IL BACIO DI GIUDA

 

 

 

                                                                      

Se ero io al posto di Pietro, non una, ma tutt’e due le orecchie avrei tagliato, non al povero soldato che era stato comandato di andare ad arrestare Gesù, ma a Giuda, che con il suo bacio traditore, ne favorì l’individuazione e la cattura.

Al Circolo capitava ogni tanto di parlare di episodi tratti dai Vangeli, non da un punto di vista religioso, essendo i soci se non agnostici almeno non praticanti, però con qualche interesse per la figura di Cristo e delle sue predicazioni, ma così, in modo discorsivo, come se si trattasse di avvenimenti dell’ultima ora, ed ognuno diceva la sua liberamente.

Ciò avveniva maggiormente in prossimità di ricorrenze significative come il Natale, o la Pasqua.

Giuda è un personaggio ambiguo e controverso della storia di Gesù, ma comunque essenziale al raggiungimento del fine, disse enigmaticamente Maurizio.

Ma che fine e fine, inveì Pancrazio, Giuda è un traditore e perciò va condannato. Ha venduto il suo Maestro per trenta denari!

Caro Pancrazio, noi vediamo la storia da un punto di vista laico, ma qui siamo nel campo del divino ed il fine è quello che è nella mente di Dio, offrire in sacrificio suo Figlio per la salvezza dell’umanità.

Giuda comunque è un infame, insistette Pancrazio, anche ammesso che avesse agito per far sì che si realizzasse il fine di Dio, con il sacrificio di Gesù che doveva assolutamente essere consumato, come mai la scelta è caduta proprio su di lui? Avrebbe potuto essere un altro qualsiasi, ma invece Dio ha scelto lui, perché solo lui era predisposto a tenere una condotta così da canaglia.

Quello che dici ha un senso, ma la cosa può essere vista anche diversamente. Se nessuno si fosse assunto il compito così ingrato di tradire Gesù, non sarebbe stato possibile tutto il resto ed il fine non si sarebbe realizzato. Quindi Giuda è quello che più di tutti ha amato Gesù, perché ha accettato di svolgere questo compito ingrato, che lo avrebbe posto in cattiva luce nei confronti di tutti gli altri, condannando la propria persona ad un ruolo di traditore, per una ragione superiore.

Evviva San Giuda, allora, esclamò Pancrazio, solennemente perplesso.  

Hai detto bene Pancrazio, continuò Maurizio nella sua omelia; esiste un San Giuda, ma non è l’iscariota, parola questa che potrebbe sembrare un insulto, ma non lo è, è un altro Giuda, pure apostolo di Gesù, del quale si parla poco nei Vangeli, quasi dimenticato perché oscurato dalla fama funesta del primo, chiamato per distinguerlo da lui, Taddeo che significa pieno di buone qualità, quindi l’esatto contrario dell’altro, il quale è rimasto nella tradizione cristiana come l’emblema del traditore.

Ma Gesù lo sapeva, concluse Pancrazio, “colui che ha intinto con me nel piatto, quello mi tradirà”, aveva detto durante l’ultima cena.

Questo significa, spiegò Maurizio che il traditore era persona molto vicina a Gesù, tanto da condividere con lui il cibo.

Ed è anche significativo che il tradimento si concretizzi con un supremo atto d’amore, il bacio. Il Maestro ristette guardando il suo uditorio, aspettandosi qualche segnale di apprezzamento da parte dei più attenti.

Ma io resto del parere che Giuda è un traditore fottuto e maledetto: non si appese per il collo ad un albero? Fu la chiosa di Pancrazio.

Tutti assentirono mutamente, tranne Maurizio che restò a lungo a guardarlo.  

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