FLORILEGIO
Con
l’avvicinarsi della Primavera, Pancrazio sente risvegliarsi dentro di sé i
sentimenti più buoni, il suo animo si dilata, i sui pensieri si moltiplicano ed
egli si scopre poeta.
Ieri ho
portato… stava dicendo al suo amico Sebastiano, il quale con un orecchio
ascoltava le sue parole, con l’altro era teso ad intercettare l’ordine di un
eventuale cliente, cosa per cui il primo s’interruppe,
sììiiì?... lo
sollecitò spazientito l’amico… hai portato…?
Lasciami
dire, si lamentò Pancrazio…ho portato un florilegio a mia moglie ed Evelina è
stata lì a sfottermi tutto il giorno.
Scusa, com’è
un florilegio? Chiese Sebastiano.
Te lo dico
io, un bel mazzo di rose rosse, con un biglietto pieno di carinerie per lei!
Cazzo! E
perché lo chiami florilegio? Mica è uno sfregio, è un pensiero gentile.
Ignorante!
Non sai che significa florilegio!
Chiamo
Maurizio e me lo faccio spiegare, ora capisco perché tua figlia ti ha preso in
giro, non è per il fatto che di colpo sei diventato sentimentale, ma perché hai
chiamato florilegio un mazzo di fiori, rise Sebastiano.
Se chiami
Maurizio me ne vado, rispose allarmato Pancrazio, ci mancherebbe pure la sua
litania.
Ma ecco
una voce dottorale alle loro spalle, scandire: Dal latino rinascimentale
“florilegium”, formato da “flos”, fiore e tema di “legere”, che vuol dire “cogliere”,
esce questa bella parola, che vuol dire “raccolta”; il florilegio è una
raccolta di opere, o brani di opere, di uno o più autori, scelti e riuniti in
un volume. L’idea di partenza è quella di un mazzo di fiori, ma il concetto esteso
che si forma è quello di cogliere il fior fiore di una produzione artistica,
componendo una raccolta che con termine che viene dal greco si chiama “antologia”.
Esiste anche
un altro modo di chiamare queste raccolte ed è “crestomazia”, termine la cui
origine però, richiama più il fattore della utilità a fini didattici della
raccolta stessa, anziché mettere in evidenza gli elementi che possono
influire sulla educazione sentimentale del lettore. Offrire un
mazzo di fiori ad una signora, con un florilegio di belle parole, è un
omaggio alla bellezza della fortunata destinataria. Pancrazio
attese senza muoversi la fine di quel pistolotto, poi si voltò lentamente e,
dopo un attimo di esitazione imbarazzata, allargò le braccia e, con un gran
sorriso sulle labbra tese, Maurizio
caro, disse, vieni qua che ti voglio baciare, ed abbracciò effusivamente con
ampio gesto l’imperturbabile Maestro, che se ne stava serio e compiaciuto
dietro di loro a guardare i due amici e contendenti. Poi si
girò verso Sebastiano, che ti dicevo? Disse, Maurizio ha fatto chiarezza ed
ora non dovresti avere dubbi, il florilegio che dicevo io era quello del
Rinascimento, ma tu non lo sapevi e io non posso fartene una colpa:
può succedere a tutti! Prima che
Sebastiano potesse ribattere, intervenne di nuovo Maurizio, precisando che
esiste anche un altro modo di usare la parola florilegio, per scherzo, in
negativo. Si tratta ancora di una serie di cose messe insieme, ma questa
volta non sono più fiori, né bei testi letterari, bensì cose non commendevoli,
come quando si dice… |
Che Sebastiano ha fatto un florilegio di cazzate, concluse
trionfante Pancrazio.
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UN FLORILEGIO
Cos’è un florilegio? chiederete voi.
Pancrazio non ha dubbi: è un bel mazzo di fiori. (v. www.aielli.org alla voce omonima)
No, gli spiega Maurizio, l’immagine dei fiori c’è, ma serve
ad indicare un altro genere di fioritura, quella delle belle lettere.
Si tratta di una raccolta di testi, opere o parti di opere,
che vengono scelti ed inseriti in un unico volume, che prende il nome di
antologia.
Così, però, non vale, si lamenta Pancrazio, se dico fiori
per indicare libri, allora ha ragione Sebastiano che dice caffè per ciofeca.
Ma si può anche dire, che bel florilegio di idiozie, lo
avvertì Maurizio.
A me dici questo? Protestò il primo, io sono il re dei
fiorilegi.
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