CONCRETO

 

                                                             

 LA VITA

Ho sentito dire di tutto della vita e nella vita, persino che sia una illusione, un velo di Maya, ombre riflesse sul fondo di una caverna, una matrix. C'è chi insegue successi, notorietà e gloria, chi si cimenta in grandi imprese ed ama rischiarla la vita, chi la rinnega e l'apostrafa con parole squallide, chi vi si aggrappa disperato quando sente che la sta perdendo, chi la vuole perdere per lo strazio in cui la sorte lo costringe, chi ha la fortuna o la capacità di viverla nella gioia. La vita è un dono che riceviamo dall'ignoto da cui proveniamo ed a cui torneremo. Forse in qualunque modo la si voglia condurre ciò che mi sembra veramente concreto sono i sentimenti che ci legano gli uni agli altri e le emozioni che la vita comporta.

LUCIO/46

 


Con una battuta potrei liquidare l’affermazione di cui sopra dicendo ne ho sentite tante che mi sarei risparmiato almeno questa.

Nulla di nuovo sotto il sole, nessuna considerazione originale sulla vita, solo una carrellata sommaria di opinioni altrui e la riaffermazione di una vocazione intimistica basata sui sentimenti e le emozioni., già manifestata in altre occasioni.

Come scagliare un sasso nel pantano e poi concludere che è meglio non sporcarsi.

Se non fosse per quell’aggettivo, “concreto”, forse “voce dal sen fuggita” all’ineffabile Lucio/46 (che per ogni cosa che scrive sente la necessità di certificare l’autenticità della sua provenienza), che mi ha non poco intrigato.

Concreto vuol dire solido, consistente, consolidato. Viene dal latino “concrescere”, che si traduce con “addensare”.

Possono cose immateriali come i sentimenti e le emozioni essere anche “concrete”?

A me sembra di no.

Ma se consideriamo l’uso avverbiale del termine, come quando si dice, a conclusione di un discorso, “in concreto” e si fa il sunto o l’estratto di tutto il ragionamento, questa espressione equivale a dire “in buona sostanza”, le cose cambiano.

Quello che il nostro vuole realmente affermare è che, fatta la scrematura di tutte le congetture sulla vita, quel che resta nel crivello delle considerazioni è il concetto fondamentale che ciò che conta nella vita è appunto l’essere in noi di queste facoltà che la rendono viva e vitale.

Concreto quindi non è l’aspetto emotivo del nostro essere, che per sua natura è volatile, ma l’esito di un processo mentale di addensamento che porta a considerare reale ciò che si afferma, in quanto certo e verificabile.

Come dire che il succo del discorso sulla vita per l’autore è tutto lì, ritenendo ciò che si è detto e si continua a dire su questo tema molto dibattuto (sogno o matix o quintessenza) del tutto scontato.

Succo sul quale però dissento: i sentimenti e le emozioni, fanno certamente parte della vita, ma sono manifestazioni temporanee e discontinue, non bisogna indulgere a baloccarsi con essi.

Più importante mi sembra che sia, mettere al posto delle sensazioni emotive, il mondo delle idee, la nostra facoltà di essere innanzi tutto coscienti di noi stessi, poi di ideare, ragionare e quindi rapportarci con gli altri, tutte cose che vengono prima del “sentire” le ragioni del cuore e dell’affezionarsi.

Concetto astratto anche questo ma che può ben essere preso come asse portante di una vita.

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