ACQUE CROSCIANTI

 

 

                                                                    

Pancrazio è sensibile al richiamo  della poesia e quelle che per altri sono mollezze, per lui sono delicatezze delle quali gli piacerebbe che fosse costellata la sua vita.

Perciò perde la pazienza quando scontra con chi di queste sue virtù fa strame ed agisce di conseguenza.

Il croscio, annunciò inaspettatamente Maurizio, con tono quasi profetico messianico, quella mattina che precedeva la Pasqua dei cuori e quello di Pancrazio era particolarmente predisposto alla pace, per cui quella parola attirò subito la sua attenzione, è voce squisitamente onomatopeica, piace soprattutto ai poeti, più comunemente diviene lo scroscio e riproduce foneticamente il rumore dell’acqua che cade con violenza, come la pioggia, che batte sul terreno, sui tetti o sulle pietre, ed è persistente, duratura.

Lo scroscio è anche quello prodotto dalle cascate, quando non diventi fragore, perché lo scroscio non è assordante; può essere improvviso e allora sono cacchi (evito la doppia zeta per riguardo alla Pasqua).

Crosciare è un verbo che mi piace molto, aggiunse, perché pieno di echi letterari:

Or s’ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.

(Gabriele D’Annunzio, La Pioggia nel Pineto), oppure:

Tuona la valanga

Da’ ghiacci immani rotolando per le selve croscianti

Giosuè Carducci, Piemonte

Altri esempi vi sarebbero, ma sarebbe troppo lungo citarli.

Più raramente viene riferito al frusciare delle foglie, specie se secche (Pascoli)

e perfino ad ogni altro rumore consimile.

Pancrazio era rimasto molto colpito da questa idea delle acque croscianti, suscitata dalle parole di Maurizio che quella mattina si era prodigato a darne conto, per via di un ricordo che aveva, che volle riferire e lo fece in termini così aulici, da fargliene innamorare.

Un suo amico, di nome Giuseppe, reduce da una vacanza al mare in Puglia, fatta insieme e a suo padre e a suo fratello, aveva narrato di una spiaggia che egli aveva scoperto con un arenile permeato da una vena di acqua sorgiva, che veniva dalla scogliera e si perdeva nel mare, senza alcun rumore, ma l’effetto era stato così suggestivo che egli l’aveva subito, anche se ironicamente quanto simpaticamente, denominata  “La Spiaggia dalle Acque Croscianti”.

La singolarità di dare un nome pieno di richiami allettanti ad un fenomeno del tutto diverso, per burla bonaria e nel contempo, sentimentale, era alla base della rilevanza di tale ricordo.

Alla fine del racconto, a Pancrazio si accesero le luci, della sua sempre fervida immaginazione:

E se noi proponessimo a Putiferio di denominare il tratto di spiaggia che egli ha in concessione e sul quale ha installato la Battana, di aggiungere al nome del suo stabilimento la dicitura ”Spiaggia dalle Acque Croscianti”? suggerì all’orecchio di Sebastiano, che subito non capì e lo guardò perplesso.   

Ma se lì non c’è nemmeno l’acqua per la doccia? Obiettò dopo un attimo di riflessione.

‘Mbè che c’entra? c’è quello sfaccendato di Segundo che sta sempre senza fare niente…potrebbe ben prendersi il compito di annaffiare la spiaggia tutte le mattine, prima dell’arrivo dei bagnanti, o no?

Sarebbe comunque una cosa molto originale, non ti sembra? E darebbe lustro allo stabilimento.

A questo punto si omette di riferire cosa rispose Sebastiano, per non dire anche della reazione spropositata dell’offeso Pancrazio.

A proposito, interferì Maurizio, che aveva subodorato l’intenso attrito che si era creato fra i due, “spropositato” vuol dire eccessivo, sproporzionato, ma a me sembra soprattutto “senza proposito”.

Il proposito è il proponimento, l’intenzione.

Se vogliamo, Pancrazio non aveva nessuna intenzione di alzare le mani sul suo amico barman, ma l’azione sconsiderata (cioè non presa in considerazione), fu conseguenza del precipitare degli eventi.

Non tutti i mali vengono per nuocere, concluse Pancrazio, avvilito per l’incomprensione, ma ancora alquanto risentito, Ecco cosa succede a non capire il valore della poesia.

Così impara per un’altra volta! Disse rivolto a Maurizio, guardando in tralice l’amico che era tornato al suo lavoro e faceva spallucce.

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