PAROLAIO STRAMBO

Cominciamo da ”parolaio”, poi passiamo a “strambo” e diciamo perché. Speravo di trovare nel pozzo inesauribile di “Google” almeno un accenno ad un possibile significato della parola, usata come sostantivo, che facesse riferimento non alla persona, ma al luogo dove risiedono le parole, sempre con il senso di futilità, mancanza di un senso, che le è proprio. Chessò, una specie di deposito dove trovare un repertorio di parole per lo più, ecco che entra in gioco anche la seconda del titolo, “strambe”. Invece ho trovato solo il significato di “parolaio”, usato come aggettivo, detto di persone, uomini e donne che sono “parolai”, cioè che chiacchierano molto senza alcun costrutto, o anche come sostantivo ad indicare materie o discorsi prolissi e vuoti, es. una filosofia parolaia. Il che vuol dire che, se poi aggiungo, come mi ero proposto, anche l’aggettivo “strambe”, oltre alla vuotaggine del discorso o della testa dell’oratore, bisognerebbe considerare anche l’essere esse stesse, le persone, fuori di testa. Picchiatelle.

Manifestazione, Bologna 2013 

In realtà io volevo parlare in generale del mio inutile sforzo di cercare parole con un senso particolare e metterne in luce la singolarità vera, o da me presunta, per il piacere di scovare quel che ancora può esservi di inesplorato nel costrutto di ogni radice verbale, fino a spremerne finalmente e forse anche finemente l’assenza o l’essenza, in un gioco di rimandi che potrebbe risultare tanto più godibile, quanto più ne fosse esclusa una ragione evidente e rasenterebbe, se riuscito, la purezza dell’ invenzione immaginifica.

Scopro ora che così facendo, ho indicato me stesso come prototipo di parolaio e strambo per giunta, e la cosa non mi dispiace. Ho scritto, qualche settimana fa, un post intitolato “Trecento” per solennizzare il momento del raggiungimento di questa quota nel numero dei post proposti sul blog in un anno, e non mi aspettavo né lodi, né riconoscimenti. Inaspettatamente, oggi mi è arrivata una notifica con la quale mi si dava notizia di un commento apposto a quello scritto da un lettore Unknown, che però si firma Marcello Nolè, che invito a partecipare, di contenuto, ho constatato leggendo, ampiamente favorevole e cortesemente encomiastico. La cosa mi ha fatto molto piacere e l’ho ringraziato, nello spirito di piacevole leggerezza che questo lavoro mio e di mio figlio Giuseppe, possa incontrare anche da parte di altri che volessero contribuire al raggiungimento dello scopo, che come ho cercato di dire, è “strambo” in ogni senso.

Strambo a mio parere non è solo ciò che è storto, sballato, fuori della norma, ma anche qualcosa che si solleva da terra e cammina su gambe non sue, come farebbe un trampoliere sui trampoli, alla cui immagine una certa interpretazione del termine “strampalato” vorrebbe rifarsi per via di una supposta fusione di strambo con stampella. Bislacco, balzano, stravagante, sono tutti sinonimi del nostro in esame, ma a mio parere, ognuno di questi aggettivi, più che ripetere, aggiunge al significato già ampiamente positivo di “strambo”, nel senso di simpaticamente strano, ulteriori colorazioni e sfaccettature, facendone un oggetto di rara preziosità, per fanatici quali ci piace crederci, del futile e del bizzarro.

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