BISTICCIO

Bisticcio è un litigio di cui non ci si deve preoccupare perché tanto si sa che non è una cosa seria: un bisticcio tra innamorati o, meglio ancora, tra bambini. Una cosa di poco conto che non porterà conseguenze di rilievo.

Sopra la panca (Cammino francese), 2016

Litigio di parole, solitamente e per di più non molto violento, a volte aspro, con voci che si sovrappongono, cercando di sopraffarsi a vicenda, ma di breve durata.

Il bisticcio si distingue dall'alterco, con il quale condivide lo stesso significato di lite fra due o più persone, per alcuni particolari che sono la violenza dello scambio delle invettive, più accentuata in quest'ultimo e soprattutto per il fatto che nell'alterco tutto si svolge in maniera più ordinata, secondo regole di civiltà, che prevedono il rispetto dell'alternanza dei contendenti che hanno diritto a parlare uno per volta. Questa seconda connotazione è messa in rilevo dall'origine della parola che vuole l'alter dell'alterco, come l'elemento principale della disputa.

Quanto al bisticcio, sembra a molti semplicistica la presunta origine della parola dalla congiunzione di "bis" e  "dictum", che vuol dire "detto due volte", perché così si salterebbe subito al secondo significato del termine, che diventa primo ed è quello di un distico, cioè di una ripetizione nel discorso di parole simili o uguali, al termine di ogni rigo, sì da formare quello che si chiama un bisticcio di parole, con risultati comici o polivalenti, a seconda di come la frase viene pronunciata.

Un esempio? "Mi sapreste dire perché piazza del Popolo è, scusate il bisticcio, sempre così spopolata?" (V. Cardarelli).

Altra cosa è la paronomàsia, che alcuni confondono con il bisticcio e consiste invece nell'uso ravvicinato di due termini simili, contrastanti fra loro quanto a significato, tipo "amore, amaro", "ricca rocca", ecc.

Usato come figura retorica, il bisticcio in questo senso ha avuto una diffusione grandissima nelle lettere e nella società e di queste espressioni, per le quali, chi parla o chi scrive, è d’uso che chieda perdono all'ascoltatore o al lettore per il disturbo arrecato alle loro orecchie delicate (eccessiva mi sembra in questo senso, la premura di Cardarelli, nell'esempio sopra riportato), dall'effetto cacofonico che possono produrre, si sono fatte raccolte e distinzioni che qui non è il caso di approfondire.

Il discorso sull'uso figurato del bisticcio porterebbe a parlare anche del così detto scioglilingua, di cui si hanno esempi innumerevoli in letteratura e più ancora nel linguaggio comune, dai "trentatre trentini andarono a Trento tutti e trentatre trotterellando", all'altrettanto noto "sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa".

Ma qui ci arrestiamo.

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