LA NOTE DEL SOLSTIZIO
Chi di voi, chiese Maurizio rivolto al folto pubblico del
Circolo, i soliti noti, si è accorto questa notte del passaggio del solstizio
d’inverno?
Io l’ho aspettato, disse Pancrazio, ma da me non è venuto.
Eh, sì, non è venuto! Cosa ti aspettavi che venisse al tuo
capezzale a salutarti?
Bisogna sentirlo sulla pelle, ma solo i più sensibili
riescono a farlo, gli altri si limitano a prenderne atto.
Io l‘ho sentito, disse allora Sebastiano, era come un
pizzicorino che mi ha preso e mi ha fatto svegliare. Dapprincipio ho creduto di
dover andare in bagno, come faccio ogni notte, a fare pipì, ma dopo ho capito
che era il solstizio, perché, per quanto mi sforzassi, non riuscivo ad urinare.
Che ora era? Gli chiese Oreste.
Circa le sei, rispose Seba.
Allora è meglio che vai a consultare un urologo, perché il
solstizio c’è stato alle 4,27 in punto. Gli obiettò il compare.
E tu come lo sai? Chiese irritato Sebastiano.
Alle 4, io prendo una camomilla con la melatonina, tutte le
volte che non riesco a prendere sonno e questa notte, invece, a quell’ora
dormivo, ma ventisette minuti dopo, mi sono svegliato al suono di un campanello
ed ho capito che in quel momento stava avvenendo. Spiegò Oreste seriamente
convinto.
Ma, dimmi, lo incalzò Pancrazio, come è finito il sogno? Tu
hai sognato di aver sentito il solstizio, vero?
Silenzio, impose il Maestro basta stupidaggini, il solstizio
è una cosa seria.
Allora non ce ne dovevi parlare, concluse Pancrazio.
Lucio Di Eugenio
Questo periodo dell’anno coincideva soprattutto con le feste pagane dei Saturnalia, le più importanti dell’epoca, in cui tutto era concesso, dai lauti banchetti alle orge tra servi e padroni.>> " - " Non se ne abbia a male il caro Sebastiano che ci ospita nel suo bar se mi sono permesso di offrire un po' di tipici dolcetti fatti in casa da mia moglie" disse Rimiratore mentre si sentì lo scoppio di un tappo espulso da una bottiglia di spumante offerta da Sebastiano per niente contrariato dall'intrusione di prodotti estranei nel suo locale.
Caro Lucio, sei tra i pochissimi che mi seguono ed io ti
ringrazio della costanza e della buona volontà che metti, nel commentare i miei
scritti. Anche con le interferenze “corsare” nel fantomatico Circolo
a-culturale dell’Abecedario, con le quali fai interagire tuoi personaggi con i
soci del Circolo stesso, nel quale Maurizio, Pancrazio e gli altri svolgono una
attività volta alla ricerca di significati che vanno oltre il dato nozionistico
delle cose, essendo più interessati ai contenuti emozionali delle vicende
vissute, che alla esattezza, o all’approfondimento del dato accademico.
Il solstizio d’inverno, l’equinozio di primavera, il
solstizio d’estate, l’equinozio d’autunno, con le loro periodiche cadenze, nell’infinito
alternarsi nel balletto delle stagioni, sono vissuti fantasiosamente, come
passaggi avvertibili, quasi visivi, indipendentemente da qualsiasi realtà della
scienza astronomica e delle cerimonie, anche religiose, che intorno ad essi si
sono formate nel tempo e nello spazio.
Per esempio, a te sarebbe mai venuto in mente di salutare il
passaggio di una di queste fasi, con un saltello a piedi uniti, nel momento
stesso in cui si verifica l’evento, per favorirne il transito? A Pancrazio, sì.
Il resto non conta, o conta in tutt’altra sede.
Commenti
Posta un commento