L'IMPONDERABILE

 

                             


                                                         

Sai, Pancrazio, diceva Maurizio in uno di quei rari giorni in cui il suo animo si apriva ad una maggiore disponibilità nei confronti dei suoi amici e collaboratori, rivelandosi per quello che era, al di fuori della maschera che indossava costantemente, quando era con gli altri, non dobbiamo essere molto attaccati alle cose terrene, noi siamo creature dotate di una doppia capacità, fisica per operare all’esterno e spirituale per le nostre esigenze di verità e giustizia.

Si fermò un attimo, esitante, non sapendo bene perché avesse detto queste parole, mentre Pancrazio lo guardava, incerto se dire quello che pensava, data la fumosità di quanto affermato dal Maestro; poi, si fece coraggio ed azzardò:

Certo, se si lavora all’aperto, viene sempre tutto meglio ed è sempre una buona cosa dire tutta la verità; se quanto richiesto non si può fare, inutile insistere.

Maurizio raddrizzò gli occhi sotto le lenti, strizzandoli, leggermente. Siamo di passaggio su questa terra, disse, non bisogna affezionarsi alle cose, ma alle persone.

Anche io sono di passaggio qui, partì più sicuro di avere imboccato la strada giusta Pancrazio e tu sei la prima persona che ho incontrato, non potevo affezionarmi ad altri, ma tu sai che ti voglio bene come ad un padre.

Insomma voglio dire, alzò la voce, un po’ stizzito, Maurizio, bisogna guardare le cose un poco dall’alto, essere superiori a tante piccolezze, io dentro di me avverto che ho raggiunto un limite, oltre il quale tutto appare sotto un’altra luce. Penso di aver posto una certa distanza tra me e le cose, quello che accade, l’imponderabile che flagella buona parte della nostra vita, non mi toccano più, sono come su un piedistallo e vedo le cose passare sotto di me.

Pancrazio era ammirato ed assorto; vedere le cose dall’alto è tutta un’altra cosa, affermò, intimamente convinto di questa grande verità, io pure, quando sto a Colleminuccio, salgo più in alto che posso, sul colle dietro casa nostra e da lassù guardo tutto quello che succede sotto. Quello che fanno in casa Giulia ed Evelina, non mi interessa e io non vado a disturbarle, tanto a pranzo e a cena io mangio qualunque cosa esse abbiano preparato.

A questo punto, Maurizio, stanco di menar il can per l’aia, pensò di inchiodare Pancrazio con questa provocazione:

Cos’è, Pancrazio, per te, l’imponderabile?  

L’interrogato ristette un po’ su a pensarci, poi, con una certa determinazione, affermò: l’imponderabile è cioè che non si riesce nemmeno a pensare, quant’è piccolo.

Vedi Pancrazio, Maurizio parlava con un tono fintamente mellifluo, dal quale traspariva una certa soddisfazione, come chi avesse trovato una perla in un pantano, un misto di vanto e meraviglia, se vogliamo, quello che tu dici può essere definito imponderabile, in uno degli ultimi sensi che questa parola può avere, che arriva a contenere anche l’imprevedibilità e l’indeterminabilità, mentre il suo significato originario era di cosa tanto minuscola da non avere un peso apprezzabile.

Ebbene, le tue parole, a volte sono imprevedibili, non sempre riescono a determinare esattamente quello che vuoi dire, ma le tue osservazioni, a volte colgono nel segno per una tua innata capacità di intuire contenuti semantici inavvertibili ai più.

Mi dispiace, caro Maestro, disse affettatamente Pancrazio, rivolto al perplesso Maurizio, io di semi non so niente e tutte le volte che debbo seminare qualcosa, mi affido a Valentino, mio compare di battesimo, il quale è un esperto in materia.

Se ti serve, te lo presento.

Nell’aula il silenzio si poteva tagliate a fette, Maurizio, una statua di sale, si mosse impercettibilmente distogliendo gli occhi dal volto serio di Pancrazio, Grazie, disse, sarà per un’altra volta, oggi qui non attecchisce niente; comunque sì, nella imponderabilità, c’è anche il senso di qualcosa che non si può pensare per essere totalmente irrilevante, inconsistente, inimmaginabile.      

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