LA FORMULA DELLA FELICITA'

 

 


                                                   

 

"La vita dopo una certa età cambia.

Non si ha più voglia di drammi, di conflitti, di spiegazioni.

Si comincia una sorta di "Selezione".

Si sceglie di circondarsi sempre di meno persone, spesso si comincia a scegliere il silenzio; a volte si sceglie persino l'assenza. Ci si dedica di più solo a ciò che è in pace con sé stesso. Si comincia a vedere le cose per come sono, e sempre meno di come sembrano. La parte migliore di te, cominci a preservarla solo a chi sa andare in profondità. Tante cose impari a tacere; tante cose impari a lasciar andare. Si fa una selezione tra "Utile ed inutile".

Che alla fine dei conti, tutto ciò che è inutile, non ti serve. Ci si sbarazza di tante cose: parole, persone, oggetti.

Tieni stretto a te, tutto ciò che ti rende migliore. Per il resto, impari l'arte dell'indifferenza."

Monica Guerritore

 

 

Molti, arrivati ad una certa età, dicono di non preoccuparsi più del giudizio degli altri, di non avere più ambizioni, di non desiderare più nulla di impossibile, di voler soltanto vivere, giorno per giorno, così come viene.

Pancrazio ascoltava queste parole pronunciate da Maurizio, come fossero pronostici usciti dalla bocca di un oracolo.

Secondo te è possibile vivere senza pensieri? Obiettò, dopo un attimo di riflessione.

Se non si vagheggia, rispose Maurizio.

Ma questa è la formula della felicità, obiettò ancora Pancrazio. Chiunque vorrebbe non doversi più occupare di niente e vivere felice in una perfetta beatitudine.

 Nirvana? Chiese enigmatico Maurizio.

Ma no, i nervi non c’entrano, non sono nervoso proprio per niente e non mi incazzo, tranne quando mi fanno incazzare, nel qual caso son mazzate! Dico che così è troppo facile e non è necessario arrivare ad una certa età per dire queste cose; prendi me, è da quando sono bambino che…

Ma tu sai cos’è il Nirvana? Insistette Maurizio. E continuò:

Il Nirvana è uno stato di assoluta mancanza di desideri, di abbattimento di ogni pulsione sentimentale o spirituale che si raggiunge al termine di un percorso di meditazione e di ascesi…

Ascia-sì, l’accetta? Guarda che io spacco la legna tutti i giorni, per accendere il fuoco nel camino e con l’ascia me la cavo bene, ma non vado per boschi ad abbattere niente, gli alberi per me sono sacri, esseri viventi…ogni tanto nel mio percorso nei boschi, mi fermo ad abbracciare il tronco di un albero e mi sento felice.

In sanscrito, che è una lingua indo-europea che si parlava in India già dieci secoli prima di Cristo, continuò Maurizio senza farsi scoraggiare dalle divagazioni del suo allievo, la parola “Nirvana” vuol dire “estinzione” e sarebbe appunto la fine di ogni desiderio e anche l’annullamento della propria individualità, perché, se ci pensi bene è l’individualità, alla quale siamo così attaccati, all’origine di tutti i nostri affanni.

Ma se non fossimo più noi stessi, osservò perspicacemente Pancrazio, saremmo come ciocchi di legno che chiunque può spaccare e mettere nel nwl fuoco del camino; diventeremmo fumo.

Secondo la teoria buddista, che si sviluppò sempre in India intorno al VI sec.a.c. ad opera appunto del Buddha, nome che vuole dire “illuminato” alla realtà ultima, il Nirvana, la perfetta beatitudine si raggiunge con l’assoluta immobilità arrivando a confondersi con le cose.

Grazie mille, Maurizio ma preferisco cento volte quelli che dicono, quando arrivano ad una certa età, di non volere più niente, perché tanto, aggiungo io, quello che potevano avere l’avranno già avuto, mentre rinuncerebbero solo all’impossibile, bontà loro. Però loro almeno le palle le hanno ancora.

Anche questa volta, Maurizio ritenne che la lezione avesse raggiunto il suo scopo e che fosse ora di passare ad altro.

Ma Pancrazio non era d’accordo:

aprendosi ad un sorriso meditabondo, disse:

forse la felicità consiste proprio nel non sapere quando siamo felici; si è felici e basta; se uno si mette a pensare a quanto siamo felici, la felicità già non c’è più.


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