FANFALUCHE
Fanfaluche sono le cose campate in aria, niente a che vedere
con la feluca che è un copricapo di tipo medioevale che fa parte della divisa
dei diplomatici, avvertì compuntamente Maurizio alla sparuta milizia dei suoi
allievi, per quanto la feluca, con le sue piume la dica lunga sulla vanità
delle cose.
E non sono fandonie, seguitò imperterrito, che sono grosse
bugie, sebbene ne condividano alcuni aspetti, come la volatilità e la
inconsistenza, come palloni che si alzano nell’aria e scoppiano, ma non
possiamo parlare nemmeno di fantasie e tanto meno di farfalle che volano
indisturbate.
Piuttosto verrebbe da aggiungere che esse, le fanfaluche,
hanno un che, che potrebbe richiamare la figura di chi le emette, che in genere
è un fanfarone, uno che sbrodola e non raccoglie.
Nella realtà, fanfaluca è una parola che ci viene da
lontano, dal greco “pompholyx”, che vuol dire “bolla d’aria” e perciò destinata
a rappresentare cosa da nulla, inconsistente, una bazzecola.
È meno di una quisquiglia, di una inezia, o la famosa “pinzillacchera”
di Totò, che pure esistono e rappresentano qualcosa, ma la fanfaluca non
rappresenta proprio niente. È aria fritta, come si sul dire per intendere il
massimo della inconsistenza.
La fanfaluca è come la cenere volatile che si alza da un
fuoco di paglia, con il medesimo significato figurato di cosa che si perde
nell’aria e non produce alcun effetto.
Le faville, come le lucciole del camino, che si accendono e
spengono subito in un avvicendamento vorticoso e fantastico quanto inutile.
Non sono così, in fondo, tutte le cose del mondo? Cenere,
polvere…Non si fruga nella polvere ammonisce il titolo di un libro di uno
scrittore famoso.
Dopo un breve silenzio assorto, da parte dell’uditorio e di
sospensione e di attesa da parte del maestro -
non si sentiva volare una mosca -
Ma forse volevi dire “farlocco?”, interloquì Pancrazio e si girò per
guardare in faccia chi era scoppiato a ridere alle sue spalle.
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