NOTTE SENZA LUNA

Accadde ad agosto, il mese dei ministeriali. A Tortoreto, della nostra comitiva non mancava nessuno e tutto si svolgeva normalmente. Sole, bagni, giochi, scherzi, si era tra amici e i giorni passavano torridi ed indistinti. La sera, un po' di refrigerio si cercava sui terrazzi, coperti o semicoperti, che non mandavano il riverbero del sole accumulato durante il giorno, riunendoci una volta a casa di uno, la successiva in quella di un altro. Una notte senza luna tra l'ultimo quarto di agosto e la luna nuova di settembre di quel periodo lontano della mia giovinezza, fra i settanta e gli ottanta del secolo scorso, le stelle gremivano il cielo come non mai, brillantissime, ardevano di un lucore tremolante come occhi pulsanti ma freddi. Ci ritrovammo a cena in casa di quello, che tra noi veterani stabili del gruppo, era l'ultimo arrivato, comparso quell'anno e divenuto nel breve tempo di quella stagione, un elemento preminente, di primo piano. Qualcuno cominciò a chiamarlo scherzosamente il Cireneo e ben presto fu per tutti colui che portò la croce di Cristo sul luogo del supplizio. Per l'aspetto levantino, non per altro. Di media statura, segaligno, scuro di pelle, occhi vigili e mobili era un broker e compariva e scompariva quando voleva lui, simpatico e riservato; autorevole abbastanza da orientare il gusto e le scelte del gruppo, riscuotendo successo specialmente da parte della componente femminile di esso.

Fuochi d'artificio, Tortoreto 2014

Di lui in realtà si sapeva poco, ma abbastanza da alimentare voci e suscitare curiosità; si diceva che aveva avuto molte donne, ma non si era legato a nessuna. Tortoreto in quel tempo era la spiaggia prediletta dalle famiglie con figli piccoli. Il nostro gruppo era formato da coppie collaudate, mediamente calme, senza grilli per la testa, tutte con figli coetanei tra di loro ed alcuni single che ne facevano parte per brevi periodi, ma la comparsa di quel Cireneo che da solo, senza fare niente, si era conquistata l'attenzione di tutti, fu una novità che suscitava gelosia ed invidia da parte dei mariti, nonché voglia di concorrenza fra le donne. Penso che più d'una del nostro gruppo, nel suo intimo avrebbe volentieri corso il rischio di bruciarsi le ali, volando troppo vicino al fuoco nel tentativo di provarne l'effettiva pericolosità.

Dopo la cena ci trasferimmo sul terrazzo, qualcuno mise su un po' di musica ed alcune coppie cominciarono a ballare, dapprima ognuno con la propria moglie, poi iniziarono gli scambi. Anna e il Cireneo ballavano insieme. Franco invece era in disparte ma non sembrava preoccupato. La musica era quella dell'epoca: ritmi latino-americani le orchestre di Perez Prado, Xavier Cugat e la voce della bellissima Abby Lane, un po' di jazz con Nunzio Rotondo e Oscar Valdambrini e le canzoni dell'ultimo Festival di Sanremo. Ma quello che ricorreva più frequentemente era il motivo lento ed insinuante di un brano chiamato Temptation, che aveva un ritmo sempre più incalzante. E quell'invito a lasciarsi tentare cominciò a serpeggiare tra gli invitati, alcuni dei quali, ben disposti ad accettare la provocazione.

L'ampio terrazzo si sviluppava su due livelli, il terrazzo vero e proprio, ben illuminato, dove le coppie ballavano più numerose ed un terrazzino sopraelevato al quale si accedeva tramite una scaletta laterale, con luce riflessa che favoriva un'atmosfera più intima. Il bar era ben fornito di liquori e super alcoolici, ed i cubetti di ghiaccio tintinnavano nei bicchieri riempiti a metà. Le notti senza luna sembrano le più adatte alle follie. E' l'effetto del buio sulla terra. L'oscurità favorisce la temerarietà. E l'incoscienza. I pescatori aspettano le notti senza luna per andare a pescare, perché i pesci senza la luce del satellite, sono ciechi e abboccano più facilmente. Così succede tra gli uomini che hanno bisogno del buio per le loro azioni, quando hanno qualcosa da nascondere.

Quella notte si colorò di luci psichedeliche che invitavano alla trasgressione. Vapori colorati si sollevavano da alcuni punti del terrazzo e ad un certo momento perfino razzi e fuochi d'artificio si levarono e dipinsero nel cielo notturno parabole di stelle cadenti. L'alcool favoriva l'euforia liberatoria. E tutto sembrava se non permesso, almeno tollerato. Quella notte senza luna, tutto sembrò cospirare per un esito fuori della norma; il garbino, un vento caldo di libeccio, si era levato fin dal mattino soffiando da terra sul mare ed aveva imperversato sulla spiaggia con raffiche crescenti, portando odore di salsedine ed il tanfo di detriti rimestati dalle onde, ed ora, a sera, accarezzava le fronde degli alberi, le cui cime ondeggiavano a livello del terrazzo. Non più caldo, ma fresco, inebriante, sembrava una bolla fuori del tempo e suscitava il ricordo di antiche emozioni inesauste con l'invito a lasciarsi andare. Successero allora cose che ora, a ricordarle, si possono ben dire frutto di una ventata di pazzia che attraversò la mente di più di un componente di quella strana compagnia.

Una innocente riunione tra amici, con passioni sopite, assunse l'aspetto di un infuocato ritrovo di persone in cerca di avventure. Tra sguardi, richiami, mani tese nel buio, drink, bicchieri scambiati, io bevo nel tuo, tu bevi nel mio, come premessa per ben altre intimità, ben presto si verificò una frattura tra chi spingeva per portare avanti il gioco, fino ad estreme conseguenze e chi si ritrasse spaventato e disgustato. Donne si gettarono nella mischia con disappunto dei mariti, uomini si scoprirono cacciatori, incuranti della disapprovazione delle mogli. La trasgressione eccitava gli animi.

Su tutti primeggiavano i promotori della festa, che ballavano allacciati e passionali, sotto gli occhi di tutti. E gli altri seguirono. Le coppie si formavano e, dopo un poco, salivano sul terrazzino e lì tutto dipendeva dal fato, dalle stelle, dal garbino. Anna, fra le braccia del Cireneo, si muoveva con sinuosa agilità, una spanna più in alto delle altre, che pure volevano imitarla nella sua libertà di movimento e di azione. Lo sguardo fisso davanti, i passi lenti e cadenzati, un sorriso dolce ed avvolgente come quello di un serpente. Sembrava quasi inevitabile che la storia finisse come avevamo immaginato; era chiaro a tutti che formavano una coppia perfetta che sembrava indissolubile.

A metà della notte, molti, stanchi, si unirono a quelli che non si erano fatti trascinare dall'euforia ed erano rimasti in disparte e formarono un gruppo di osservatori critici ma silenziosi. Parlottavano tra di loro, mentre nella semioscurità del terrazzino, alcune coppie ballavano ancora appassionatamente. Franco appariva desolato eppure fingeva indifferenza. Anzi con fare confidenziale si accostò ad una amica e le disse, "perché non sali a vedere cosa sta facendo tuo marito con quella sul terrazzino?"

Oltre ad Anna che era sempre più legata al Cireneo, Giovanna una bella signora dall'aria molto calma e distinta, ballava con una specie di play boy paesano, comparso ad un certo punto della serata, un certo Aldo, conosciuto da pochi . E c'era Fulvia, che ballava, dimentica, abbracciata a Giacomo. La festa finì per consunzione, come in un film di Fellini, le luci si spensero, la musica cessò, e poco alla volta il terrazzo si svuotò e le coppie scomparvero. Alcune presero la via del mare, sotto le stelle.

Al mattino, in spiaggia si seppe che Anna e il Cireneo nel corso della notte erano andati via, sulla macchina di lui, diretti a Roma. La vittima sacrificale di quella notte d baldoria sfrenata, fu solo una, Franco, il marito della bella Anna, che all'inizio del nuovo giorno, affranto, non si capacitava del fatto che in una notte aveva perso tutto e la sua vita aveva imboccato una strada che egli non avrebbe mai immaginato. Tra noi rimasti sul posto, nulla era più come prima. Dissapori coniugali diffusi un po' in tutti gli ombrelloni, si cercava di stare in disparte, non c'era più la voglia di fare comunella. La stagione d'altronde era ormai finita e tutti con la mente tornavano ai propri pensieri. Dopo questo fatto, gli animi si calmarono, nessuno voleva ricordare il baratro che si era aperto davanti a loro.

Susanna non vide più il bel vigile, Mentre Franco tornò in Svizzera da solo e non lo vedemmo più. Della bella Anna, angelo caduto ai nostri occhi, che aveva seguito il Cireneo a Roma, sapemmo più tardi che superata la fase dell'infatuazione, si era lasciata dal Cireneo ed era tornata anche lei in Svizzera, senza più cercare Franco.

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