ARIA DI PRIMAVERA

 

 

                                                                         

La senti l’aria? gli chiese Pancrazio e Sebastiano, distratto, quale aria? L’aria di primavera rispose il primo, tutto soddisfatto, fregandosi le mani.

E a te che te ne viene? Chiese Sebastiano dopo un attimo di ripensamento, ma il tono era di perdurante disinteresse.

Io, quando viene la primavera, mi sento rinascere, affermò convinto Pancrazio.

Quante volte sei rinato? Insistette, petulante, Sebastiano.

Ormai molte, rispose, contrariato Pancrazio. Non gli piaceva l’atteggiamento preso dall’amico.

 E sei sempre alla prima, mi sembra. Quando comincerai a crescere?  Fu l’affondo col quale Sebastiano colpì Pancrazio, togliendogli il buonumore.

Ora mi stai facendo incazzare, esplose infuriato. Possibile che con te non si può fare un ragionamento serio?  

Alla faccia della serietà, incalzò Sebastiano, di cosa mi vuoi parlare, delle margheritine sbocciate nei prati? E scoppiò a ridere. O delle farfalline belle e bianche?

Sai che ti dico? Rispose Pancrazio, per oggi da te non voglio niente: quelle zeppole che hai sul banco sono quelle che ti sono avanzate ieri, dalla festa del Papà, le puoi buttare. Vado a prendere il caffè al bar di fronte.

Il Caffè Grande Italia? Lo inseguì Sebastiano. Vai, vai, là troverai di sicuro qualcuno che vorrà ascoltare le tue fisime di primavera!

Al passaggio di Pancrazio, la vetrina del locale, tremò.

 

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