FACEZIA

 

                                                                              

Che differenza passa tra vanvera e facezia? esordì quella mattina Maurizio, con un certo entusiasmo non condiviso da nessuno dei presenti, i quali lo guardarono con occhi vuoti, ogni mattina una nuova, pensò qualcuno di essi, non passa giorno che questo sant’uomo non venga a romperci le palle con queste stronzate! 

Per me la facezia è una ridicolaggine, intervenne, collaborativo, Pancrazio, è una cosa buffa, ma senza peso. Una battuta. Una di quelle da farti calare le brache.

Facezia viene da faceto che vuol dire elegante, brillante, arguto. Corresse Maurizio. Ma quello che ha detto Pancrazio, non è del tutto sbagliato.

La facezia, a parer mio, pur derivando dal parlare arguto, perde un poco in eleganza ed acquista più in vanità, è una forma di spiritosaggine, che fa sorridere a mezza bocca, subito da dimenticare.

Mentre il parlar faceto è il contrario del parlare a vanvera, tanto è scoordinato, insensato e sproloquiante quest’ultimo, quanto snello, piacevole e comprensibilissimo il primo, connotato da un simpatico umorismo, che può essere smaliziato, o diretto ad un fine, come quando si dice, parlare tra il serio e il faceto, in cui si dicono cose anche in parte vere e serie, in modo scherzoso e non sferzante.

Caspiterellina, gigioneggiò Pancrazio, tutto comprensivo, oggi Maurì hai dato il meglio di te. Sei venuto agguerrito ed hai menato con abilità: mi hai voluto dire che quello che ho detto era una cavolata, ma lo hai fatto con un’eleganza da spadaccino della lingua, tu sì che anche tra le brume, sai riconoscere il vero talento! Grazie, Maestro, noi due possiamo collaborare per svezzare questi fanciulloni che stanno con noi. 

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