DESOLANTE

Desolante è il participio presente di un verbo inconsueto, "desolare", dall'omonimo latino, derivante da "solus" che vuol dire "solo". Da solo a solitudine, da solitudine a deserto, desolare significa desertificare. Più nel senso estensivo figurato che in quello reale. Infatti si dice desolare gli animi piuttosto che le terre. Oddio, di terre desolate ce ne sono. Le terre abbandonate da Dio, senza humus, vegetazione, solo sole e sabbia, il deserto appunto.

Nei pressi dell'Ecovillaggio Tempo di Vivere (MO) - 2017

Ma a me ora interessa parlare di un altro aspetto. L'animo umano è desolato quando è senza speranza; e desolante è tutto ciò che toglie la speranza. Il sole è la luce - la luce è la speranza - la mancanza di sole, cioè della luce, genera desolazione. La desozione è quando si rimane soli, non sostenuti da nessuno, abbandonati, deserti.

Il grande storico romano Caio Cornelio Tacito, in una sua opera intitolata "Agricola" che tratta della guerra contro i britanni, per stigmatizzare il sistema di "politica estera" romana consistente in un continuo muovere guerra contro i popoli confinanti per sottometterli e conquistarne il territorio, mette in bocca al capo dei britanni un discorso rimasto famoso anche se probabilmente mai pronunciato, in cui denuncia le caratteristiche del sistema di aggressione dei romani, concludendo in questo modo "Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant", dovunque loro fanno il deserto, quello chiamano pace. E questa è la desolazione in senso letterale e figurato. Se di un territorio popolato si fa un deserto, imponendo ai pochi rimasti una pace con la forza, possiamo immaginare lo stato di desolazione che si lascia sul terreno (case, monumenti e templi distrutti, campi desolati perché devastati) e negli animi degli sconfitti (profonde ferite psicologiche difficilmente rimarginabili).

Altro esempio di desolazione: nel tempo del glorioso '68, quando negli Atenei si reclamava da parte degli studenti la promozione "politica", comparve scolpita su un banco la seguente scritta che parafrasava la frase di Tacito "M'han fatto il mazzo e l'han chiamato esame", che non si sa se attribuire allo spirito rivoluzionario del periodo, o ad una residua vena di sana creatività goliardica.

Ma vogliamo tornare al presente? Ormai sono poche le occasioni in cui possiamo definire qualcosa "desolante". La politica, dite? Il futuro governo Salvi-DiMai o DiMai-Salvi, come più vi piace? Ma no, basta con questi pregiudizi! Lasciamoli lavorare. Ormai sono a buon punto. Peccato per Di Maio, aveva l'esecutivo già in tasca ed alla prima occasione l'aveva cacciato sotto gli occhi di Mattarella, il quale "nisba", nemmeno la bozza di programma gli ha guardato! Ed invece deve stare ancora a riscrivere la "storia" per il futuro dell'Italia. Uffa co' sta storia, pare di essere ancora a scuola! Per fortuna solo per il futuro, perché per il passato avrebbe poco da dire (si sa, no? Prima di loro non è successo nulla d'importante, per colpa di quelli che li hanno preceduti e hanno ridotto l'Italia nelle condizioni attuali. Quali? Quelle in cui si trovano loro, impappinati prima di cominciare). Ma dateci ancora qualche settimana e vedrete. Il premier? Sembra che nessuno lo voglia fare: ma in fin dei conti, a che serve? C'è il Comitato di Conciliazione , no? Mica una loggia segreta! Ma non dite "desolante", sarebbe ingiusto. Piuttosto vado a fare un prelievo (non di sangue, ma di quattrini), prima che chiudano i bankomat.


Commenti

  1. Giuseppe, perché i post di questo blog, dico bene, si illuminano solo quando tu ci metti la tua illustrazione? Anche in bianco e nero, sì, si illuminano.

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