LA PACE
Gesù disse: non sono venuto a portare la pace sulla terra,
ma la guerra.
Egli si rendeva conto che la sua predicazione avrebbe
trovato molte difficoltà ad affermarsi e che, anche quando ciò fosse avvenuto,
non sarebbe stato senza lotte e divisioni.
Questa sua preveggenza è quanto di più vero ci possa essere
nel processo interminabile della vicenda umana.
Che perfino la data della sua nascita, peraltro non accertabile,
potesse essere motivo di divisione politica tra le diverse nazioni che si rifanno
al suo insegnamento, questo egli non avrebbe potuto e voluto prevedere.
Siamo ora di fronte all’ultimo “strappo” verificatosi all’interno
di una stessa confessione religiosa, l’ortodossa.
L’attuale governo dell’Ucraina, nell’intento di accentuare
il proprio distacco dalla tradizionale sottomissione alla Federazione Russa, ha
deciso di spostare la data del Natale, dal 7 gennaio, come avviene nei Paesi
orientali di fede ortodossa, al 25 dicembre, come avviene in tutto il mondo
occidentale.
Questo costituisce un ottimo motivo “politico” per intensificare
i bombardamenti, da parte della Russia, sull’Ucraina, proprio nel giorno scelto
da quel Paese, per il Natale.
Da noi le cose vanno meglio, con la premier che augura a
tutti un Natale di “pace ed orgoglio”. Vi chiederete perché orgoglio?
Ebbene il motivo è semplice: orgoglio, ora è la parola che
divide in due fazioni il popolo italiano ed allora, quale occasione migliore
del Natale, per rinfocolare antichi odi, visto che finalmente, dopo più di 85
anni, hanno ripreso il potere quelli che ci eravamo illusi di avere sconfitto
per sempre?
Ma la parola buona viene da Francesco: non c’è solo l’Ucraina
sotto le bombe, questo Natale è costellato di morte e distruzione, proprio
nella terra di Gesù e in tante altre parti del Mondo, chi ci salverà?
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