LA SECONDA VENUTA

Il secondo avvento

Ruotando e roteando nella spirale che sempre più si allarga,
Il falco non può udire il falconiere;
Le cose si dissociano; il centro non può reggere;
E la pura anarchia si rovescia sul mondo,
La torbida marea del sangue dilaga, e in ogni dove
Annega il rito dell’innocenza;
I migliori hanno perso ogni fede, e i peggiori
Si gonfiano d’ardore appassionato.

Certo qualche rivelazione è vicina;
Certo s’approssima il Secondo Avvento.
Il Secondo Avvento! E le parole sono appena dette
Che un’immagine immensa sorta dallo Spiritus Mundi
Mi turba la vista; in qualche luogo nelle sabbie del deserto
Una forma dal corpo di leone e dalla testa d’uomo
Con gli occhi vuoti e impietosi come il sole avanza

Con le sue lente cosce, mentre attorno
Ruotano l’ombre degli sdegnati uccelli del deserto.
Nuovamente la tenebra cade; ma ora so
Che venti secoli di un sonno di pietra
Furono trasformati in incubo da una culla che dondola.
E quale rozza bestia, finalmente giunto al suo tempo avanza
Verso Betlemme per esservi incarnata?

William Butler Yeats


La poesia sopra riportata è stata scritta dal poeta irlandese nel 1919, alla fine della prima guerra mondiale, sotto l’impressione dei disastri da essa arrecati e parla della nota teoria della seconda venuta di Cristo sulla Terra, che nella visione escatologica della dottrina cristiana si identifica con la fine del mondo, e il compimento ultimo (escatòs, in greco vuol dire ultimo), dei destini dell’universo e dell’umanità. E’ merito di Giuseppe avercela proposta come tema del giorno, che ritengo molto stimolante, nonostante o forse a ragione del fatto che io non sono preparato per parlare di questo argomento. Per cui quello che dirò sarà solo il mio punto di vista, senza il sostegno di una voce più autorevole.

Cinque anni fa, sul Corriere, Giuseppe Severgnini, in uno dei suoi editoriali, parlando della situazione politica italiana, del tempo, ebbe a citare questa poesia, nella parte delle ultime due righe del primo capoverso, dove si dice che i migliori hanno perso ogni fede, e i peggiori sono pieni di passione, cosa che regolarmente accade ogni qual volta si attraversi un periodo di crisi e successivo cambiamento. L’editorialista, individuava i migliori, tra quei personaggi eletti e dotati di competenza ed esperienza, che hanno perso la fiducia e tacciono, ed i peggiori, tra gli entusiasti e improvvisatori, pieni di passione, e di rabbia, che, con il loro attivismo esuberante, diventano pericolosi e possono fare seri danni. Ogni riferimento è voluto e nient’affatto casuale

Io, invece voglio soffermarmi proprio sulla “parusia” che in greco significa "presenza", il concetto escatologico del poeta, applicato alla situazione di quel tempo, e lo faccio nonostante la mia precedente confessione di ignoranza delle istanze religiose e, debbo aggiungere, delle convinzioni del poeta al riguardo. So che Yeats fu un fervente nazionalista che militò nelle file degli irredentisti Irlandesi, anche se ripudiò sempre la violenza come mezzo per la conquista della libertà dal colonialismo inglese. Di padre protestante e madre cattolica, si barcamenò nell’ambito della fede cristiana, senza, credo, eccessivo entusiasmo. Quello che lo appassionò, invece, fu l’esoterismo, praticato in casa da sua moglie, la quale affermava di avere capacità di comunicare con l’aldilà, come i medium. La sua poesia improntata al nazionalismo romantico (I Canti di Ossian), intriso di spiritualismo visionario, è ricca di immagini fantastiche, con apparizioni molto efficaci e sorprendenti.

Scena dal Vangelo secondo Matteo di P.P.Pasolini, 1964

Della Seconda Venuta, si parla in più punti delle sacre scritture, Vangeli (Matteo e Luca), Atti degli Apostoli, ed Apocalisse di Giovanni. Matteo in particolare narra che Gesù, quaranta giorni dopo la Resurrezione, prima di lasciare definitivamente la Terra, radunò nell’orto degli ulivi i suoi apostoli e parlò loro della sua imminente ascensione al cielo, promettendo una sua seconda venuta in Terra, per portare a termine la sua opera di redenzione. Non precisò quando questo sarebbe avvenuto, ma precisò che il momento sarebbe stato preceduto da alcuni segni che loro dovevano aspettarsi per la sua individuazione.

Tra questi segni vi era la previsione di un risveglio di tutte le forze del male in un ultimo tentativo di strappare l’umanità a Dio e precipitarla nell’inferno, e l’annuncio dell’arrivo di una Bestia, il diavolo, l’anticristo, che avrebbe cercato di farsi passare per il redentore per perdere l'umanità. Ma questa non doveva temere quel momento, perché il compito di Cristo era quello di assicurare la salvezza di tutta l’umanità.

Figure allegoriche di una situazione in pieno disfacimento sono quelle proposte all'inizio della poesia, il falcone sfuggito al controllo del falconiere, il marasma generale, l'anarchia, la marea di sangue, il trionfo dei peggiori. Nella seconda parte, altre immagini inquietanti, il deserto, il leone con la testa di uomo che avanza con le sue "cosce lente", bellissima scena iperrealistica, gli uccelli sdegnati, lo "spitus mundi" che domina su tutto. Ma le ultime quattro righe contengono una profezia apocalittica di impressionante imminenza. Partito dall'esame di quello che è già stato, di quello che è successo dopo la prima venuta di Cristo sulla Terra, nell'arco di due millenni, egli deduce che il risultato - ora egli sa - non sembra confortante. Venti secoli di incubi.

Date le premesse e guardando a quello che si stava preparando, il sorgere nell'Europa e nel mondo di stati totalitari, con la minaccia di nuove guerre, il Novecento doveva apparire agli occhi del poeta visionario, come il secolo in cui quei segnali si stavano verificando, segno che l’ora del secondo avvento era ormai vicina.

Non ho gli strumenti per dire se, al di fuori della metafora, egli intendesse capovolgere le previsioni del Vangelo, annunciando la vittoria del male sul bene, con l’affermazione contenuta nel messaggio finale, in cui mentre si stigmatizza l’inefficacia del messaggio di Cristo per i due millenni passati (la culla dondolante, che visione funesta!), si prefigura l’avvento della Bestia, che dovrà incarnarsi a Gerusalemme in luogo del Cristo non più e forse giammai, trionfante. Seguendo il mio istinto, e conoscendo l'animo mite de poeta, sono portato ad escluderlo. Certo che l'ultima immagine criptica è di folgorante potenza.

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