FERRAGOSTO DEI DEPRESSI
Ieri 14 agosto 2018 la tradizionale processione delle barche a mare a Tortoreto da parte della locale marineria (c’è?), assai devota alla Madonna e massimamente nel momento della sua assunzione al cielo con il corpo, non si è fatta, perché? Perché, come avviene quasi ogni anno, quella data sul calendario rappresenta il momento della svolta meteorologica dell'estate, dal caldo torrido a quello che verrà, caldo pure lui, ma non tanto quanto prima, che si manifesta con forti temporali e sensibile abbassamento della temperatura, cosa per cui zia Gina, conoscitrice di molte cose riguardo alla vita dell'uomo su questa Terra e fra queste delle bizzarrie del tempo, che bizzarrie non sono, ma ricorrenze stagionali, con saggezza oracolare, affermava: "Alla prima tempera di agosto il ricco dal povero si riconosce".
La tempera è il temporale che arriva stabilendo il momento del cambiamento della temperatura dell'aria. Il ricco ne approfitta per sfoggiare abiti così detti di mezza stagione, eleganti, leggeri, ma coprenti, il povero o non sente freddo o esagera e tira fuori abiti invernali. Quando dici non avere il senso delle opportunità! Chi ce l'ha si distingue da chi non ce l'ha.
Al tempo dei romani le cose non dovevano andare diversamente: dopo aver raccolto tutti frutti dell'estate e stipato in luoghi sicuri la farina e il farro (il farro serviva per le truppe, come il fieno per i cavalli), Augusto, dall'alto del suo Impero, decideva di andare in vacanza, in ferie si diceva anche allora, tanto che molti cominciarono ad indicare quel periodo col nome di ferie di Augusto e tutti i vip lo imitavano, "oh, che bello le ferie di Augusto" e se Giove Pluvio sceglieva proprio quei giorni per manifestare il suo dissenso, con tuoni e fulmini, non facevano altro che scegliere un peplo più pesante da indossare, chessò, alle terme o nei luoghi di delizia, tipo Pompei, mentre la plebe, sempre scontenta, sacramentava contro la sfortuna che sembrava perseguitarla. Dal tempo di Augusto, ai giorni di zia Gina, un arco di tempo di duemila anni, in cui questa benedetta festa di Ferragosto non sappiamo come classificarla. Festa pagana o festa religiosa? Entrambe naturalmente e non c’è da meravigliarsi, avviene quasi sempre così. Da una parte la sacralità del culto dell'Assunta, che come devozione popolare risale al V secolo d.c., ma come dogma, è stato istituito solamente dal 1950, e dall'altra quello che sembra il trionfo della stupidità.
In questi poveri tempi di depressione generale, dell'economia, della politica, dell'etica, e chi più ne ha più ne metta, il giorno di ferragosto, disgiunto o congiunto con le manifestazioni religiose dell'Assunzione (la tombola di paese è quasi sempre gestita dal prete), è l'occasione per dar prova di infantilismo smodato, che vien fuori da secoli di compressione psicologico-sociale di tutta la popolazione, che ha bisogno di sfogarsi e che traduce questo bisogno in atti vandalici o infantili come sono i c.d. "gavettoni", che purtroppo in questo giorno sono il segno distintivo emergente di intere schiere di sconsiderati. Qui a Tortoreto, molti rinunciano ad andare al mare, anche se fa bello, per tema di essere oggetto di un lancio di acqua che, con tutte le attenuanti - siamo in estate, un po' d'acqua non può fare male - non è certo un gesto da suscitare allegria da parte di chi ne è vittima.
Un ricordo piccolo-piccolo, ma denso di significato. La zia di Fiorella Azelia, detta "Zelina", era da tempo tra quelli che non uscivano proprio il giorno di ferragosto, per non essere presa a bersaglio di scherzi poco graditi. Poiché però questa infausta usanza si svolgeva normalmente in spiaggia, di cui nessuno fino ad allora ne aveva superato il limite, convinta dalle nipoti di cui era ospite, accettò l'invito di fare una breve passeggiata sulla ciclabile che corre lungo il litorale a fianco della spiaggia. Nessuno poteva immaginare che un ragazzo, ispirato certamente da forze maligne che ce l'avevano proprio con lei la cara zia Zelina, che dal canto suo aveva fatto tutto il possibile per restarne immune, si fosse appiattato tra le fronde di un albero posto al lato della strada con un secchio d'acqua e aspettasse proprio che lei, la vittima sacrificale, passasse lì sotto, sottobraccio alle volenterose nipoti, complici senza saperlo dell'ignoto carnefice e al momento opportuno, quando proprio si trovava sotto di lui, riversasse il contenuto dell'intero secchio sulla testa dell'anziana signora, la quale, per la sorpresa e lo spavento, quasi svenne.
Ferragosto a Bologna - 2018 |
La tempera è il temporale che arriva stabilendo il momento del cambiamento della temperatura dell'aria. Il ricco ne approfitta per sfoggiare abiti così detti di mezza stagione, eleganti, leggeri, ma coprenti, il povero o non sente freddo o esagera e tira fuori abiti invernali. Quando dici non avere il senso delle opportunità! Chi ce l'ha si distingue da chi non ce l'ha.
Al tempo dei romani le cose non dovevano andare diversamente: dopo aver raccolto tutti frutti dell'estate e stipato in luoghi sicuri la farina e il farro (il farro serviva per le truppe, come il fieno per i cavalli), Augusto, dall'alto del suo Impero, decideva di andare in vacanza, in ferie si diceva anche allora, tanto che molti cominciarono ad indicare quel periodo col nome di ferie di Augusto e tutti i vip lo imitavano, "oh, che bello le ferie di Augusto" e se Giove Pluvio sceglieva proprio quei giorni per manifestare il suo dissenso, con tuoni e fulmini, non facevano altro che scegliere un peplo più pesante da indossare, chessò, alle terme o nei luoghi di delizia, tipo Pompei, mentre la plebe, sempre scontenta, sacramentava contro la sfortuna che sembrava perseguitarla. Dal tempo di Augusto, ai giorni di zia Gina, un arco di tempo di duemila anni, in cui questa benedetta festa di Ferragosto non sappiamo come classificarla. Festa pagana o festa religiosa? Entrambe naturalmente e non c’è da meravigliarsi, avviene quasi sempre così. Da una parte la sacralità del culto dell'Assunta, che come devozione popolare risale al V secolo d.c., ma come dogma, è stato istituito solamente dal 1950, e dall'altra quello che sembra il trionfo della stupidità.
In questi poveri tempi di depressione generale, dell'economia, della politica, dell'etica, e chi più ne ha più ne metta, il giorno di ferragosto, disgiunto o congiunto con le manifestazioni religiose dell'Assunzione (la tombola di paese è quasi sempre gestita dal prete), è l'occasione per dar prova di infantilismo smodato, che vien fuori da secoli di compressione psicologico-sociale di tutta la popolazione, che ha bisogno di sfogarsi e che traduce questo bisogno in atti vandalici o infantili come sono i c.d. "gavettoni", che purtroppo in questo giorno sono il segno distintivo emergente di intere schiere di sconsiderati. Qui a Tortoreto, molti rinunciano ad andare al mare, anche se fa bello, per tema di essere oggetto di un lancio di acqua che, con tutte le attenuanti - siamo in estate, un po' d'acqua non può fare male - non è certo un gesto da suscitare allegria da parte di chi ne è vittima.
Un ricordo piccolo-piccolo, ma denso di significato. La zia di Fiorella Azelia, detta "Zelina", era da tempo tra quelli che non uscivano proprio il giorno di ferragosto, per non essere presa a bersaglio di scherzi poco graditi. Poiché però questa infausta usanza si svolgeva normalmente in spiaggia, di cui nessuno fino ad allora ne aveva superato il limite, convinta dalle nipoti di cui era ospite, accettò l'invito di fare una breve passeggiata sulla ciclabile che corre lungo il litorale a fianco della spiaggia. Nessuno poteva immaginare che un ragazzo, ispirato certamente da forze maligne che ce l'avevano proprio con lei la cara zia Zelina, che dal canto suo aveva fatto tutto il possibile per restarne immune, si fosse appiattato tra le fronde di un albero posto al lato della strada con un secchio d'acqua e aspettasse proprio che lei, la vittima sacrificale, passasse lì sotto, sottobraccio alle volenterose nipoti, complici senza saperlo dell'ignoto carnefice e al momento opportuno, quando proprio si trovava sotto di lui, riversasse il contenuto dell'intero secchio sulla testa dell'anziana signora, la quale, per la sorpresa e lo spavento, quasi svenne.
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