LA VIANDANZA Lettera a GIUSEPPE
Caro Giuseppe, ho cominciato a leggere “Alzati e Cammina”,
il libro che tu, con tanto affetto, mi hai regalato tanto tempo fa, con la
bellissima dedica dell’autore e che io avevo trascurato colpevolmente, come
colpevolmente ho trascurato altre cose che riguardavano la tua vita, della
quale avrei dovuto, invece, avere la massima cura.
Alzati e cammina è quanto disse Gesù a Lazzaro morto e
Lazzaro resuscitò dalla morte.
Alzati e cammina è l’invito, scopertamente evocativo, che il
libro rivolge ad ogni uomo o donna ad uscire fuori da tutto ciò che costituisce
un condizionamento all’azione, come un torpore mortale.
Ci sono in queste pagine dense di considerazioni e
suggerimenti, molte cose belle, che mi parlano di te, di come eri, di quello
che hai fatto ed ora capisco la tua ammirazione per Luigi Nacci, l’autore del
libro e il fondatore di una nova religione, quella della viandanza, che è la
molla che spinge ad andare.
Essere un viandante del mondo è la massima aspirazione che
si possa avere in un mondo dove tutto sembra volto alla staticità coatta, quella
che si produce nella mente e si riverbera nel fisico e corrode ogni buon
sentimento.
La stessa che mi ha impedito di vedere, di sentire, quando
tu mi sollecitavi ed io ero insensibile ai tuoi richiami. Non avevo occhi, non
avevo orecchie, per vedere e per sentire ed ho lasciato trascorrere molto tempo
nell’ignavia.
Per fortuna tu hai fatto con tuo figlio quello che io non ho
fatto con te e questo ci ha salvato: tu sei l’anello di congiunzione tre quello
che ero io e quello che è ora Leonardo ed il vincolo che ci lega si è
rinsaldato con il ravvedimento mio e la buona natura di Leonardo.
Ormai per me, l’unico modo di vivere la viandanza è quello
accennato con affetto dal Nacci, nella sua dedica rivolta a me, del sogno ad
occhi aperti. Potrò vedere quello che tu hai visto e potrò pensare quello che
tu hai pensato e questo mi riempie il cuore di gioia e di speranza.
Sarò un viandante nella mente, come sono stato un viandante
ombra durante i vostri viaggi a piedi, al vostro fianco, passo dopo passo,
lungo le vie e i tratturi, verso mete
che non erano mete, o traguardi, ma semplici fermate, soste, del lungo andare.
Spero di raggiungerti, durante questo mio vagabondare e
continuare con te un viaggio infinito.
Arrivederci caro figlio.
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