IL LETTORE

 

                


                                                                         

Dice un lettore che ci vuole bene, a me e a voi (è ridondante, lo so, ma tra di noi possiamo fare come ci pare), che se esistesse un locale come il nostro, riferendosi al Bar dell’Olmo con annesso Circolo dell’Abecedario, con dei personaggi come noi, egli ne sarebbe un frequentatore abituale e questo ci fa molto piacere.

Questo è quanto riferì Maurizio in quel lontano giorno di incipiente primavera che non sembrava vera tant’era bella, ai suoi quattro o cinque ascoltatori, tutti col naso all’insù a sentirlo, tranne Sebastiano, trattenuto occasionalmente al bancone con un cliente che non si accontentava soltanto del caffè, ma voleva anche fare quattro chiacchiere.

Perché, insorse Pancrazio, io non sarei reale? Non esisto io, per lui?

Chi sono quelli? Chiese a bassa voce il cliente in vena di conversazione al suo barista, indicando il gruppetto di alunni riuniti intorno al Maestro, in un angolo del locale.

Noi qui, rispose Sebastiano, facendo un cenno con la mano, che includeva il gruppetto e anche lui, siamo un Circolo pseudo culturale, inventato da un autore fantasma che non ama farsi conoscere, anzi vorrebbe essere ignorato del tutto, per evitare questioni di burocrazia, tasse da pagare e altre seccature del genere, sai? Perché vedi, anche lui in certo qual senso è un personaggio nato dalla sua invenzione.

Un caso di partenogenesi, vero? Chiese il cliente, evidentemente fornito di approssimative nozioni scientifiche.

Ora ci vorrebbe Pancrazio a risponderti, solo lui è l’esperto di dialetto napoletano, se ne uscì Sebastiano.

Lasciamo perdere chiuse quello senza aver capito, ma ascoltiamo cosa dicono.

Tu sei nato dalla mente dell’autore come personaggio, stava spiegando Maurizio ad un perplesso Pancrazio, per sé disposto a menar le mani contro chi avesse voluto farlo fuori, ma una volta uscito allo scoperto, puoi agire come vuoi, indipendentemente dalla volontà di colui che ti ha inventato.

Balle, disse per nulla convinto Pancrazio, sfido chiunque e dire che io sono una creatura di carta.

Ma se quello è un personaggio, ventilò il cliente incuriosito a Sebastiano, starà recitando la sua parte di un copione!

Per quanto piano avesse parlato, l’affermazione non sfuggì a Pancrazio che si alzò minaccioso: qui non vi sono copioni, caro signore, inveì, siamo tutti nella stessa barca, ma ognuno rema per conto suo.

Siamo personaggi, intervenne Maurizio a calmare le acque, anche lei, amico mio, non si è accorto di essere uscito dalla penna di uno sconosciuto? Il caffè che ha testé bevuto, fatto dal nostro buon Sebastiano, crede che fosse un caffè reale?

Caspita se lo era, rispose quello ed anche lo zucchero, di prima qualità.

Se è per questo, cerchiamo di offrire sempre il meglio, volle precisare Sebastiano. Anche per le brioche il nostro autore non bada a spese.

Insomma quel cazzo di lettore doveva farci fare tutto questo casino? Interferì non idilliacamente Oreste, siamo stufi di aspettare, possiamo andare avanti con i fatti del giorno? Non vedete che bella giornata di primavera ci si prospetta? E noi qui a parlare di copioni.

Bando ai copioni, si sentì la voce di Silvana, aulica in quanto parlava dal fondo dell’aula.

Quando la realtà supera l’immaginazione, concluse malinconicamente Maurizio e ristette, rivolgendo lo sguardo su tutti, circolarmente, uno per uno e fermandosi significativamente di fronte al nuovo arrivato, la vacanza è finita, caliamo pure il sipario, torniamo tutti dietro le quinte.

È strano, meditava Pancrazio, la realtà, quando è troppo bella, sembra finta; il contrario è con l’arte, un quadro, una statua, quando colgono nel segno, diciamo che sembrano veri. È strano, molto strano e scuoteva la testa, chi sa cosa ne pensa il nostro inventore?

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