BOCCA DEL MARE

Il Respiro

Il mare soffiava forte in quel punto e non era prudente inoltrarsi oltre la prima grotta. Tuttavia Aldo conosceva bene il percorso e sapeva che superata quella prima barriera, nella seconda grotta avrebbe trovato il mare più calmo e più aria per respirare. Si immerse quindi senza paura e superò in apnea il breve tratto della galleria sommersa, riuscendo nell'ampia cavità della grotta sottomarina, dove l'unica luce proveniva dal fondo della cavità ed era una luce azzurrognola, che rischiarava appena l'interno della caverna con brevi bagliori ondeggianti.

La costa di Capraia (LI) - 2018

La volta, bassa sul livello dell'acqua era ricoperta da stalattite che pendevano dall'alto. Bisognava stare attenti a non sbattere la testa contro una di quelle punte per non farsi male, quando il livello dell'acqua si alzava e la sommità del cranio sfiorava la volta irregolare della grotta. Dall'apertura che era in fondo, a livello dell'acqua, ritmicamente giungeva il profondo respiro del mare, a volte sommesso a volte rauco, a seconda del movimento ondoso del mare aperto, col quale la grotta era collegata mediante un passaggio sottomarino. Quando il livello dell'acqua si abbassava, l'aria rifluiva nella grotta sibilando, da quell'apertura, quando si sollevava fino a riempire tutta la cavità l'aria veniva espulsa con forza ed allora il mare ululava come una bestia ferita. Aldo era l'ultimo villeggiante dell'estate morente. Nessuno andava più ad esplorare le grotte sottomarine dopo la metà di settembre. La bella stagione ormai era finita. Non così la voglia dei pochi bagnanti rimasti, di prolungarla oltre il suo limite naturale. Eroi dell'ultima ora sugli spalti di una fortezza diroccata. Era rimasta in loro una sorta di frenesia a godere fino in fondo gli ultimi sprazzi offerti da quella stagione irripetibile. Il meteo d'altro canto sembrava voler favorire l'illusione di essere in un tempo e in un luogo incantati. Come se non dovesse finire mai. Il posto era una piccola insenatura che si era formata in quel tratto di costa frastagliata, alla quale si accedeva attraverso un canale che consentiva il passaggio solo di barche di piccola stazza, pescherecci o imbarcazioni da diporto, non di grosse navi. Dal largo era quasi impossibile individuarlo; di notte sulle due estremità si accendevano due fari che emettevano ad intermittenza una luce rossa ed una gialla. Entrando nello specchio di mare all'interno della insenatura, si aveva l'impressione di penetrare in un luogo disegnato dalla mano di un bambino. Tra le due sponde, quella interna e quella esterna della barriera di rocce, esistevano dei passaggi sottomarini che mettevano in comunicazione l'interno della insenatura con il mare aperto e, con la bassa marea, un nuotatore esperto poteva attraversare la scogliera da una parte all'altra, superando in apnea il tratto della zona centrale, che restava sempre sommersa. Ma c'erano passaggi brevi e altri molto più lunghi. Bisognava conoscere i luoghi per farlo in sicurezza.

Sulla terraferma, al centro dell'insenatura, a poca distanza dalla riva del mare sorgeva una locanda, piccola ma confortevole a gestione familiare, molto frequentata in estate, deserta d'inverno. Alla fine di quell'estate, nella locanda rimanevano solo pochi clienti, in un'atmosfera di falsa euforia, che tendeva a declinare verso forme velate di malinconia. Questa, poi, si accentuava nell'ora del crepuscolo, quando le ombre della sera spegnevano gli entusiasmi con gli ultimi raggi del sole. L'insegna al neon di due colori, rosso e blu, che diceva "Hotel Ristorante Bar "Bocca del Mare" (1) - aperto tutto l'anno", si accendeva regolarmente la sera, ma non faceva più allegria, sembrava piuttosto l'emblema di un mondo perduto, così appannata dalle prime nebbie serali dell'autunno. Il bar aperto divdiventava allora il punto di ritrovo degli amanti delle atmosfere brumose, che si fermavano brevemente sul lungomare desolato, per poi ricorrere al conforto di qualcosa di forte da bere, in quel posto che visto così, fuori stagione, sembrava collocato alla fine del mondo. Alla reception c'era sempre la signora Flora, sostituita solo qualche volta dal marito Ugo, un tipo segaligno di mezza età che fungeva da cuoco e cantiniere. La cameriera Marietta al mattino era addetta alle camere, alle dodici prendeva servizio presso la cucina come sguattera e poi serviva ai tavoli. Ester era la barista e stava sempre dietro al bancone. Non che avesse molto da fare, non dava confidenza a nessuno. C'era anche un addetto alle pulizie esterne, al garage e alle piccole riparazioni, Nino, poco più che ventenne, figlio un po' ritardato di una sorella della signora Flora.

Gli ospiti erano per lo più clienti affezionati che soggiornavano là ogni anno da molto tempo ed erano tutti amici tra di loro. Avevano intrecciato relazioni amichevoli anche con la gente del luogo. Qualche ospite nuovo, dell'ultima ora, però non mancava mai.

Vecchi clienti

L'albergo era situato a pochi chilometri dal paese, aveva l'ingresso principale sul lato sinistro della strada che era quello a mare. Le camere, la sala da pranzo e la saletta delle colazioni davano tutte sul mare; solo la hall ed i servizi erano sul fronte della strada. Nella saletta delle colazioni c'era la solita animazione del mattino, un brusio di voci vivaci ma sommesse, con scambi di saluti fra i vari ospiti, quelli già seduti ai tavoli e quelli che scendevano allora dalle rispettive camere ed un acciottolio di stoviglie e posate e sventolio di qualche tovagliolo dispiegato, man mano che ciascuno prendeva posto. Nell'aria il denso aroma del caffè appena uscito e dei cornetti sfornati da poco, rendeva vagamente voluttuosa l'atmosfera .

Aldo entrò nella saletta delle colazioni che aveva ancora nelle orecchie il sibilo del mare quando soffiava via l'aria dai suoi polmoni di roccia. Senza volerlo chiuse la porta alle sue spalle. "Maledizione", si sentì sbraitare. "Non chiudete quella porta". Era la voce di Igor, il vecchio scapolo impenitente, il più anziano della compagnia, che si faceva sentire ogni volta, contro chiunque, entrando, chiudesse la porta. Aveva una voce possente: "Voglio sentire il rumore del mare", aggiungeva. "Perdio, questa notte ha rumoreggiato un bel po'". Aldo, preso alla sprovvista, la riaprì in fretta e sedette accanto a Luisa, la sua compagna. "Perché ti lasci svillaneggiare da quel prepotente?", lei gli sussurrò all'orecchio. "Poveraccio è buono solo a parlare...".
Al suo posto parlò Luigi. "Sei sempre il solito egoista", disse ridendo dall'altra parte della sala. Era questi un pittore che si sentiva anche poeta; non aveva ancora deciso per quale dei suoi due talenti propendere ed allora seguitava ad esercitare un po' dell'uno e un po' dell'altro senza risultati di rilievo. Era di carattere mite e bonario, amico di tutti. "Questa mattina l'aria è abbastanza frizzante e qualcuno potrebbe avere freddo con la porta aperta. Se vuoi sentire il rumore del mare, vai sulla spiaggia.". Era la solita schermaglia che si accendeva fra i due, in eterno contrasto fra loro.

"Sei un mollaccione", brontolava allora il primo. "Andate a prendere un maglione per il nostro pittore, caso mai dovesse ammalarsi e, mi raccomando, anche il basco. Vi presento il nostro Acquaiolo di Siviglia, fate largo signori"(2).
"Buffone, ribatteva Luigi", alzando le spalle.

Amelia, un' attrice in pensione di circa sessanta anni, riservata e tranquilla, che portava sul volto le tracce di una bellezza appassita e che soggiornava circa sei mesi all'anno presso La Bocca del Mare e viveva con il solo assegno mensile della cassa di previdenza degli artisti, in genere prendeva le parti di Luigi:

"Smettila di agitarti Igor e lasciaci in pace un momento. Ida, amica cara", diceva rivolta alla sua vicina di tavolo, "diglielo anche tu".

Ma l'interpellata annuiva assentendo, e non diceva una parola. Sembrava immersa in una sua personale meditazione che le impediva di occuparsi di cose così insignificanti. Ida era più giovane di Amelia e le due avevano un trascorso in comune; lei era stata la sarta di scena di Amelia, ai suoi tempi migliori ed anche la sua più appassionata ammiratrice. A suo tempo non erano mancate voci maliziose sul rapporto ambiguo serva-padrona che secondo quelle voci si sarebbe stabilito fra le due donne. Ida, in realtà, fin da allora, appariva remissiva di fronte ad alcuni capricci dell'amica, ma non aveva mai un atteggiamento servile. Comunque le due andavano d'accordo un po' su tutto e se la intendevano con occhiate e gesti convenzionali, come quando si è in possesso di una informazione che non si vuole condividere con altri. Dopo qualche altra battuta, Igor, guardandosi intorno e torreggiando con lo sguardo su tutti, "Vedo che sono in minoranza", concludeva, "e poiché sono anche un gentiluomo, mi arrendo volentieri alla volontà del gentil sesso, caro Luigi. Quindi esco all'aperto. Marietta, per piacere, portami la colazione qui fuori. Voglio respirare un po' di questa bell'aria". Si alzava ed usciva dalla sala in modo teatrale.

In quel frangente arrivava Ugo, di ritorno con il suo furgoncino dalla spesa, portando anche le commesse ordinate dagli ospiti, giornali, riviste, oggetti particolari che aveva preso in paese e le distribuiva a ciascuno, secondo le richieste raccolte il giorno prima. A Luigi porse Il Corriere della Sera; per la signora Ida aveva preso una simpatica matriosca che intendeva regalare alla sua amica, appassionata di cose orientali, poi uscì fuori per consegnare La Repubblica ad Igor, che l'accolse come al solito con prorompente entusiasmo. "Grazie caro, sei stato gentilissimo. Vediamo le cattive notizie di oggi, allora; a che punto è la notte?" e cominciò subito a leggere i titoli di testa. Per sé tenne La Gazzetta dello Sport: era da poco cominciato il campionato di calcio. Dopo la colazione, gli ospiti con rumori di sedie e tavolini mossi, cominciavano ad alzasi, uno per volta ed a gironzolare intorno chi nella hall, chi invece all'aperto, sedendo sulle poltrone e sui divani che erano disposti sia dentro che fuori il locale comune. Di altri due clienti abituali non ho ancora detto, una coppia di anziani coniugi che rimanevano un po' in disparte fra gli ospiti e facevano vita a sé. Erano la conferma del detto che i coniugi, con lo stare insieme, finiscono col rassomigliare anche somaticamente; la stessa cosa si dice nel rapporto tra l'uomo e il cane, quando la convivenza dura a lungo. In questa narrazione possiamo trattare i due coniugi come fossero una sola persona; non si separavano mai e facevano entrambi le stesse cose. Li chiameremo perciò con il loro cognome di coppia, i coniugi Branella. Come i carabinieri, diceva sottovoce qualcuno, quando apparivano in pubblico.

Dalla hall dell'albergo, passando per il bar, era possibile accedere ad uno spazio esterno, leggermente rialzato, che d'estate fungeva da pista da ballo. Coperto con vetrate, nelle stagioni intermedie era usato come solarium. Da lì si godeva la visione di un panorama stupendo, l'ampia distesa del mare e la costa con la sua profonda insenatura, la bella spiaggia sabbiosa tra due bracci di roccia a forma di semicerchi convergenti, che si aprivano verso il mare aperto. Sulla spiaggia, a disposizione dei clienti, c'erano ombrelloni, sdraio e lettini lungo una linea che seguiva l'andamento curvilineo della costa. Questa attrezzatura veniva lasciata lì anche con il tempo meno favorevole, così che gli appassionati potessero godere del piacere del mare, sia nelle giornate di tempo buono sia in quelle di tempo perturbato. Subito dopo la colazione i coniugi Branella erano i primi a scendere in spiaggia lungo la passerella che conduceva fino agli ombrelloni. "Guardate se non sembrano due dell'Arma", diceva ogni tanto Igor, con malcelata malignità, "nei secoli fedeli...sempre uguali". I due avevano riservato a loro l'ultimo posto sulla destra e, appena giunti, si sdraiavano sui lettini, dove restavano immobili per ore a guardare il mare, che frangendo sugli scogli, produceva un continuo rumore di risacca. "La parola risacca", non si stancava di ripetere pedantemente il marito alla moglie, "viene dal latino saccus, che dà proprio l'idea dell'onda che battendo contro un ostacolo, rimbalza e viene respinta, formando un vortice simile ad un sacco".

A poca distanza Aldo stava raccontando a Luisa la sua avventura del mattino e intanto sorrideva divertito alla piccola smorfia di sufficienza che aveva colto sul volto dell'anziana signora, mentre si accingeva ad ascoltare dal marito, per l'ennesima volta, l'origine della parola risacca.

Nuovi Arrivi

Verso metà mattina di un giorno di fine settembre una vettura si fermò davanti all'albergo e ne discesero una signora ben vestita ed appariscente, accompagnata da una ragazza ed un bambino. I tre entrarono in fila attraverso la porta rotante. Poco dopo uscì Nino, il giovane di fatica, che prese le valigie dalla macchina e le portò dentro. La macchina fu portata in garage da Ugo, sopraggiunto sollecito. Dai documenti consegnati alla reception risultarono essere la sig.ra Lucrezia Borgese e la figlia Viviana Del Canal. Il bambino si chiamava Edo. La notizia corse presto tra gli ospiti e intorno al gruppo familiare si creò un'atmosfera di curiosità e di attesa. All'ora di pranzo, i nuovi arrivati non si presentarono in sala, preferendo consumare un pasto leggero in camera, deludendo ogni aspettativa dei curiosi.

Comparvero invece, del tutto inaspettatamente, due altri personaggi giunti nella notte a bordo di una motocicletta non visti da nessuno, i quali, dopo le formalità di rito, si erano chiusi in camera e si erano presentati agli occhi degli altri, già riuniti a tavola, solo in quel momento. Erano due giovani dall'aspetto molto attraente, lui alto, magro, dai modi risoluti, lei bionda, svagata, arrivava con la testa poco sopra la spalla di lui; si muoveva con un corpo sinuoso e un passo morbido e cadenzato, come su una passerella, consapevole del fatto di non passare inosservata. Calzavano entrambi scarpe sportive e presero posto in un tavolo in fondo alla sala, preparato appositamente per loro.

I due sedettero in silenzio e affrontarono gli sguardi interrogativi ma discreti degli astanti che poco alla volta si acquietarono. "Hai visto che stanga..." disse Aldo a Luisa, la quale con noncuranza, "No", rispose, "ho visto solo quel pezzo di ragazzo! Mi sa che ci farò un pensierino...". "Vai malandrina, se ti piacciono i bellimbusti...". Il pranzo fu più tranquillo del solito. Tutti si chiedevano chi fossero i nuovi arrivati, ma per lo più tacquero. Finito il pranzo, la coppia fu la prima ad alzarsi e dirigersi fuori, verso il mare, sottraendosi così alla curiosità dei residenti. Più tardi furono visti rombare a bordo della loro moto in direzione del paese. A cena invece scesero tutti, comprese le due donne ed il bambino arrivati in mattinata. La madre era una donna molto bella di un'età indefinibile, rigogliosa nella sua maturità e si muoveva in un modo tale da dare l'impressione di voler passare inosservata insieme ai suoi due figli. La ragazza, molto giovane e carina, si guardava intorno con occhi vivaci, mentre il ragazzino seguiva le due donne senza guardare nessuno. Presero posto ad un tavolo vicino all'ingresso, come per assicurarsi una via di fuga dopo aver cenato. La curiosità generale si spostava da una parte all'altra della sala, in direzione dei due poli formati dal terzetto familiare e dalla coppia di nuovi arrivati. Nella sala ristagnava un silenzio rotto solo da brusii, come in chiesa.

Aldo e Luisa erano in fondo alla sala ed erano immersi in un loro personale idillio, uno di fronte all'altra, tenendosi per mano e guardandosi lungamente negli occhi. Erano perfettamente indifferenti a quanto accadeva intorno a loro. I coniugi Branella silenziosi e sorridenti aspettavano qualcosa che doveva avvenire. A questo punto, Igor si alzò, imponente come al solito e, come fosse su un palcoscenico, si diresse verso la signora accompagnata dalla figlia e dal bambino e fece un profondo inchino. Molto teatrale, come era nel suo stile.

"Permettete che mi presenti, gentilissime dame: sono Igor Pompetti, il decano di questa comunità e porgo a nome di tutti, il nostro benvenuto alle signorie loro e, col vostro permesso, anche alla coppia di giovani che siedono dall'altra parte della sala, che ci hanno onorato della loro presenza", continuò alzando la voce già alta e facendo un ampio gesto verso di loro. I due all'altro capo della sala, si levarono in piedi come scolaretti ed accennarono con la testa sollevando i bicchieri, a mo' di brindisi.
"Molte grazie, egregio signore, rispose la donna, stando al gioco senza strafare, "io sono Lucrezia Borgese e questi sono i miei figli, Viviana Del Canal ed Edoardo, il piccolo, grazie a tutti voi dell'accoglienza, disse rivolgendo uno sguardo circolare tutt'intorno alla sala. Siamo onorati di far parte dell'assemblea". Dall'altra parte della stanza, gli altri due interpellati declinarono le loro generalità, come in una recita scolastica: "io sono Raffaele Ciarcelluto", disse l'uomo "e io Magdalena Oasi", fece eco la donna. "Piacere a tutti voi".

La breve scenetta fu seguita da un' ovazione generale. Gli applausi scrosciavano da una parte e dall'altra, quando Marietta entrò portando la zuppiera della minestra. L'appena dichiaratosi Raffaele, sedendo, aveva gli occhi fissi sulla Signora che aveva sentito chiamarsi Lucrezia e pensò che non gli sarebbe dispiaciuto farne una conoscenza approfondita. Gli ricordava un po' sua madre ed a volte avvertiva il bisogno di un'affettuosità vagamente incestuosa. Come... chi era quell'eroe greco figlio di Gea, la terra, che era invincibile perché ogni volta che veniva sbattuto a terra, riprendeva la forza da sua madre? Amelia e Ida si complimentarono con l'anfitrione e salutarono con un sorriso. Dopo cena si formarono diversi gruppetti che omaggiavano i nuovi arrivati, in un carosello di cortesie e scambi di strette di mano che durò quel tanto e poi si dissolse; ognuno tornò a pensare ai fatti propri, sparpagliandosi tra i vari locali dell'albergo, chi al bar, chi nella hall, chi fuori al fresco nella bella serata autunnale.

Prime Turbolenze

Tutto sembrava procedere a meraviglia: le giornate scorrevano lente ed un pallido ma ancora caldo sole di autunno ancora premiava i volenterosi frequentatori della spiaggia; c'era anche chi non rinunciava al quotidiano rito dell'abluzione nell'acqua di mare, stendendosi subito dopo sulla sabbia per riscaldarsi. I più si crogiolavano al sole o leggevano giornali e qualcuno perfino libri; Ida addirittura portava con sé un tomo di circa ottocento pagine. Ci si sdilinguiva al sole di ottobre, a momenti irresistibile, in altri quasi inavvertibile sulla pelle. Sembravano gli ultimi giorni prima dell'apocalisse. C'era il piacere di calarsi in una sorta di catalessi, dalla quale era difficile svegliarsi. L'arrivo dei due giovani e delle due donne oltre al bambino, aveva portato una ventata di novità inattesa, suscitando un po' di euforia in tutti quei veterani stanchi delle vacanze che erano gli ospiti della locanda, ed in Igor e Luigi, che ne erano i capostipiti, uno per un verso il secondo per un altro e nelle sfocate figure muliebri di Amelia ed Ida.

Tutti si sentivano come se si fosse all'inizio e non alla fine della stagione balneare e non si avvertissero i segni di un autunno già inoltrato, ma i primi sintomi di una primavera incipiente. Un risveglio dei sensi che nessuno si aspettava. Anche Amelia e Ida, che non erano più scese in spiaggia dalla fine di agosto, si riaffacciarono sotto gli ombrelloni, soffermandosi come in attesa di qualcosa. Il bambino scorrazzava indisturbato da un capo all'altro sotto gli occhi vigili della madre che sembrava tesa e sempre all'erta. Il giovanotto della moto, autoproclamatosi il Ciarcelluto, era al centro dell'attenzione, per l'invidia che suscitava negli altri maschi, che non vedevano di buon occhio la crescente ammirazione per le fattezze tutt'altro che spregevoli del nuovo arrivato, dimostrata dalle "loro" donne, con l'aggiunta perfino della padrona dell'albergo e della cameriera. Questi si muoveva con disinvoltura e senza la minima inibizione, sollevando qualche chiacchiera per il suo modo di vestire e di atteggiarsi, ma il giovane, ignorando gli sguardi di sottecchi che si levavano dai vari tavoli al suo passaggio, seguitava a tenere un portamento indifferente. Scendeva a colazione indossando un accappatoio discinto, sotto il quale si vedeva, ogni volta che si apriva, un costume da bagno a forma di slip che mostrava un notevole rigonfio sulla parte anteriore. La cosa veniva giudicata scandalosa da bigotti e pinzocheri che pure albergavano tra quelle poche presenze. Le giovani dicevano che era un farfallone e che faceva l'occhiolino a tutte. Le più anziane fingevano indifferenza. Amalia, da esperta, ricordava l'esibizionismo di certi attori dei suoi tempi che quando lo spettacolo era terminato e gli artisti dietro le quinte cominciavano a spogliarsi, non facevano mistero dal mettere in mostra la propria dotazione personale e concludeva che non bisognava meravigliarsi del comportamento sfacciato e spavaldo di quel giovane.

"Avete notato quant'è screanzato quel ragazzo?", chiedeva Igor ai suoi vicini. "Cosa crede di dimostrare? Noi ai nostri tempi...".
"Com'è che si chiama? Ciarcelluto?", interveniva Ida, "Non sarà per via del...pacco che porta davanti?".
"Veramente, Ciarcelluto", spiegava sussiegoso Luigi, "è un cognome di origine abruzzese, molto raro, sembra della provincia di Pescara e la ciarcella dovrebbe essere il grasso superfluo, per cui ciarcelluto dovrebbe significare grassottello, altro che ben dotato".
"Però vediamo bene", interveniva Amelia cercando di rimanere impassibile, "quello che hai detto non si addice al nostro ragazzo, che non è affatto grasso, quindi il nome deve significare qualcos'altro, non di grasso si tratta ma di qualche altro attributo". Peraltro, in certe società, l'uomo di pancia si identifica con l'uomo benestante e, ditemi voi, quale maggior benessere può derivare ad un uomo se non dall'essere così ben dotati dalla natura?".

Voci

"Sapete", disse un giorno Nino l'inserviente ad Igor che subito dopo lo propalò ai quattro venti, "questa mattina li ho visti che si facevano il bagno nudi".
"Chi?", chiese lui incuriosito.
"I due nuovi, quelli della moto. Sono usciti che non era ancora l'alba e sono andati in spiaggia ed hanno acceso un fuoco. Dopo si sono spogliati e si sono tuffati in acqua. Li ho visti, non avevano nulla addosso. Quando sono usciti tremavano dal freddo, ma si sono avvicinati al fuoco e si sono abbracciati. Poco dopo hanno fatto l'amore sulla sabbia. Adesso sono rientrati in camera e lei ha la tosse".
"Sporcaccione", gli disse Igor sorridendo "e tu ti metti a sentire che lei ha la tosse? Non ti vergogni?".

La notizia fece scalpore fra gli anziani, tutti preoccupati per il freddo che avevano dovuto sentire i due mentre facevano l'amore.

"Macché freddo!", proruppe Ida, "i giovani hanno una fornacella sempre accesa ed hanno sempre caldo".

Luigi disse che l'episodio gli aveva ispirato un quadro di ambientazione naturalistica, che aveva intenzione di realizzare quanto prima. Una specie di Genesi, Adamo ed Eva prima che il Signore imponesse loro la foglia di fico sulle pudenda. Marietta, mentre serviva ai tavoli, sentiva i vari commenti sottovoce e sorrideva, ammiccando. Le sarebbe piaciuto assistere alla scena. Al bar, la sera, qualcuno chiese ad Ester, ma lei, abbottonata, "Prendo servizio alle sette, non ho visto niente".

"Voglio farlo anch'io", disse la ragazza Del Canal.
"Cosa?"
"Quello che avete fatto voi. Il bagno all'alba, nudi."
"E tu come lo sai?"
"Lo sanno tutti all'albergo. Vi hanno visto ed io voglio uscire con voi e fare la stessa cosa."
"Ma tu non puoi, tua madre non te lo permetterebbe."
"Non se ne accorgerà, io uscirò senza farmi sentire, a quell'ora mia madre dorme."
"Non se ne parla nemmeno, capito?"
"E io lo farò lo stesso. Domani, all'alba sarò fuori ad aspettarvi."

Il mattino dopo, Raffaele uscì da solo, senza Magdalena, la sua compagna.

"Che ci fai tu qui?", disse alla ragazza, che coperta con un maglione, a gambe scoperte, se ne stava rintanata dietro l'angolo del fabbricato, nel punto più buio del giardino.
"Voglio venire con te. Perché sei solo?"
"Magda è malata, non può venire."
"Allora andiamo noi due."
"Sei pazza, disse Raffaele, ci vedranno e chissà cosa diranno. Torna in camera e rimettiti a letto."
"Non se ne parla. Voglio vederti nudo e fare il bagno con te."
"Non sei ancora troppo giovane per dire queste cose?"

Dentro il Vortice

Era solo in mare. Viviana, che lo aveva seguito ad una certa distanza, lo aveva visto spogliarsi ed immergersi tra le onde, ma lei era rimasta sulla sponda. Stava nuotando già da un'ora vicino alla scogliera e poiché l'onda lo sospingeva contro la parete rocciosa, pensò di guadagnare il largo tenendosi ad una certa distanza da essa. Dopo poche bracciate, si accorse di essersi allontanato più di quanto volesse e allora cercò di tornare indietro. Si rese subito conto che la cosa non era poi così facile come immaginava. Un vento abbastanza teso si era levato da ovest ed ora una forte corrente marina lo aveva preso e lo trascinava verso il largo. Con grande sforzo si riavvicinò alla scogliera, ma tutte le volte che cercava di trovare un appiglio per issarsi ed uscire fuori dal mare, l'onda lo prendeva e lo scaraventava sulla roccia, trascinandolo subito dopo indietro, senza che riuscisse ad aggrapparsi a niente.

Cominciò a disperare di poter tornare sulla terraferma e i suoi tentativi di salire su uno scoglio, lo avevano stancato. Si abbandonò alla forza dell'onda, che lo sollevò più in alto, posandolo letteralmente su una sporgenza della roccia. Ritrovatosi quasi per miracolo fuori dell'acqua, non fece in tempo a rallegrarsi della sua fortuna, quando un'onda ancora più impetuosa, lo riprese da quella sporgenza e lo scaraventò dalla parte opposta della barriera, dove si ritrovò senza sapere come, sano e salvo, in una saccatura di mare calmo, da dove non gli fu difficile tornare a terra.

Viviana era lì ad attenderlo, con ansia e quando lo vide tirò un sospiro di sollievo. Corse verso di lui, ma il giovane sfinito cadde a terra prono. Dopo poco, si girò di lato e restò disteso a gambe divaricate. Il suo corpo nudo sul bagnasciuga, risplendeva sotto i raggi del sole. Il torace si sollevava ritmicamente, per effetto del respiro affannoso. Viviana era in preda ad una forte emozione e prima che lui si riavesse completamente, stette a rimirarlo: ai suoi occhi, il sesso del giovane, bagnato ed afflosciato fra le cosce, spuntava dal groppo scuro dei peli pubici come un pesce che pendeva di lato, chiaro e serico, coperto di goccioline.

Relazioni incrociate

Quello che era accaduto tra i due, fu presto di dominio pubblico e destò molta meraviglia che quella finta santocchia di Viviana, avesse preso il posto di Magdalena. Naturalmente i rapporti di quest'ultimo con la sua compagna si erano alquanto raffreddati ed i due comparivano in pubblico raramente e di mala voglia. Quella coppia di giovani avvenenti, giunti chissà da dove, già avvolti in un'atmosfera di mistero al loro arrivo, ora formavano una combinazione piena di incognite, che suscitava mille supposizioni. Lei sembrava più scontrosa di prima e si schermiva, comportandosi come se l'offesa le fosse stata arrecata da quelli che sparlavano del fatto, anzi che dai protagonisti di esso, il suo uomo e quella sfacciata di Viviana.

Anche il rapporto madre-figlia, col bambino come pendant, subì delle ripercussioni dall'accaduto. La madre disapprovava quanto fatto dalla figlia, ma ripeteva a tutti che non c'era stato niente di serio tra i due. D'altro canto non si capiva per quale motivo i tre fossero approdati là, fuori stagione, quando avrebbero potuto scegliere un albergo al centro che sicuramente avrebbe offerto più attrattive per la ragazza, in cerca di avventure, invece di quella locanda declinante, melanconica come il clima autunnale, triste come certi amori che fioriscono ed appassiscono come ultimi scampoli di una stagione finita.

Igor, Luigi e le signore della vecchia guardia, avevano nel frattempo saputo qualcosa che era trapelato sul conto dello strano terzetto; Lucrezia, la madre, si era separata dal marito per assoluta incompatibilità di carattere ed aveva portato con sé i figli Viviana ed Edo, senza il consenso del padre, cosa per cui i tre volevano per quanto possibile rimanere nell'ombra. Improvvisamente, l'estate quell'anno ebbe un ritorno di fiamma. Il sole tornò a dardeggiare sulla terra e sul mare. Timidamente in pochi, decisero di approfittarne. Ore dieci di un giorno splendido. La spiaggia era quasi deserta, se si eccettuano i soliti coniugi Branella, stesi sotto il loro ombrellone, che non facevano notizia, tanto erano abituali e pochi altri sparsi tra gli altri ombrelloni o stesi su teli posati direttamente sulla sabbia, in cerca del tepore della terra. Aldo e Luisa erano andati in escursione al faro di Punta Rossa, in cerca di crostacei ed avevano promesso che a sera avrebbero offerto una cena a base di gamberi e mazzancolle. Aldo sapeva dove andarli a cercare e Luisa avrebbe riempito il cestello che portava con sé. Viviana e la madre stavano all'ombra del loro ombrellone ed a poca distanza avevano preso posto Raffaele e Magdalena che non si parlavano.

Inaspettatamente, Viviana, con naturalezza, si avvicinò a Magdalena: "Verresti con me a fare un bagno?", le chiese. "L'acqua sarà fredda", rispose incerta l'interpellata. In realtà era sbalordita dalla intraprendenza della ragazza. "Ma no, ci riscalderemo nuotando", insistette lei, "facciamogliela vedere a questi rammolliti...". Magda arrossì leggermente, indispettita da tanta insistenza, ma non riuscì a dire di no ed alla fine assentì. Viviana la prese per mano e con fare gioioso la trascinò di corsa verso il mare. Magdalena, non sapeva come interpretare l'iniziativa della ragazza e cosa spettarsi da lei, ciononostante, dopo un attimo di indecisione, in cui aveva cercato di opporre una debole resistenza, fece buon viso a quel gioco spregiudicato di cui non capiva la finalità e si lasciò guidare, imponendosi di tenere un comportamento amichevole, senza lasciar trasparire il suo risentimento.

Mentre le due ragazze si immergevano, tra urletti e gridolini causati dalla temperatura piuttosto bassa dell'acqua e si facevano scherzi schizzandosi l'acqua a vicenda, Raffaele si alzò dalla sua sedia e si accostò all'ombrellone di Lucrezia con fare discreto.

"Posso?" disse e la donna, dopo un attimo di esitazione, lo invitò a sedere al posto vuoto della figlia. "Prego.", a quanto pare le nostre ragazze hanno fatto amicizia.
"In fin dei conti non ci vuol molto."
"Per voi giovani è diverso, voi trovate sempre da divertirvi; guarda quelle due sconsiderate come se la godono in mezzo all'acqua."

Viviana e Magda, una volta ultimata con un brivido la lenta immersione, avevano improvvisato una breve gara di nuoto verso il largo per riscaldarsi. Raffaele ne approfittò per collocarsi con la sedia più vicino alla donna che era mollemente adagiata sul lettino.

"Perché tu ti senti vecchia? Non vedi come tutti ti guardano? Igor, Luigi, lo stesso Ugo, poveretto; a te non piacerebbe abbandonarti un po', lasciarti andare, dimenticare i guai e scordarti per un poco, chessò, ... di tutto quello che ti sei lasciata alle spalle? Un marito? Un amante fastidioso?", attaccò lui, piuttosto rozzamente. Lei balzò seduta sul lettino e con occhi di fuoco sibilò:
"Che sai tu di mio marito? Niente!"
"So che non sei felice e fuggi da qualcosa. Mentre quando si è in vacanza bisognerebbe approfittarne. Sono del parere che la vita deve essere vissuta fino in fondo. Le occasioni che perdiamo non le ritroveremo."
"Non sono in cerca di avventure", rispose Lucrezia con tono fatale.
"Che ne diresti se proviamo ad essere amici? Ci sono qua io e, se tu vuoi, posso farti sentirti libera e felice."

Lucrezia guardò Raffaele con uno sguardo ambiguo, che esprimeva ironia mista ad una specie di ammirata incredulità per la goffa intraprendenza del giovane.

"E mia figlia dove la metti? Credi che acconsentirebbe? Per non parlare della tua Magda; pensi che sarebbe d'accordo?"

L'uomo capì che una breccia si stava aprendo nella fortezza alquanto sguarnita del cuore della donna.

"Oh, via, Lucrezia non siamo bambini e non siamo mica tanto malaccorti! Nessuna delle due verrebbe a sapere niente. Basta fare le cose con discrezione. Potremmo andare in centro tutti e quattro con la tua auto; poi lasciamo le ragazze libere di fare shopping e girare per il paese e noi due andare per conto nostro. Potremmo affittare una camera in un albergo e potremmo fare quello che ci pare."
"Ti senti tanto sicuro?", disse lei provocatoriamente.
"Mettimi alla prova rispose lui."

All'improvviso il volto della donna si rabbuiò e lei si levò in fretta dal lettino. Guardandosi intorno allarmata: "Dov'è Edo?", chiese a voce alta. Il bambino era sulla barriera e saltava pericolosamente da uno scoglio all'altro, incurante dei rischi che correva. La madre fece per correre verso la barriera, ma Raffaele la fermò.

"Aspetta", le disse, "vado io. Non ti preoccupare, te lo riporto tra poco."

Alla Prova dei Fatti

Intanto Viviana e Magda nuotavano e si facevano scherzi con l'acqua, fingendo un vivo divertimento. Sembrava che tra le due ragazze fosse nata una simpatia del tutto inattesa ed anche inverosimile. Ad un tratto Viviana, accostandosi a Magda, seria, le disse: "Scopa bene il tuo ragazzo?". Magda rimase impietrita da questa domanda, poi si riprese e sorrise; fece una espressione languida e rispose:

"Eh, sì, direi proprio di sì. A letto mi fa sentire veramente donna. E' bravo ed è anche gentile."
"A me piacciono selvaggi", disse Viviana. "Il maschio deve essere brutale, altrimenti non è maschio abbastanza. Lui deve essere il capo e io la sua femmina. A letto deve dominare."
"Io non sono d'accordo, rispose Magda. Il maschio può essere forte e anche delicato. Ti farei vedere il mio Raffaele..."
"Davvero?", chiese lei con tono provocatorio e gli occhi sardonicamente allusivi.

Magda guardò di nuovo la sua compagna, allibita per la sua sfrontatezza, ma ancora incerta sulla risposta da dare. Con uno sguardo rabbuiato, in tralice, disse a bassa voce:

"Dicevo per dire, naturalmente. Non crederai mica..."
"Che ci sarebbe di male? Raffaele penso che sarebbe d'accordo e a te cosa costerebbe? Finita questa vacanza, ognuno se ne andrà per la sua strada e noi forse non ci vedremo mai più. Non si può fare?"

Senza attendere la risposta, Viviana si interruppe di colpo e fece uno sghignazzo. Con una risata beffarda, si girò dall'altra parte e cominciò a nuotare, lasciandola di stucco: "Facciamo a chi arriva prima a terra", disse e partì veloce. Magda rimase un po' a guardarla sbalordita, nella mente mille pensieri che non riusciva a mettere in ordine, poi anche lei si avviò verso riva, ma senza fretta. Quella ragazza aveva qualcosa di diabolico, pensò; da lei ci si poteva aspettare qualunque cosa. Dentro di sé decise di stare all'erta e comunque non avrebbe più accettato sue proposte. Edo tornò dalla mamma sano e salvo, senza che Raffaele riuscisse a raggiungerlo. Lucrezia era in crisi profonda dopo il discorso sfrontato di Raffaele. Dopo tutto quel ragazzo non era affatto spregevole. Quanto a suo marito aveva deciso che non voleva più rivederlo e non sentiva alcun rimorso per averlo abbandonato. Voleva solo avere con sé i suoi figli. Ma aveva anche le sue esigenze. Non era più giovanissima e sapeva che tra poco tempo le sarebbe stato molto difficile ricevere le attenzioni da un uomo. Quella di Raffaele poteva essere un'occasione unica. Decise di buttarsi nell'avventura, qualunque cosa ne fosse venuta fuori. Era certa di desiderare un contatto fisico con quell'uomo giovane e dentro di sé si sentiva già sporca e perduta, una delle tante madame Bovary della storia al femminile. Quando furono in camera le cose andarono in modo leggermente diverso. Lucrezia era nuda sotto al lenzuolo, tirato fino al collo:

"Non avevo mai tradito mio marito", disse.
"'Embè, ora siete separati no? Non stai mica tradendo nessuno..."
"Non puoi capire", disse, lei. "Per le donne è diverso. Voi uomini siete abituati ad ogni sorta di tradimento ed a stare con ogni tipo di donna. Per noi è più difficile. Io finora sono stata a letto solo con lui. Sono a disagio. Non so cosa fare."
"Lascia fare a me", disse lui, conciliante, "tu rilassati. Non pensare a niente."

Ma appena lui le si accostò, sotto il lenzuolo, allungando le mani per accarezzarla, lei intravide il grosso membro che aveva tra le gambe e si ritrasse:
"Non voglio, disse, non sono pronta". Egli si arrestò, adagiandosi sulla schiena. Il lenzuolo, nella parte centrale del letto, rimaneva sollevato e a lei sembrava osceno immaginare quello che c'era sotto. Non ce la faceva. Voleva andare via. Fece per alzarsi e lui la trattenne per un braccio:
"Lasciami andare", disse.
"Aspetta, non andare via, non così."

Rimasero immobili sul letto, entrambi supini, uno di fianco all'altra. Egli la teneva per mano.

"Possiamo stare così", le disse. "Non avere paura. Possiamo parlare o stare zitti, come preferisci, ma non preoccuparti, non ti toccherò, se tu non vuoi."
"Io vorrei", disse lei. "Ma sono legata. Non voglio farlo fino a quando non potrò essere sicura di volerlo veramente."

Quando alla fine uscirono, il portiere li guardò con una smorfia di disgusto. Lei aveva molti anni più di lui. "Chissà quanto avrà pagato quella troia", pensò. Uscendo dall'albergo si trovarono faccia a faccia con Aldo e Luisa che passavano abbracciati e finsero di non averli visti, per discrezione. Ma il cuore di Lucrezia si riempì di angoscia. Contro ogni sua aspettativa, Raffaele ad un tratto richiamò l'attenzione dei due fidanzati con un gesto evidente di invito a fermarsi.

"Anche voi qui?" Chiese con voce pacata; "noi siamo venuti ad informarci delle disponibilità per il prossimo anno; non abbiamo intenzione di tornare alla Bocca del Mare."
"Ma questa sera non dovete mancare", disse Aldo sorvolando sulla evidente bugia dello zerbinotto, "abbiamo una cena sociale a base di aragoste... 'embè insomma gamberi e scampi, però belli grandi, abbiamo fatto una pesca miracolosa stamattina, c'erano anche mazzancolle... per primo, spaghetti al sugo di granchi...che ne dite?"
"Benissimo" rispose Lucrezia, che non voleva farsi vedere imbarazzata, "saremo presenti senz'altro."
"Tale figlia, tale madre", fu il commento di Luisa una volta fuori dalla portata delle orecchie della donna. Aldo rise, "lascia che gli altri facciano il comodo loro, pettegola", disse scherzando.

Notte di Tempesta

Il ritorno di fiamma della stagione si spense di colpo, come era cominciato. Quella sera fece notte prima del tempo. Alle sei del pomeriggio era già buio e non si vedeva che a breve distanza. Il mare batteva forte contro gli scogli ed invadeva la spiaggia con onde che arrivavano rimbalzando quasi fin sotto la veranda dell'albergo. Dense nuvole avevano avvolto l'insenatura come in una cappa pesante e spessa. Verso sera cominciò la pioggia con il rombo di un tuono che rotolò sul tetto dell'albergo, come se volesse sgretolarlo e si aprirono le cateratte del cielo e una cascata di acqua si abbatté contro le pareti ed i vetri della costruzione, in riva al mare, che sembrava un diluvio. Acqua da tutte le parti.

Gli ospiti si erano adunati nella hall, tranne Aldo e Luisa che lavoravano in cucina, insieme al cuoco, Ugo e Marietta, intenti a preparare la cena speciale offerta dai due pescatori. Ad ogni lampo che guizzava sulle vetrate inondate dalla pioggia, si levavano esclamazioni di meraviglia e di paura. Un lampo di fuoco abbagliò gli occhi di tutti, e subito dopo le luci dell'albergo si spensero, mentre un tuono fortissimo faceva tremare le mura dalle fondamenta. Un fulmine aveva colpito la centralina elettrica dell'albergo e la corrente si era interrotta. Anche le luci di emergenza erano andate in tilt e l'albergo rimase nel buio più assoluto. Si sentì la voce di Igor che invitava tutti alla calma. Furono trovate ed accese delle lampade a pila e nella poca luce, qualcuno approfittò per andare al bar a prendere qualcosa di forte. Qualcun altro si diresse invece al bagno per una improvvisa emergenza.

La cena fu al lume di candela, ma i crostacei portati con grandi piatti dalla cucina, risplendevano di più alla luce dei lampi. Spaghetti, gamberi e mazzancolle furono mangiati con qualche apprensione dai commensali, riuniti al centro della sala, intorno ad un grande tavolo. Ugo, con il permesso della padrona, diede fondo alla cantinella del locale, aprendo più bottiglie di un vino bianco molto speciale. E tutti bevvero, più che per il piacere, per mettere a tacere la paura. Solo Igor, seduto nella sua poltrona, se la rideva ed ad ogni nuovo scoppio di luce e tuono, alzava allegro il bicchiere e beveva di gusto. Luigi era ammaliato dalla dimostrazione di tanta furia della natura. Ma non faceva mistero del timore che lo assaliva ad ogni botto più violento. Le donne, silenziose, in attesa. Dopo cena, sulle finestre furono calate le tende e chiuse tutte le imposte, così che nella sala il rumoreggiare esterno del mare e del temporale, ad un tratto si attutì e a qualcuno venne in mente di fare della musica. Si scoprì che Magdalena aveva con sé una chitarra e ben presto gli astanti appresero che non solo sapeva come usarla, ma sapeva anche cantare. Dopo i primi accordi sulla chitarra, la voce melodiosa della ragazza si levò in un canto dolce e melanconico, creando un'atmosfera di concentrazione che fece dimenticare quanto stava accadendo fuori. Una sensazione dolorosa di apprensione si insinuò nel petto di quelli che ascoltavano, ma gli accenti più tristi del canto della ragazza, non erano causate dal turbine che avvolgeva l'albergo, bensì da uno sconforto personale e profondo; Un malessere interno che la divorava. Quella vacanza aveva cambiato il suo sogno in un incubo.

Quella notte, Amelia, spaventatissima, invitò la sua amica Ida a dormire con lei e Ida, che non era dotata di maggior coraggio di lei, accettò la proposta di buon grado. Verso le undici si ritirarono entrambe nella camera di Amelia che disponeva di un letto doppio, alla luce di una sparuta candela ed intanto il temporale seguitava ad imperversare. Le due donne si spogliarono, indossarono le camicie da notte e si misero a letto tenendosi per mano. Ad ogni lampo, le loro mani si stringevano spasmodicamente. All'alba di un giorno livido si svegliarono che erano ancora abbracciate.

Conclusione

Il temporale era cessato, il cielo era ancora di un colore plumbeo, ma l'aria che entrava dalle finestre aperte dell'albergo, fresca ed umida, scacciava i miasmi della notte di tregenda che i clienti dell'albergo avevano chi più chi meno sofferto. E non solo tra i clienti, ma anche tra il personale dell'albergo, nella notte di tempesta si erano diffusi veleni pericolosi, una voglia di trasgressione favorita dal senso di impunità che l'eccezionalità della situazione faceva presumere. In cucina, appena alzata, con gli occhi appannati dal sonno e dalla poca luce dell'alba che cominciava a disegnare i contorni della finestra, Flora trovò, rintanati in un angolo riparato alla vista, suo marito con Marietta seduta sulle sue ginocchia, il seno scoperto e le mani di lui fra le cosce di lei. Dopo un attimo durante il quale le parve che il mondo le cadesse addosso:

"Accidenti a voi", disse, "cosa diavolo vi siete messi in mente? Farmela così sotto il naso? Che siate maledetti, ma ve la farò pagare."

Marietta scattò subito in piedi tirando giù l'orlo della gonna, e scostandosi dalla sedia dove era seduto Ugo, il quale armeggiò per nascondere nella patta del pigiama quel che aveva messo fuori ed era restio a rientrare, dato lo stato di erezione in cui si trovava.

"Non è come credi", disse subito il poveretto al colmo dell'imbarazzo, "questa disgraziata non ha dormito tutta la notte..., la stavo consolando, che vuoi fare, la vuoi licenziare per tanto poco?"
"No caro mio", disse lei velenosa, "non è lei che licenzierò, ma te, cuoco da strapazzo, sono stufa dei continui tuoi tradimenti, non ne posso più, vattene via, non voglio più vederti."

***

Quando i clienti cominciarono ad affluire nella stanza delle colazioni, ancora assonnati, con gli occhi rossi per l'insonnia, i primi ad arrivare trovarono Luigi, che aveva installato il suo cavalletto fuori della porta-finestra davanti ad un mare torbido e tuttora minaccioso ed aveva dipinto il quadro della sua vita: un cielo tempestoso rotto da fulmini, sulla baia deserta, con onde smisurate. Ora sedeva davanti alla sua opera e sembrava svuotato, completamente inerte. Il suo basco ed il maglione buttato sulle spalle fecero sui sopraggiunti l'effetto di suscitare in loro una certa ilarità in contrasto con le intenzioni del pittore. Igor uscì fuori e con il suo vocione:

"Ahh-ahh! Il nostro pittore questa notte se l'è fatta sotto ed ora ci vuole ricordare ciò che ha provato, meglio non avvicinarsi..."

Naturalmente non tutti erano disposti a ridere di una simile volgarità a quell'ora e la battuta cadde nel vuoto. Ida ed Amelia scesero insieme,

"Abbiamo deciso di convivere", disse la prima, "questa notte abbiamo capito che sommando due solitudini, forse si può trovare il piacere di non sentirsi più soli. Ida verrà a vivere con me a casa mia e così ci faremo compagnia. Mai più sole. Alla nostra età ci aiuteremo a vicenda a tirare avanti, fin quanto potremo."

I coniugi Branella stavano in un angolo. Silenti ma non assenti. Mancavano all'appello Lucrezia e i due figli. Nonché i giovani amanti, Raffaele e la compagna. Di colpo si sentì un fracasso, Raffaele comparve in cima alla scala:

"Dov'è Magdalena?", chiese trafelato. "E' lì con voi?". Ma vide subito che la ragazza non era nella sala.
"Mi sono svegliato e non l'ho trovata in camera, qualcuno l'ha vista?"

Luigi, con il pennello ancora in mano, rientrò dalla porta aperta e dopo aver dato un'occhiata interrogativa in giro, per avere conferma di cosa si stava parlando, rivolto verso l'alto della scala, disse:

"L'ho accompagnata io in paese con la mia macchina; mi ero appena alzato e l'ho incontrata nel corridoio; mi ha chiesto di portarla in stazione, aveva con sé la borsa da viaggio e la chitarra. Aveva molta fretta. Credo che sia partita. Non so per dove."
"Io l'ho vista prima di andare a letto", disse Aldo, "sembrava molto triste e preoccupata, ho pensato che fosse per il temporale. Ma poi ho riflettuto che anche ieri sera non era venuta in città con te e forse aveva qualche motivo."

Magdalena aveva passato la notte insonne e all'alba, prima di andare via, aveva infilato un foglio sotto la porta della camera di Lucrezia e Viviana, con su scritta una sola parola: "Puttane". Ma in sala fino a quel momento la cosa non si era risaputa. Il silenzio cadde tra i presenti e nessuno disse più niente. Raffaele si afferrò ancora più strettamente al corrimano e ristette immobile.

"Pazza, disse come tra sé; mi ha lasciato. E per che cosa? Io non ho fatto niente."

Igor si schiarì la gola, brontolando:
"Questa notte molte cose sono cambiate, disse grave. Io parto all'una, dopo il pranzo."

Lucrezia e i due figli erano in camera e lei preparava in fretta le valigie; aveva trovato il biglietto oltraggioso della cantante e l'aveva subito distrutto senza farlo vedere alla figlia. Non intendeva farsi vedere da nessuno. La stagione con il primo temporale d'autunno era veramente cambiata. Dappertutto un'aria di abbandono. Faticosamente cominciava un altro giorno e ognuno era costretto a fare i conti con la realtà. In mattinata la cabina elettrica fu riparata e nell'albergo tornò la corrente. Ma ormai la luce del giorno aveva cancellato il ricordo del buio seguito alla luce dell'estate che era sembrata interminabile e nessuno rimpiangeva che fosse finita. Dopo aver saldato il conto, sbrigativamente, Lucrezia e i figli salirono sulla loro macchina e la donna guidò fuori del garage e poi, di seguito, lungo la via verso il paese, senza salutare nessuno e nessuno si accorse della loro partenza. Erano tutti intenti, nelle loro camere a fare i propri bagagli. Quell'anno, in inverno la locanda Bocca del Mare rimase chiusa per ristrutturazioni, decise all'ultimo momento dalla proprietaria, Flora, che aveva licenziato tutto il personale e si era separata dal marito. Dopo le vacanze degli altri, aveva ben diritto anche lei ad un po' di riposo.


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(1) La vocc' d' lu mar' per i marinai abruzzesi è il tratto di costa che viene "mangiato" dall'erosione. In particolare il fenomeno si può osservare , sulla spiaggia sabbiosa, quando il battere dell'onda scava sul bagnasciuga una profonda cavità, il cui "tetto" ogni tanto frana, aumentando il dislivello tra la superficie dell'acqua e la spiaggia. La "bocca" marina comunque è un luogo geografico, di solito indica un canale, un passaggio fra due tratti di terra. (es. "Le Bocche di Bonifacio"). Qui la parola "bocca" è usata in un senso del tutto particolare.
(2) Celebre quadro del pittore spagnolo Velasquez 1599- 1660

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