IL POSTINO
Quella mattina di inizio dicembre, a scanso di equivoci,
Maurizio, volle mettere le mani avanti e disse:
Non pensate subito al postino di Neruda, nei panni di un
adorabile Troisi, che, in bicicletta, ogni giorno si inerpicava sulla strada impervia
che portava alla parte alta dell’isola di Procida, per raggiungere la dimora
del celebre poeta, interpretato da Philippe Noiret, colà esiliato e
recapitargli la copiosa corrispondenza che gli perveniva da tutto il
mondo.
Parlo della figura simbolo del postino, un postino
qualunque, che di mestiere svolge appunto il delicato compito di mettere in
comunicazione persone che vivono lontano, chi più e chi meno, fra di loro, per
lo scambio di idee, saluti, auguri ed altro, talvolta notizie, buone, attese
con ansia, oppure brutte, temute e detestate.
Ecco subito insorgere Pancrazio, sempre attento ad
ascoltare, quanto sagace nel reagire: Mio zio, a Colleminuccio, ha fatto il
postino per molto tempo e portava, come simbolo, una busta infilata nel nastro
del cappello, così che tutti potevano chiamarlo e chiedere informazioni sulle
lettere mai arrivate; e sì, perché, specialmente quando andava con la
bicicletta fuori dal paese, per consegnare le lettere a persone che abitavano
in casolari lontani, ovunque andava, gli offrivano da bere, per farlo
rinfrancare dalla sudata ed a lui capitava, ogni tanto di lasciare la borsa
delle lettere, o di scambiare una corrispondenza con un’altra, così che il
giorno dopo doveva ritornare dove era stato il giorno prima e riprendere quello
che aveva scambiato e rimettere le cose a posto. Ma bisogna dire che non ha mai
aperto, con il vapore, le lettere di nessuno, anche quando si sapeva che
contenevano valori o novità importanti.
Maurizio aveva ascoltato con finto interesse quanto detto
dal suo amico e discepolo, poi continuò, come se non ci fosse stata alcuna
interruzione:
C’è da dire che questa funzione, di fondamentale importanza,
con il tempo si è andata esaurendo, in quanto i moderni mezzi di comunicazione
messi a disposizione di tutti, dal sistema informatico e telefonico, e
soprattutto con lo svilupparsi della posta elettronica, con cui ogni
comunicazione avviene in via diretta, in tempo reale e senza spostamenti di
persone o cose e financo le bollette delle utenze vengono inviate “in rete”, hanno
reso pressoché superflua la figura del postino, il quale, oggi, si trova a
svolgere un compito secondario e sussidiario di consegna d una posta residuale,
che possiamo ritenere di seconda categoria, fatta soprattutto da pubblicità e
richieste di sovvenzioni.
Io ricordo, intervenne Silvana dal bancone del bar, che fino
a non molto tempo fa il postino, di questi giorni era sovraccarico di lavoro,
dovendo consegnare, ogni giorno una gran mole di lettere e cartoline di auguri per
le feste di fine anno, tanto che molte di esse venivano consegnate a tempo
scaduto, dopo le feste.
Verissimo! Confermò Maurizio, riprendendo le fila del
discorso, ed oggi, invece? Chiese retoricamente, vedete più postini con
borsoni, intenti a passare di casa in casa a depositare corrispondenza nelle
varie cassette della posta?
Se debbo stare a quello che capita a me, interloquì
Sebastiano, mentre con un cenno salutava un cliente habitué, chiedendogli: il
solito? e una volta ricevuto da lui l’assenso, ma certo, continuò poi, rivolto
all’interno, io non faccio testo, ma, a me sembra che oggi come oggi, nessuno
più faccia uso di tale mezzo, per fare gli auguri, preferendo quelli più
sbrigativi messi a disposizione degli utenti dal web, internet e dai social,
per cui i postini sono pressoché disoccupati, essendo ridotti a passare quasi
tutto il tempo del loro lavoro, a consegnare plichi inviati in maniera esponenziale
da organizzazioni, associazioni e organismi di beneficenza, assistenza ed altri
fini altamente meritori, che, specialmente verso la fine dell’anno, fanno a
gara nel chiedere aiuti e sovvenzioni.
Io ho smesso di inviare denaro a due di queste associazioni,
intervenne pensoso Oreste, da quando ho visto che loro investivano le somme da
me donate, in pubblicità nei miei confronti, tempestandomi di successive
richieste di sovvenzioni, invece che nei fini istituzionali per i quali erano
sorte.
Il fatto è, riprese a dire Maurizio che essi ormai agiscono
con lo spirito di organismi multinazionali e sono soggetti alle leggi del mercato,
della domanda e dell’offerta, della concorrenza e sono costretti a ricorrere
alla pubblicità per sopravvivere.
Solo che qui si gioca con i sentimenti delle persone. In TV
è una sequela di spot che mostrano casi pietosi, soprattutto di bambini,
denutriti, affetti da malattie endemiche, di malformazioni, handicap e sciagure
di ogni genere, con l’intento di impietosire lo spettatore ed indurlo a
sottoscrivere programmi di versamenti mensili, donazioni e perfino lasciti testamentari.
Fu l’amara constatazione di Chiara, giunta all’ultimo momento.
Ottenendo l’effetto contrario, di disgusto, per cui l’utente,
cambia canale per non vedere quello scempio. Così si diventa insensibili.
Si ma il postino che colpa ne ha? Chiese indignato
Pancrazio, mio zio è stato licenziato perché il direttore dell’ufficio postale
ha scoperto che dietro la sua casa c’era una specie di forno nel quale egli
bruciava tutta questa posta inutile che non riusciva a consegnare.
E si guardò intorno costernato: tutti muti che lo guardavano
impassibili. Possibile che nessuno capisca il dramma di un onesto servitore
dello stato, messo in mezzo ad una strada dai media (si dice così?)? pensò.
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