SPIAZZARE
Piazzare un
buon colpo e spiazzare l’avversario, questo è quello che si vorrebbe. Che sia per gioco, o per guerra, la contesa
è la stessa. |
Voglio sapere
che cosa vuol dire piazzare e cosa significa spiazzare, disse Pancrazio a
voce alta, entrando nel locale e tutti, anche alcuni avventori seduti ai
tavolinetti, alzarono lo sguardo su di lui. |
Oggi in piazza ho sentito uno, continuò poi a voce più
bassa, che diceva: a questo punto sono rimasto spiazzato. Mi sono guardato
intorno: il punto era quello e la piazza era ancora lì, voglio dire noi eravamo
lì, al centro della piazza e nulla era mutato, rispetto alle altre volte, come
aveva fatto quel tale a perdere la piazza?
Con la tua domanda, rispose Maurizio ridendo, oggi ci hai
spiazzati tutti
Ma è un modo di dire, obiettò Sebastiano, significa sono
rimasto disorientato da qualche cosa di imprevisto.
Ma, allora, la piazza che c’entra? Avrebbe potuto dire: sono
rimasto “svicolato”…
La piazza non è una vera piazza, intervenne Silvana da
dietro le spalle di Sebastiano, si dice piazza per dire la posizione, uno è
costretto a cambiare posizione.
Allora è uno sgambetto? Avanzò Pancrazio, qualcuno gli aveva
messo la “cianchetta”? ma non c’era nessuno lì vicino.
Con la tua domanda molto intrigante, rispose Maurizio , oggi
ci hai spiazzati tu. Infatti sia piazzare che spiazzare, hanno evidentemente a
che fare con la piazza, ma il senso è molto diverso, non si tratta di un
semplice “contrario” uno dell’altro.
Piazzare non vuol dire mettere in piazza, come spiazzare non
significa togliere dalla piazza, ma da questo concetto embrionale discendono
vari significati che ruotano intorno all’idea della piazza, come luogo simbolico.
Piazzare in effetti vuol dire collocare in un posto, con
sfumature molto sottili, a seconda delle diverse situazioni possibili, da
piazzare un figlio in banca, a piazzare un buon colpo, a piazzare la merce sul
mercato, a piazzarsi al primo posto in graduatoria, ecc.
Spiazzare, invece, significa destabilizzare, confondere,
sorprendere creando uno stato di straniamento, eravamo d’accordo di fare in un
certo modo, ma, con la tua mossa, mi hai spiazzato, disorientato ed ora non so
più che cosa fare.
Non prendere tutto alla lettera, a quel tale di cui ci hai
parlato, nessuno gli aveva messo la cianchetta, anche se, nel fatto di
spiazzare qualcuno, c’è una componente di furbizia, o di abilità, per cui
agendo in un certo modo, si fa sì che l’altro cada nel tranello e perda la
posizione più favorevole che aveva prima. Questo avviene nel gioco, per esempio
nel calcio, il centravanti con una finta spiazza il portiere e fa goal, o
quando si vuole sorprendere qualcuno. Come spiazzare il nemico o spiazzare un
avversario, con una mossa strategica.
Bella sorpresa, rubargli la piazza[H1] !
Mi vengono in mente quelli che soffrono di agorafobia, che
hanno paura del vuoto, rappresentato dalla piazza. Qui è il contrario, il senso
di disorientamento non deriva dal vuoto della piazza, ma dall’assenza di essa, proprio come quando uno te la togliesse
di sotto i piedi; di colpo, ti trovi spiazzato.
Ma cos’è la piazza? Si chiese il dubitoso Oreste e si dette
questa risposta: la piazza è il luogo pubblico dove ognuno si dovrebbe sentire più
a suo agio. È un luogo di ritrovo, di incontro, dove si discute, si ascolta, si
parla o si sta zitti, ma dove tutto ha un significato. Ciò che si porta in
piazza, acquista un valore particolare, perché diviene di domino pubblico,
mentre ogni singola persona ha il suo piccolo scampolo di popolarità.
Te la sentiresti di togliere la piazza ad un piazzista? Gli chiese
a bruciapelo Pancrazio.
Parli di un venditore di piatti, o di un politico che va in
piazza a fare comizi?
Ma parlo anche dei funamboli, giocolieri, mangiafuoco,
quelli che fanno il gioco delle tre carte e i guitti, gli artisti di strada che
nelle piazze hanno il loro teatro. E i musicanti, che se ne stanno in un angolo
e suonano ogni sorta di strumenti.
È la piazza dei mercati, quella che ha la meglio su tutte. Sentenziò
Silvana, io vado in piazza solo nei giorni di mercato e acquisto di tutto dal
vestito da boutique al pennacchio per il gabinetto, al cibo da strada per il
pranzo.
Dopo un lungo silenzio, durante il quale ognuno rifletteva
su quello che era stato detto, affastellato alla beneemeglio, e a quello che
ancora si sarebbe potuto dire, Pancrazio, meditabondo, concluse:
senza tutto questo saremmo veramente tutti spiazzati!
Commenti
Posta un commento