell'uomo era passata una figura femminile che indossava una vestaglia bianca con fiorellini, allacciata alla vita. Non mi fu possibile vedere il volto della persona, coperto dalla serranda. La visione era stata così fugace e quasi furtiva, che dubitai di averla vista veramente. Attesi per vedere se si ripeteva, ma non fu così. Allora c'è una donna con lui, pensai subito rallegrandomi comunque; quell'uomo sfortunato ha finalmente trovato una compagna, mi dissi. Il fatto mi sembrò sorprendente perché in verità, non l'avevo mai visto in compagnia di una donna. 

Nel corso della giornata e poi per diversi giorni, mentre mi aspettavo di avere una conferma di quanto ipotizzato, non accadde più nulla ed io cominciai a nutrire qualche dubbio. A distanza di una settimana, dieci giorni, invece, ecco che l'evento atteso si verificò di nuovo. Si ripeté la stessa apparizione, delle volta precedente, nelle medesime condizioni. Era l'alba, la serranda era aperta a metà, la finestra era quella della cucina, (mi sembrò di avvertire l'aroma del caffè mattutino che anche io mi apprestavo a preparare), quando la persona in vestaglia riattraversò lo spazio dietro la finestra, la testa sempre coperta dalla serranda non completamente sollevata. Che fosse la vecchia madre? Mi chiesi; nessuno in verità aveva detto che fosse morta, l'avevo soltanto immaginato per il fatto di non averla più vista per parecchio tempo. A pensarci, mi sembrava di ricordare vagamente, ma poteva essere una mia idea indotta dalle circostanze, di aver visto quella vestaglia anche in passato, indossata appunto dalla madre nelle rare occasioni in cui si faceva vedere. Era quindi possibile che, essendo molto malata, passasse molto tempo a letto, concedendosi solo raramente di alzarsi per prendere una boccata d'aria sul balcone.

Ad un tratto mi fulminò un'idea (tutto era cominciato con un fulmine): e se a indossare quella vestaglia della madre morta fosse proprio lui, il figlio rimasto orfano a cinquant'anni, senza grandi risorse, chiuso in una gabbia di solitudine e ricordi tristi? Che preso da un raptus di follia, ogni tanto, officiasse quel rito macabro di far credere che la mamma fosse ancora in vita, non so a quale scopo, indossando la sua vestaglia e facendo rapidi passaggi, davanti alla finestra aperta in modo da ingannare l'eventuale curioso che stesse a guardare? Troppi film, mi disse mia moglie, quando gliene parlai. Hai visto troppi film ed in questa tua fantasia, hai mescolato La Finestra sul Cortile con Psycho. Per la prima parte ti sei messo nei panni di James Stewart che, guardando dalla finestra nota lo strano comportamento di Raymond Burr e scopre che aveva assassinato la moglie. Poi sei andato a pescare a piene mani nella storia di Psycho, immaginando addirittura che il nostro uomo, rimasto orfano di padre e di madre, abbia preso i panni del giovane Anthony Perkins, il folle omicida che ammazza la madre e ne nasconde il cadavere in casa indossando la sua vestaglia per farla credere ancora viva, mentre commette orrendi delitti in suo nome.

Sono rimasto senza parole e la cosa è finita là. Qualche mese dopo, tornato a casa e dimenticato l'episodio, ho letto sul giornale che da qualche parte era stato arrestato un uomo accusato di non aver denunciato la morte della madre e di aver tenuto nascosto in casa il suo cadavere, per seguitare a beneficiare della pensione di cui la defunta era titolare.

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