UN VASCELLO FRA LE NUVOLE

 

                                                                

 


                                                        

Guido, i vorrei che tu e Lapo ed io

fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio;

sì che fortuna od altro tempo rio
non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse ’l disio.

E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch’è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:

e quivi ragionar sempre d’amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i’ credo che saremmo noi.

Dante

“Stasera la ragazza del bar abituale dove mi accolgono con simpatia mi ha salutato dicendomi: "dai sempre amore qualunque cosa succede". Sono uscito col cuore più leggero.

Quando sono li immagino di essere nel luogo fantastico da te creato dove vorrei incontrare i personaggi del tuo circolo”.

Lucio

Bruno, ho letto i commenti ai quali ti riferisci, e mi sono commosso, come spesso mi accade leggendo tutto quel che ruota intorno alla tua figura.

Un abbraccio 🥰

Achille

Nuvole di ricordi, nuvole del tempo, nuvole di fantasia, nuvole di lontane nostalgie

C’è qualcosa di favoloso, in noi e soprattutto in voi, cari amici. Ognuno a suo modo vive in un mondo incantato, dove tutto è bello e risplende.

L’accostamento di Dante,, immerso nell’aura felice del nascente stil nuovo, con le nostre povere cose di oggi, non sembri blasfemo, io lo ritengo sostenibile, senza togliere niente al padre della nostra lingua.

Vedo Dante vestito come un giovane del suo tempo, con braghe aderenti e mantellina, niente tunica e papalina in testa, per nulla dottrinale, arguto e smaliziato con le donne a parlare d’amore nel vasello del suo incantamento.

Lucio e Achille, per altri versi nel vasello, accomunati in un tributo a me rivolto, del quale sono a loro molto grato.

Tutti vorremmo essere imbarcati su quel vasello ed essere portati per mari, avendo accanto la donna del cuore. Lui con “quella ch’è sul numer de le trenta”, cioè la trentesima donna più bella di Firenze, forse Beatrice, di poco più giovane di lui, o un’altra occasionale.

Il mio pensiero, va a quella cara amica che giace immobilizzata a letto, a causa di una frattura alla caviglia, la quale, in attesa di una completa ripresa, si tiene su con la vita alimentando pensieri affettuosi e rallegrandosi dei successi di un figlio (d’arte è il caso di dire) il quale scrive commedie in vernacolare, che poi interpreta nelle vesti del personaggio principale.

A lei rivolgo fervidi auguri di completa guarigione e benessere per sé e per la sua bella famiglia.

Parlando di personaggi, il primato va a Lucio che viene “accolto con simpatia” in un localino da lui frequentato e viene apostrofato da una gentile cameriera, con le parole “dai  amore sempre qualunque cosa accada” e con questo è già entrato in un personaggio egli stesso.

Da tempo ambisce a questo ruolo e, come personaggio, corteggia Pancrazio e compagni, ritenendoli suoi compagni di strada e, vorrebbe, di trattoria o almeno di bar.

Potremmo con lui e tutti voi, intraprendere un viaggio di fantasia, che ci veda tutti riuniti in un posto, La Battana, per esempio, lo stabilimento balneare di Putiferio, chiuso per fuori stagione, che potrebbe magicamente riaprire i battenti ed ospitare soci del circolo e viandanti di strada, tutt’insieme per un meeting a tavola o sul terrazzo di fronte al mare e navigare con lo sguardo oltre l’orizzonte o nell’interno delle nostre coscienze assetate di carinerie e dolci sorprese.

Pancrazio potrebbe sedere ad un capotavola e dettare il programma, un menù gastronomico fatto non si sa ancora se di polpi, cozze e patelle o di ambrosia, il cibo degli dei e, quindi dello spirito, Maurizio, ristretto, contegnoso da una parte, non sdegnoso, non lo sarebbe mai, ma un po' chiuso nei suoi pensieri, chissà forse di portata cosmologica, o soltanto perduto dietro a Chiara, di nuovo lontana in territori estremi, dimenticati da dio.

Sebastiano per un giorno lontano dalla sua machina da caffè, disoccupato, speranzoso in un meritato riposo, se non fosse per quel rompiscatole di Segundo che già lo tallona con qualche idea pazza che a lui non interessa.

Silvana in costume, sperando in un po’ di tepore che dicono provenire da correnti meridionali, è tentata di esporsi in terrazza con il topless, che finora non ha mai indossato.

Oreste ha preso le carte da gioco, sperando di coinvolgere qualcuno in un torneo di burraco.

Achille che con Bruno ha una partita aperta, ha letto nel suo cuore e ciò che ha visto lo ha commosso e suona divinamente la sua fisarmonica, portando l’atmosfera ad un livello di purezza e levità tali da sembrare che l’intero stabilimento si sia sollevato e trasferito su una nube, come una nave, un vascello, che parte, sulla scia di quello di Dante, e non si sa dove andrà a finire.  

Sullo sfondo il transatlantico di Fellini che tutto illuminato attraversa lo schermo, in alto mare di notte, davanti agli occhi stupefatti di tanti osservatori, spintisi al largo per assistere ad un evento unico e irripetibile, il primo ed unico passaggio di quella grossa nave nel mare Adriatico, con il cieco, accorso anche lui, che suona in una barchetta, appassionatamente la fisarmonica e chiede a più riprese “com’è? È bello? È bello?

   

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