ESTATE



Distesa estate,
stagione dei densi climi
dei grandi mattini
dell’albe senza rumore
ci si risveglia come in un acquario
dei giorni identici, astrali,
stagione la meno dolente
d’oscuramenti e di crisi,
felicità degli spazi,
nessuna promessa terrena
può dare pace al mio cuore
quanto la certezza di sole
che dal tuo cielo trabocca,
stagione estrema, che cadi
prostrata in riposi enormi,
dai oro ai più vasti sogni,
stagione che porti la luce
a distendere il tempo
di là dai confini del giorno,
e sembri mettere a volte
nell’ordine che procede
qualche cadenza dell’indugio eterno.

L'estate secondo il poeta Vincenzo Cardarelli, è la stagione "meno dolente di oscuramenti e di crisi". In effetti, l'impressione che ho io è che essa sia il periodo dell'anno maggiormente assorbente, ti prende cioè totalmente, ti impedisce di pensare ad altro. E' come un anestetico che in qualche modo ti ottunde la sensibilità verso altre cose e ti paralizza in se stessa. Sei in estate e "devi" vivere l'estate. Come in una immersione totale.



Così totalizzante è l'amore e così sono gli amori estivi. Durano solo il tempo dell'estate, in cui ci si risveglia "come in un acquario", si è chiusi in una bolla, si boccheggia e l'acqua è l'elemento in cui si vive e dal quale è impossibile uscire.

Dal mio punto di vista, credo che sia impossibile non amare l'estate, con il suo sudore, con i suoi odori, con la sua ridondanza di tutto, frutti, cieli, mari, sentimenti esasperati.

Si arriva a settembre, quando l'estate è ormai declinante, con la nostalgia dell'estate e si cercano pretesti per prolungarla ancora un po'. Così gli amori, esauriti, si trascinano con promesse che si sa non verrano mantenute, lasciando striate di dolore acuto, che svaniscono tra le prime brune d'autunno.

Propongo di ascoltare due brani di musica, il primo è il classico "Estate", nella versione del compianto jazzista Chet Baker, il secondo è un reperto più antico risale all'epoca mitica del jazz, gli anni venti, un capolavoro di Louis Armstrong, il famoso "West end Blues", nel quale, oltre ad un assolo di tromba sensazionale, si può asoltare la voce roca dell'artista che si fa carezzevole come quando si è di fronte ad un dolore ormai superato, di cui si ha solo un ricordo quasi confortevole, che in qualche modo ci riscalda.



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