IMPAPPINARSI

 

                                                                        

Ma chi si crede di essere sto signore, sbraitò Pancrazio, che si permette di parlare di me in questo modo? Io, inciamparmi con le parole! E poi, sai cha parola difficile! Barbarisma, mi sembra che abbia detto. Ma che vuol dire? io conosco il Barbanera di Foligno, il Barbariccia delle favole e il Barbarossa, quello della storia, al tempo dei Crociati, o, forse, dei Carrocci, o dei Comuni, non ricordo bene, che morì affogato mentre faceva il bagno nel fiume Aleph, che si trova vicino alla Terra Santa, ma di Barba-risma, non si parla da nessuna parte; che è, un uomo che ha la barba di carta?

Fortuna, che tu gli hai risposto per le rime, ché io non mi impappino proprio per niente; a proposito che significa impappinarsi? Siamo sicuri che quello lo sappia?  O glielo vogliamo spiegare noi? Che ne dici Maurì?

Raramente a Maurizio era capitato di sentirsi in imbarazzo, parlando, perché, riflessivo com’era, si soffermava di fronte ad ogni parola, ma quella volta, rimase sorpreso, perché Pancrazio, dopo la sua dotta requisitoria, che lo lasciò sbalordito, gli chiese a bruciapelo: ma la parola impappinarsi esiste veramente sul vocabolario?

Debbo ammettere, rispose Maurizio a malincuore, dopo essersi un pochino ripreso, che io non lo so, credo che si tratti di un termine dialettale.

Posta subito mano al vocabolario, entrambi si meravigliarono di scoprire che quella parola esiste realmente ed anzi è di uso comune e viene, pensate un po’, da “pappa, pappina”, quella dei bambini.

A questo punto Maurizio tornò a sentirsi sicuro di sé, padrone della situazione, per cui, con tono professorale, iniziò:

Questo verbo, nasce secondo me da una vocazione eminentemente riflessiva (il soggetto che si impappina), per convertirsi successivamente nella sua forma diretta, transitiva o intransitiva, chi impappina chi e chi viene impappinato.

Chi non ha esperienza di un bimbo che si imbratta tutto, cercando di portarsi la pappa alla bocca? Continuò rinforzato, e nel frattempo emette vocalizzi indistinti, battendo col cucchiaio sul piatto contenente la minestrina, costellando di schizzi di pappa tutto quanto intorno a sé?

Il concetto, poi, trasferito dal bimbo ad un adulto, dà l’immagine di una persona con difficoltà a pronunciare le parole, che s’imbroglia con esse ed è impacciato nei movimenti, non riuscendo ad esprimere compiutamente il proprio pensiero, in quanto si confonde facilmente ed è preda di emozioni incontrollate.

Senti un po’, lo interpellò Oreste, impappinarsi è forse come imparpagliarsi di Montalbano?

Camilleri, si sa, ha creato un nuovo linguaggio che non è italiano e nemmeno un dialetto in senso stretto, ma un siciliano comprensibile intuitivamente da tutti, rispose l’interpellato.

Imparpagliare, imparpagliarsi,  è un neologismo che vuol dire confondersi, essere imbarazzato, restare senza parole, impacciato, come chi, colpito da una luce improvvisa, resti abbagliato ed esitante. L’origine della parola è da ricercare probabilmente nel termine barbaglio, che è infatti l’abbagliamento dovuto ad una luce accecante. 

Di fronte a questa duplice versione data dai suoi amici, dello sbalordimento, Pancrazio si inorgoglì vieppiù e sbraitò, rivolto al suo immaginario denigratore:

Hai capito, Caro signore? Impappinarsi perché uno diventa un citrullo, oppure perché resta abbagliato da una luce, l’effetto è sempre quello di non capire più niente e non poter parlare. Questa è una cucina di parole e noi le parole le inventiamo e poi le mandiamo a spasso per il mondo, altro che inciampare!   

E sai che ti dico? Tu, un’altra volta, prima di parlare di noi, ti dovrai …leccare i baffi, come si suol dire e, anzi, propongo di cambiare il nome a quel personaggio che si presenta sotto falso nome, che poi Maurizio ti dirà come si chiama…

Pseudonimo, assentì il Maestro, chiamato in causa,

appunto, pseudomino, confermò l’allievo, a quel Rimiratore lì, di chiamarlo, da oggi in poi, con il nome di Impacciatore o Impicciatore. Perché Impà, o Impì?  Perché Impà, dal verbo impacciare, è uno che intralcia e costituisce un ostacolo; Impì, dal verbo impicciare, che si impiccia. Impaccia o impiccia, che cosa? La libera circolazione dei nostri pensieri, con il fatto che sta sempre lì a guardare quello che facciamo, che diciamo e che pensiamo! Per criticarci, e che diamine!

Ma quello ti vuole bene, gli obiettò Maurizio; non potresti, giacché siamo alla fine dell’anno, sotterrare l’ascia di guerra?

Solo fino a Capodanno, con tanti auguri. Dal due di gennaio, la dissotterro, o dissotterrerò?

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