BABY GANGS IERI E OGGI

Erano i primi anni di pace, quarantasette-quarantotto o giù di lì e la vita non era facile, per noi ragazzi nati a metà degli anni trenta. La scuola, la famiglia erano luoghi poco raccomandabili o quanto meno dovevi avere sempre pronto per sopravvivere un piano B come si direbbe oggi che i giovani hanno molte più possibilità di quante non ne avessimo noi. Se c'è una differenza da rimarcare tra ieri e oggi, è che le gang di adesso sono molto più agguerrite, supportate come sono dai vari apparati tecnologici, videogame, smartphone, tablet dove la violenza, la crudeltà e l'odio predominano e con i quali i ragazzi di oggi si immergono in una realtà parallela, mentre noi avevamo solo la passeggiata per il corso, le incursioni alla villa comunale; niente spinelli, niente sala giochi, il cinema alle tre del pomeriggio, appena aperto, l'Apollo o il Comunale, con la "maschera" che ci teneva sempre sotto il controllo della sua pila tascabile, per paura che combinassimo qualche guaio.

Mio fratello Vittorio ed io abitavamo in Via Trento e Trieste a due passi da Piazza Dante con il Liceo ed il Convitto Nazionale. Per attraversare quel tratto di strada, era conveniente non essere da soli, perché si correva sempre il rischio di incappare nella "blecca di Porta Romana" dove c'era il "ficciuso", cosa che, se accadeva, poteva comportare più di un rischio. Sarebbe stato conveniente passare da un'altra parte.

Mio fratello era sempre per dare battaglia e "lavare con il sangue" ogni tipo di insulto che ci potesse essere rivolto. Io ero un pochino più prudente, "vigliacco", per mio fratello. Come oggi i ragazzi si formano sui social, comunicano con le chat, e le loro "guerre" possono riguardare per esempio il possesso di un telefonino, a quel tempo, il nostro linguaggio ed il modo di fare, erano fortemente influenzati da modelli che provenivano da altre fonti di informazione, soprattutto i fumetti. Non era ancora il tempo degli eroi Marvel, dotati di super poteri o almeno si era solo all'inizio di quella calamità che oggi l'industria cinematografica ci propina con tutto il suo armamentario di effetti speciali, facendo tornare fanciulli gli anziani e viceversa. Nella nostra banda o 'blecca', erano di moda altri fumetti, da una parte quelli duri e puri del far west, dall'altra quelli che avevano una particolarità di cui sto per dire.

Leonardo - 2014

Eravamo nell'età critica dell'adolescenza e gli ormoni cominciavamo a trasmetterci i primi impulsi sessuali. Fu proprio allora che cominciarono a circolare nelle edicole donne-eroine, come Pantera Bionda, vestita di un gonnellino succintissimo, da mangiarsela con gli occhi, quella che possiamo considerare la nonna delle donne smaliziate di Manara, che ci hanno accompagnato per il periodo successivo. Insieme a mio fratello avevo fatto una discreta raccolta di albi di quella scatenata ragazza e ne andavamo giustamente fieri. Gelosi, eravamo gelosi e ci era doloroso separarcene, pur tuttavia, a chi ce ne faceva richiesta, eravamo disposti ogni tanto a darli in prestito. Per non apparir meschini cedemmo anche alla richiesta di un ragazzo che non faceva parte della nostra cerchia più ristretta, nostro malgrado, prestandoglieli. Ponemmo dei vincoli naturalmente: i fascicoli ci dovevano essere resi entro breve termine, integri ed in toto.

Cominciò una strana pantomima: ogni volta che incontravamo sto ragazzo, sembrava volerci sfuggire. Quando riuscivamo ad intercettarlo ed a sollecitare la restituzione del nostro tesoro, le risposte erano sempre vaghe, approssimative "sì, va bene, ora vediamo" ecc. Cominciammo a temere il peggio: passato un certo termine, ci sembrò ormai chiaro che il tale non avesse nessuna intenzione di restituirci il mal tolto. Dalla nostra parte avevamo tutta la nostra banda, che considerava un simile comportamento come un "affronto" intollerabile. Alcuni pensarono a tendergli un agguato per spaventarlo a morte e "convincerlo" a fare il giusto. Mio fratello ed io proponemmo un componimento fermo, ma ancora pacifico: ci saremmo esposti solo noi due in un'azione di forza, come ultimo tentativo, dopo di che avremmo autorizzato qualsiasi intervento da parte degli altri.

Una mattina di domenica di un grigio giorno invernale ci presentammo, Vittorio ed io, come due esattori della mala a casa del reprobo, all'una in punto, il tempo giusto per dargli modo di raggiungere l'abitazione dopo l'eventuale funzione domenicale - la messa di mezzogiorno - ed immediatamente prima di dargli agio di sedere a tavola coi suoi a papparsi il pasto festivo. Quando la porta si aprì, l'effluvio del buon sugo di pomodoro e del formaggio sulla pasta all'uovo appena messa al centro della mensa, ci colpì allo stomaco come un pugno. Minacciosi e senza mezzi termini, "fuori i fascicoli di Pantera Bionda", facendo un passo avanti. Con queste parole imponemmo al povero diavolo che venne ad aprirci - il restio in persona - l'immediata restituzione di tutti i fascicoli della nostra eroina in gonnellino, cosa che lui, dopo qualche attimo di esitazione, dovuta penso allo sbalordimento per la nostra azione fulminea e non priva di ardimento, fece, con umiltà e la coda tra le gambe. Dietro di lui dalla sala, il vocio sommesso dei suoi familiari che non si rendevano conto di quanto stesse accadendo.

Constatata la integrale restituzione di quanto ci apparteneva, con un ultimo sguardo dietro le sue spalle verso l'interno della abitazione, da dove giungevano richiami, "Pasqualino, è pronto", senza fretta iniziammo la ritirata, allontanandoci dall'uscio non senza coprirci le spalle.

Dan dan - dan dàààànnn....(sospensione)... dan dan - dan dààànnnn.... le corde ben tese di una chitarra texana scagliavano in aria le note fatali di un motivo di Ennio Morricone - enfant prodige - che provava le battute iniziali per un western spaghetti di là da venire e sembravano accompagnare con ritmo uguale il rumore dei nostri passi marcati sulla strada.

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