UNA NOVELLA antica

Estate. Lui era cosciente di quello che faceva e sapeva che non poteva favorire il nascere di speranze o aspettative, entro di sé, non  oltre un certo limite. Quel limite che era in lui; per quello che stava nascendo, non c'era futuro e lo sapeva. Certo, la circostanza fortuita e fortunata dell'incontro con Maria - doveva ammetterlo – aveva portato nuova linfa al suo animo debilitato e fatto scorrere sangue fresco nelle sue vene; era stata la cosa più bella che gli fosse capitata da molto tempo a questa parte Ma d'altra parte, perché negarsi quest'ultimo piacere? La gioia che provava a godere di quella illusione che l'entusiasmo genuino di quella donna ancor giovane, forte e coraggiosa, gli provocava, era una cosa che andava oltre ogni possibile immaginazione ed infondeva una speranza di possibili capacità non ancora esaurite per il suo organismo, ma non tanto da far perdere il senso della realtà.

Maria dimostrava un'affettuosità sincera nei confronti di tutti ed un poco di più per lui, per andare incontro alla richiesta di un'amicizia al di fuori degli schemi che vedeva nei suoi occhi. Le sue intenzioni erano buone, tese a fornire uno stimolo  per superare ostacoli comprensibili, con una partecipazione accorata  e vigile. Per sé non chiedeva nulla e nulla lui avrebbe potuto darle. Tranne una cosa. Ivan il vecchio, era innamorato a suo modo delle parole e su di esse di continuo appuntava il suo spirito di osservazione, in una ricerca del senso più nascosto di  esse, e per ogni scoperta che gli sembrava di aver fatto, inventava storielle che trascriveva in un taccuino sul quale prendeva appunti di ogni cosa che lo sorprendesse al di là della mera quotidianità.
A lei piaceva ascoltarlo quando parlava di queste cose un po' fantastiche, un po' misteriose  che le erano nuove. Si trattava di una riflessione continua intorno al sorgere delle parole e alla formazione dei pensieri, mediante l'unione di esse, con la creazione di sensi diversi, a seconda di come si formulavano le frasi,  perché ogni minimo spostamento di lemmi, carichi di più di un significato all'interso di esse,  poteva gettare nuova luce su altre parole e  nuovi concetti, da cui ripartire, in un continuo gioco di rimandi, considerazioni, scoperte che mai si sarebbe aspettata di fare. Lei  proveniva da un paese straniero e la conoscenza della lingua del luogo dove ora si trovava, che lei aveva acquisita, sufficiente a capire e farsi capire con una certa esattezza, tuttavia non le consentiva di andare oltre un certo livello di comprensione, mentre lei avrebbe voluto acquisire una padronanza del linguaggio tale da cogliere anche le sfumature di quell'idioma un po' chiuso ma affascinante.

A forza di parlare di queste cose, Maria e Ivan il vecchio, avevano preso una familiarità che li faceva sentire sempre più vicini uno all'altra e sodali su molti argomenti che via via andavano trattando. Lei era attratta dalla ricchezza di linguaggio del vecchio saggio e dalla sua capacità di attirare la sua attenzione con parole semplici, pur scendendo a volte nella profondità di significati reconditi che egli trovava in ogni cosa, i quali poco alla volta si dipanavano sotto i suoi occhi, e questo le sembrava molto bello. Lui era ammaliato dalla limpidezza dei suoi occhi, dal sorriso sempre acceso sul volto giovane e fresco e dal piacere evidente che lei provava nella tensione di ascoltare per capire e questo era un incentivo a rendere sempre più chiare e godibili le sue spiegazioni, per la sddisfazione che egli provava nel sentirsi seguito e capito, da una mente che possedeva  facoltà di intuizione ed apprendimento fuori del comune. E la cosa andava avanti senza che sorgessero incomprensioni non solo fra  loro due, unici beneficiari di questo connubio, ma anche nei confronti di quanti, ed erano molti, avessero modo di constatare con quanto piacere i due si incontrassero quotidianamente e trovassero subito l'argomento sul quale discutere e così facendo, involontariamente, isolarsi dagli altri. Il luogo era una spiaggia semideserta, durante  una brevissima estate nordica, piena di suggestioni,  tra gente che Maria aveva imparato a conoscere e con la quale si trovava bene.

Ruota di mulino (Sibillini 2018)

Irina, la moglie di Ivan, anch'essa anziana, pur notando che nell'entusiasmo del marito per questa nuova conoscente, ci fosse anche una componente che con il piacere della pura e semplice conversazione non aveva nulla a che fare, ugualmente lasciava che le cose andassero avanti così, perché si rendeva ben conto che per la differenza di età più che notevole esistente tra loro due, quella iniezione di gioventù per il vecchio, non avrebbe potuto che fare bene. Oscar, il marito di Maria, sempre oberato di lavoro, forte della sua gioventù e prestanza fisica, non poteva vedere nella cosa che si svolgeva tra Ivan il vecchio e sua moglie, nulla di sconveniente e anzi era lieto del fatto che Maria si dedicasse con tanto trasporto a migliorare la conoscenza della lingua, ritenendo che l'incontro con quel signore anziano, disponibile e così educato,fosse una fortuna per lei e quindi per loro.

L'estate finì e venne l'autunno. Gli incontri si fecero più rari. Ma non meno graditi ed anzi finirono con l'essere meno formali e più calorosi, ad ogni nuova occasione, con lo scambio di abbracci e di baci, non del tutto convenzionali. Una volta Ivan e Irina intravidero Maria ad una certa distanza, tra la folla, ed Ivan volle chiamarla. Lei si voltò e, vedendoli,corse incontro alla coppia, allegra e sorridente, come sempre. Nello scambio di affettuosità, ormai consueto, Ivan ebbe la tentazione di baciare Maria sulla bocca, ma si arrestò a metà, sfiorando appena le sue labbra. Tentazione che lei percepì, anche se fece finta di niente. Irina guardava da un'altra parte. Un giorno Ivan notò che incontrandosi con Maria, questa passò con lo sguardo fisso davanti a sè e faceva finta di non vederlo e la cosa si ripeté con maggiore evidenza tutte le volte che lei era in compagnia di Oscar. Ad Ivan sembrava di notare dell'imbarazzo nel comportamento della donna, come se a determinare quella svolta nei loro rapporti non rientrasse la sua volontà, ma quella di  un'altra persona, che poteva essere solo quella del marito, al che il suo stupore aumentò. Ma poteva mai essere che quella vicinanza dettata da motivi esclusivamente ideali avesse potuto far sorgere nell'animo dell'uomo un sentimento simile alla gelosia, che invece normalmente insorge di fronte a ben altro tipo di rapporto? La gelosia nasce nell'uomo ed a parti rovesciate nella donna, quando si teme che possa venir meno un presunto diritto di possesso sul corpo del partner. Ma si può essere gelosi dello spirito? Si potrà mai possedere lo spirito di una persona? Nel rapporto fisico, si può individuare un momento in cui la fiducia viene tradita in modo inequivocabile con un atto che viene preso come spartiacque tra la fedeltà e l'infedeltà, accertato il quale, nessuna altra prova è necessaria dell'avvenuto tradimento, nel caso di mancato rispetto di una prerogativa di tipo spirituale, non esiste prova evidente, perché non esiste un limite entro il quale o oltre il quale non si determina, oppure sì, quel tipo di intimità paragonabile al tradimento.

Nel caso di Maria, l'interesse era del tutto di tipo intellettuale e le accortezze rivolte ad Ivan, tutt'al più, potevano avere un calore di tipo umanitario. Per lui, date le condizioni fisiche in cui si trovava, il rapporto non poteva essere che spirituale, anche se l'uomo che ancora era dentro di lui, non poteva rimanere indifferente di fronte alla bellezza e alla giovinezza di Maria. Ma egli era perfettamente padrone de suoi sentimenti e per tutto il tempo in cui i due ebbero modo di frequentarsi, mai si dimenticò del fatto che il gioco che egli intratteneva con Maria e al quale Maria fingeva di stare, era appunto solo un gioco e solo di natura intellettuale. L’intelligenza di Maria giocò un'ultima carta, non prevista, che in certo qual senso incrinò questo equilibrio. Dopo un periodo di tempo in cui i due non ebbero modo di vedersi, un giorno si incontrarono sulla riva del mare e lei come prima cosa gli comunicò che a breve sarebbe tornata nel suo paese. Negli ultimi giorni aveva avuto dissidi molto seri con il marito e i due avevano deciso di divorziare. Nel frattempo Oscar era fuori per lavoro a al suo ritorno avrebbero stabilito le modalità per la procedura legale di divorzio.

"E' per quello che c’è stato tra noi?", azzardò Ivan.
"Figurati!", rispose Maria, "tu non c'entri. Oscar sa che tra te e me non c'è stato alcun rapporto, mentre noi due sappiamo che quello che è successo tra noi è una cosa bellissima ed io te ne sono grata, ma lui non se ne è nemmeno accorto."

Quello che avvenne dopo, non può essere espresso a parole. A Ivan sembrò che il mondo cadesse. Aveva la testa confusa e la sera provò, come era sua abitudine a scrivere qualcosa su un foglio di carta; erano le sue impressioni, un po' vere, un po' inventate o sognate dalla sua mente esagitata. Per chiudere questa storia o novella, non mi resta che riportare di seguito con il consenso dell'autore, quanto scritto su quel foglio di carta da Ivan nella sera dell'addio a Maria, come pure con il suo consenso, vi narro come tutta la vicenda andò a finire. Lasciato inavvertitamente sul tavolo, il foglio fu poco dopo trovato da Irina, la quale lo lesse, con le lacrime agli occhi. Se lo strinse al petto e pensò addolorata che sarebbe rimasto come ultimo atto tangibile di un dramma scritto sull'acqua con personaggi di cartapesta. "Il vecchio cuore di Ivan è ancora capace di palpitare per qualcosa" pensava tra sé e sé, stringendo in mano il foglio, mentre  il suo animo era combattuto da sentimenti contrastanti "l'oggetto del suo amore non è una persona, non una cosa ma un pensiero, l’idea di una donna taumaturga. Il Pensiero, che domina la vita degli uomini, che è stato la ragione della sua, a cui non vuole rinunciare per nulla al mondo. "Maria", diceva tra sé, "io l’ho conosciuta? Ma sì era quella biondina straniera che veniva sempre a parlare con Ivan. Ora mi ricordo - Povero Ivan, quanti scrupoli! Si era illuso di poter essere la causa di quello che poi è avvenuto! Quanta fantasia!"

Questo il testo della lettera di Ivan lasciata sul tavolo e trovata da Irina. Era scritta in terza persona. Ivan scrivendo, voleva rivivere l'intero episodio dell'abbandono dal di fuori, come fosse uno spettatore, così la sua storia sarebbe  diventata la storia di un personaggio anonimo e perenne. Una specie di archetipo di tutte le storie di speranza e di dolore per l'insorgere di sentimenti che con il tempo non si sono trovati in sincronia e nel tempo si sono perduti.

***
Lei era al suo fianco e parlavano ma le loro voci non andavano al di fuori del cerchio ideale delle loro teste. Aveva cominciato Maria: "Non so se domani sarà possibile vederci ed io ci tenevo a salutarti così, in disparte, senza la confusione delle ultime ore."

Un attimo di silenzio imbarazzato, poi, all’improvviso, tutto d’un fiato:

"Sei bellissimo!", alitò in un sussurro. I suoi occhi bassi, in attesa della reazione del suo amico.
 Ivan si bloccò come se fosse stato colpito da un sasso. Era certo di aver sentito bene, ciononostante rimase muto, gli occhi fissi davanti a sé, un tuffo nel cuore. Lei lo stava guardando, lo sentiva, sentiva il suo sguardo carezzevole sopra di lui. Conosceva la sua immagine di dea protettrice, il capo leggermente inclinato, un sorriso affettuoso, occhi vividi ed appassionati. Ancora incredulo, l’uomo si girò lentamente ad incontrare il volto di lei: ebbene, sì, era il volto di una donna innamorata, con i segni della compassione velata di pietà. Egli si vedeva orribile. Cosa si poteva amare di lui? Pensò. Era vecchio, era scialbo, nessun lampo di ricchezza interiore. Ipocondriaco. Alla fine di una vita senza senso.

"Ripeti per favore quello che hai detto", le chiese, "Voglio esser certo di aver udito bene, di non essere caduto in un inganno dei sensi, un miraggio, un desiderio scambiato per realtà."
"Sei bellissimo", scandì con maggior forza di prima, "tutta la tua persona è bella. Io ti amo per quello che sei. Con te mi sono trovata bene fin dal primo momento. Mi hai fatto capire molte cose, così, senza fare niente, solo guardandomi e parlandomi come nessuno prima. Mi hai fatto conoscere cosa si nasconde dietro le parole, quando pensavo che non vi era più nulla da scoprire ed invece ho trovato tesori."

Gli sovvenne il motivo dell’incontro: quello era un addio e come tutti gli addii, doveva essere straziante, “Voglio salutarti ora” lei disse ancora e le sue gote si colorarono di porpora, il celeste dei suoi occhi si fece più intenso, la voce si incrinò su una nota di ansia quasi dolorosa. 

"Ora che siamo soli e possiamo dirci tutto quello che vogliamo, per non doverci più tornare sopra”, aggiunse lui. Senza timori, senza remore, senza ritegno". E poi, dopo una breve pausa:
"Fare il gesto temerario, saltare dall’altra parte della realtà, quella vera che deve lasciare un segno senza ferire."
"Non può essere, cara; quello che sta accadendo è paradossale. Vuoi prendermi in giro. Tu", disse con forza soffermandosi su quel pronome, "hai una grande anima, tu sei bella con i tuoi sentimenti. Il tesoro sei tu; tutto quanto ti ho fatto vedere, era già in te ed io non meritavo la fortuna di incontrarti."
"Il tuo volto abbronzato, i tuoi capelli bianchi, la barba bianca, i pantaloni e la camicia che indossi, sei bellissimo", ripeté per la terza volta, "voglio ricordarti così e tu devi sapere che ti voglio bene."
"A me bastava vederti ogni tanto, tenerti accanto. Ora tu te ne vai e non sappiamo se ci rivedremo. Tu devi andare, lo so. Ma il miracolo che si è verificato tra di noi è difficile che possa ripetersi per una seconda volta."

Lo sguardo dell’uomo vagava lontano, oltre la linea dell’orizzonte, correndo sul mare, possente ora nella sua calma piatta. Lui, il mare, conosceva la storia, sapeva tutto di loro. Il mare, amico di lei, lui e lei amanti per le lunghe nuotate di lei. Fusi insieme, Nettuno, il re del mare e la sua sirena, regina d’amore. Non la fragile consistenza di un uomo di età immemorabile; farebbe ridere. Non vi può essere nulla tra un uomo di quell’età e una donna nel fiore della sua intramontabile età di mezzo, quella di una maturità dorata ed adorabile. Ci deve essere un’alchimia nel combinarsi degli avvenimenti, mille, milioni di destini che si intrecciano come in un volo cieco di mosche e due che arrivano a segno quando è troppo tardi, quando nulla più può legare due anime solitarie, troppa la distanza fisica tra le creature che si sono trovate. Tranne forse incontrarsi nel pensiero, l’uno dentro il pensiero dell’altra e viceversa. Ed allora niente gelosie, niente meschinità, né da una parte, né dall’altra, nessun sentimento basso che mutila la libertà dell’anima. Si può essere gelosi di un pensiero? Un pensiero che ruba la mente? Sì?

"Vorrei imprigionarti in un sogno; la relazione tra noi due, ciò che ci unisce, non è umano, ma divino. Dio deve per forza esistere, altrimenti non sapremmo come spiegarci quello che è accaduto." 
"L’appuntamento per il prossimo anno è qui, su questa spiaggia."
"So che tu ci sarai. Se non mi trovi, cercami tra le nuvole, nel pensiero che è dietro ogni cosa, nell’imponderabile leggerezza di un sospiro, nell’aria, in un buffo di vento, in un riccio di mare. Nelle cose di cui abbiamo instancabilmente parlato."


***
Ivan morì nel corso del successivo inverno Un giorno, ad un certo punto, smise semplicemente di respirare. Maria non lo venne mai a sapere, perché in quella spiaggia non tornò più.

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