ANTIFASCISMO

 




Affermare che oggi come oggi, parlare di fascismo e antifascismo è anacronistico, perché il fascismo è morto 70 anni fa e non potrà più risorgere e che gli italiani, gravati da tanti problemi più importanti, sono stanchi di sentire queste diatribe infruttuose, è la premessa, l’anticamera della restaurazione dei presunti “valori” di quel “piccolo tempo antico”, ancora favoleggiato, nella mente e più ancora nel subcosciente di tante persone di buona volontà, che ancora credono, perché è stato così insegnato a loro, di sottobanco, nell’ambito familiare, lungo il corso di questi ultimi 70 anni, che nel fascismo c’era qualcosa di buono.

E lo si vede nella volontà, che la compagine dell’attuale governo, eletto democraticamente da un’Italia purtroppo dimentica, chiaramente esprime, di invertire il corso della storia cominciando proprio dal tentativo di scalzare quella che finora i nostalgici del passato regime hanno sofferto come la egemonia della cultura di sinistra, con la riproposizione degli strumenti di un vecchio armamentario di idee ampiamente superate e l’annullamento di conquiste della società civile che nel frattempo si sono fatte e che si vorrebbero conculcare, con il beneplacito della maggioranza plaudente, la quale, nella narrazione che se ne fa, da parte di giornalisti e pensatori di parte, fautori subdoli di questa inversione di tendenza, preferirebbe ignorare, distratta dal corso delle attuali vicende, soprattutto internazionali, che si presentano effettivamente gravide di una pericolosità preoccupante.

Ma veramente è pensabile, si chiedono seriosi opinionisti favorevoli a tale tendenza, che in Italia, oggi vi sia il pericolo del ritorno di una dittatura fascista?

Ebbene, sì, anche se, naturalmente, nessuno pensa ad un ritorno del fascismo in camicia nera, col fez in capo e un imbonitore da piazza capace di galvanizzare le folle, portandole ad una forma di parossismo collettivo, come è stato nella delirante esperienza del nostro triste passato, bensì come una forma di assuefazione al peggio, del ripristino di stilemi non più condivisibili, di ritorno ai confini di una società dominata da falsi idoli, come, dispiace dirlo, Dio, Patria e Famiglia, che andavano bene ai tempi di Mazzini, ma sono oggi del tutto improponibili.

I segnali sono già molti, vedi il successo di un generale che si accingono a mandare a rappresentarci in Europa, pronubo quel Salvini che ogni giorno diventa, nella sua piccolezza, più pericoloso per le nostre istituzioni, le iniziative in corso per scardinare la nostra Costituzione fondata sull’antifascismo (premierato e autonomia differenziata), l’attacco al diritto delle donne di abortire con lo stravolgimento della legge 109, la censura delle libere opinioni, operata in varie forme, la repressione delle manifestazioni pubbliche antagoniste, l’avversione per le teorie trasgender, ecc.

 

 

          

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