ASSERTIVO

Ho già detto dell'assertività in un post precedente (v.), parlando di un mio incontro in pubblico con lo scrittore Pierpaolo Pasolini, avvenuto moti anni fa a Teramo, in occasione di un suo dibattito su temi di attualità politica e letteraria (si era allora nel pieno della "dittatura culturale della sinistra", come è stata poi chiamata dai detrattori di destra), come esempio per me insigne di "comportamento assertivo", autorevole senza essere referenziale.

Partita di calcio fra bambini, Bologna 2013

Se torno oggi a parlare dell'essere assertivi, lo faccio perché forse ho capito meglio l'essenza di questa facoltà che è data al comportamento umano, di presentarsi come la forma più evoluta di espressione che si conquista con il valore personale e l'applicazione di alcuni principi che sono alla base della corretta comunicazione e del rispetto della personalità altrui, ai massimi livelli.

Dal verbo latino "asserere", (assero-is), che vuol dire principalmente "intrecciare", provengono termini italiani come l'asserto e il serto, nei quali l'idea dell'intreccio è la nota rilevante.

L'asserto è quanto viene asserito in una discussione e cos'è una discussione se non un intreccio continuo di parole che si disputano la posta in gioco del discorso, come la palla in un campo di calcio?

Il serto, poi, come tutti sanno è la corona di alloro e di fiori intrecciati che si pone sulla fronte dei poeti come riconoscimento del valore della loro arte, basata sulle parole, a loro volta intrecciate, per creare visioni fantastiche e stupende narrazioni di fatti ed emozioni.

L'asserire quindi è un affermare con sicurezza una cosa, senza supponenza, senza dare dimostrazioni, perché è sufficiente l'autorevolezza della fonte.

E di fronte ad eventuali affermazioni contrarie o richieste di spiegazioni, l'oratore assertivo, darà risposte in tono pacato, mai perentorio, con una propensione a tener conto di tutte le obiezioni, confutandole garbatamente, senza mai sopraffare il richiedente.

Ma senza deflettere di una virgola rispetto a quanto affermato in precedenza.

Ciò presuppone una buona padronanza e sicurezza di sé, che si esprime anche nel saper dire no quando occorre, senza offendere l'interlocutore, ma anche senza timore di avere sensi di colpa.

Ciò che si ritiene essere vero, va affermato e difeso sempre, senza prepotenza, né timore.

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