ASSENTI PRESENTI
C’è qualcosa di più forte
Della morte ed è la
Presenza degli assenti
Nella memoria dei vivi
Valérie Perrin
La Perrin non è scrittrice da poco; conosce quei piccoli
anfratti dello spirito difficili da raggiungere, dove si annidano i sentimenti
più intimi che lei illumina amabilmente con la sua grande sensibilità. Una
delle sue vocazioni è l’indagine sul rapporto con le persone care defunte, portata
con particolare acume a registrare ogni vibrazione interna per restituirci il
calore degli affetti delle persone scomparse.
L’aforisma riportato sopra ne è prova, affrontando proprio
l’argomento doloroso della morte.
L’ affermazione quasi perentoria, come scolpita su una
lapide, in essa contenuta è un omaggio al nostro culto della memoria dei morti
e nella sua concisione, potrebbe apparire una frase ad effetto che denuncia un
po’ il nostro umanissimo amore per la retorica, che fa sì che la forma superi
la sostanza.
Ma non è così.
Nell’apparente ossimoro
“assenza – presenza”, un semplice gioco di parole, in quanto l’assenza
si riferisce alla vita, mentre la presenza si manifesta solo nella memoria dei
vivi, si coglie il senso di pietà e di commiserazione, oltre al piacere della
trovata linguistica, che adombra anche vaghe presenze psichedeliche, spiritiche.
Evoca l’ectoplasma, quella sostanza nota nella parapsicologia, che, in
determinate condizioni promana dal corpo del medium in trance per assumere le forme
virtuali del soggetto richiamato.
In realtà si tratta di una costruzione a senso: è chiaro che
la permanenza nella memoria di un caro scomparso non può sconfiggere la morte,
che è e resta tale.
Infatti la permanenza del defunto nella memoria dei vivi,
altro non è che la permanenza del ricordo del defunto, che tanto ci commuove.
Quello che si vuole dire è che l’amore resta immutato anche
dopo la morte della persona amata.
La permanenza quasi fisica nella memoria di chi resta, della
figura dello scomparso, è cosa ideale, una finzione letteraria e questa non è
mai riuscita a riportare in vita nessuno.
Il poeta Orfeo, scese nell’Ade per riportare sulla terra, l’amatissima
Euridice, defunta e, ottenuto il permesso di farlo da Plutone e Proserpina,
custodi della città delle ombre, alla condizione però di non voltarsi indietro
a guardarla durante il tragitto di ritorno dalla morte alla vita, non
resistette alla tentazione e, giunto quasi sulla porta dell’Ade, si voltò ed
Euridice scomparve, perduta definitivamente.
Leggiamo insieme questa bella poesia di Eduardo De Filippo,
scritta da vivo, fingendosi morto, che, ora che è morto suona evocatrice di un
fantasma:
"Sto qua"
Sto, qua, Isabella, sto qua.
Che c'è? Non mi vedi?
Già, non puoi vedermi,
ma sto qua, sono in mezzo ai libri,
tra le carte antiche,
dentro ai cassetti del comò.
Mi trovi quando il sole entra di sguincio,
s'intrufola di taglio
e fa brillare queste cornici dorate
d'argento
grandi e piccoline
di legno pregiato
acero noce palissandro mogano
sembrano finestrini e finestrelle
aperte sul mondo…
Mi trovi quando il sole si fa rosso
prima che tramonti
dipingendo d'oro i rami degli alberi
e s'infila tra le foglie
per farsi guardare.
Altrimenti mi potrai trovare
quando è notte
in cucina, per cercare qualcosa da mangiare
un pezzetto di formaggio, un'insalata,
quel poco che ti sostiene lo stomaco
e poi te ne vai a letto.
Prima della luce dell'alba poi
mi trovi alla scrivania,
con la penna tra le dita
e gli occhi al cielo,
pensando a ciò che ti ho raccontato
e non ho scritto
e chissà se non sia stato un bene
che questi pensieri si siano persi,
distratti, e stanchi di essere pensati,
che volteggiano nell'aria insieme a me.
E se guardi lassù
può succedere
che se ci sono le nuvole
mi trovi.
Il vento straccia le nuvole
e, così, come viene viene,
puoi trovare certi occhi che ti guardano.
Sotto una fronte larga larga
e lunga
e due solchi lungo il viso…
sì, li puoi trovare.
_Eduardo De Filippo_
Queste parole portano una luce di speranza, ma è un’illusione.
Inutile illudersi con belle parole, la morte è morte,
inutile dire non sono morto, sono nella stanza accanto, non è vero.
Ciò non toglie che nel nostro cuore il dolore della perdita
sia inestinguibile ed è bello che la memoria ci riporti continuamente l’immagine
del caro defunto, come era prima di morire, vivo, per sempre.
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