PENSIERI ULTIMI

 

                                                               

Filosofare sulla morte, quando si pensa di essere ancora lontani da essa e da quella che potrebbe essere la presumibile fine, è un po’ artificioso.

Nel novero delle più diverse citazioni che è dato trovare sui social, ma anche nei media, sulla fine della vita, spesso espresse in termini aulici, come gemme di saggezza, prive però di un contesto che ne chiarisca il contenuto, la nostra “sorella nostra morte corporale” ci appare come cosa naturale, quasi auspicabile, mentre nella considerazione della generalità degli uomini, essa è vista come cosa temibile e angosciosa.  

Prendiamo ad esempio, questo pensiero, "Spero di poter essere la foglia autunnale, che ha guardato il cielo e ha vissuto. E quando era ora di andarsene, con grazia sapeva che la vita era un dono." (Dodinskij)

Dello stesso autore troviamo anche "Nell'autunno, non dimentichiamo di guardare in alto, dove gli alberi ci insegnano come lasciare andare le cose con grazia”."

So molto poco di questo scrittore, autore fra l’altro di un “Giardino del Pensieri”, ma mi piace pensare che sia un poeta della natura, che potrebbe aver fatto esperienza di vita nei boschi, come altri scrittori famosi, Thoreau, Hawthorne e per questo, nutro simpatia ed ammirazione per lui.  

Ciononostante, nella bella immagine della foglia consapevole della vita come dono, con tutto il risalto dato alla grazia con la quale esso si recepisce, qualcuno potrebbe insinuare un’osservazione meschina: se la vita è un dono, è un dono a scadenza e, quindi, non un vero dono, ma un prestito, te la do per un certo tempo e poi me la riprendo e addio filosofia.

Ma, questa osservazione sarebbe frutto di pochezza intellettuale e spirituale: che di dono si tratti, o di prestito, è questione da certosino, irrilevante, rispetto al messaggio alto che la frase trasmette, del tutto condivisibile, in quanto la sostanza non cambia, ma l’alone di poesia che trapela da essa, ne esce fortemente appannato.

La povera fogliolina, presa, a sua insaputa, a capro espiatorio di un desiderio di grazia, che si vorrebbe fosse endemico alla morte, riposi in pace e speri di non finire nelle turbine di un disintegratore di rifiuti, come accade per le foglie di autunno urbane e possa invece giacere su un sentiero di montagna.  

Ma questo discorso, appena iniziato sul divario che ritengo esistente fra il parlare della morte quando essa è lontana e parlarne invece quando essa si avvicina, mi porta subito a contraddirmi, per via di un ricordo che mi è caro.

Ho avuto la ventura, non oso dire fortuna, men che mai disgrazia, di avere scambiato un’ultima telefonata con il mio amico Alfredo, poche ore prima della sua scomparsa e la fatalità del momento, mi sconvolse e non mi dette la possibilità di valutare a fondo la grandissima forza d’anima di Alfredo, il quale, dopo che io gli avevo chiesto come si sentisse, con voce ferma, ancorché affaticata, mi rispose, Io posso morire da un momento all’altro: in base ai risultati delle ultime analisi, con valori tutti al di sotto del minimo vitale, sarei già dovuto essere  morto, ma ora mi devi scusare, perché sono molto debole e non reggo più la conversazione, perciò, addio amico mio ed interruppe la comunicazione..

Il tono era pacato, non rassegnato,  ma lucidamente consapevole che la morte è un fatto naturale, come la vita e che noi nulla possiamo fare per evitarla. Non so se in quei momenti, discorrendo con me come in una normale conversazione tra amici, su cose anche futili, egli pensasse alla vita come dono, ma sono certo che Alfredo, socialista con Nenni, Lombardi e De Martino, anticlericale, che aveva disposto per sé un funerale laico al suono dell’Internazionale, nel momento della sua morte, era sereno, di una serenità stoica, illuminata da un amore grande per la moglie e per le figlie, imperturbabile, assolutamente non emotiva, salda su alcuni principi quali l’amicizia, la lealtà e la fede nel bene e nel progresso dell’umanità.

Certo, non tutti sono capaci di affrontare la morte con eguale serenità, sostenuti da una fede, che sia religiosa, o laica non importa, l’essenziale è credere.

Commenti