L'IDEA
Pancrazio si avvicinò al bancone e chiese[H1] , con un gesto distratto della mano, un secondo caffè, poi, accostandosi confidenzialmente all’orecchio del barman, ho avuto un’idea, gli disse a bassa voce.
Quello lo guardò, tirando un poco indietro la testa, con uno sguardo in tralice ed una espressione incerta, il suo volto non sapeva quale atteggiamento prendere, poi, scelse quello più banale E quando mai tu non hai un’idea? Gli chiese, tornando a guardare davanti a sé, mentre armeggiava sulle manopole della macchina.
Questa volta è una cosa seria, gli confidò l’amico, sono stato ad una conferenza ed ho ascoltato cose molto interessanti, si parlava di come noi vediamo le cose e come queste cambiano sotto i nostri occhi, continuò a dire Pancrazio, con gli occhi lucidi.
Hai riposato bene questa notte? gli chiese Sebastiano, fingendo indifferenza, come non avesse sentito quanto detto dall’altro ed intanto poneva davanti a lui il piattino con il cucchiaino, dopo di che, distolse lo sguardo dirigendolo altrove, mentre aspettava che la macchina erogasse il caffè richiesto.
A parlare era un professore, altro che Maurizio, sapeva un sacco di cose che mi hanno veramente sorpreso.
Sebastiano tornò a guardarlo di malavoglia, quel discorso lo infastidiva non poco, tuttavia, non voleva offendere l’amico e doveva acconsentire almeno ad ascoltarlo.
Ho capito, gli disse, cercando di dissimulare il suo disappunto e subito dopo, sforzandosi di apparire interessato, atteggiò il volto ad un sorriso vagamente ironico, mentre gli metteva la tazzina del caffè sotto il naso, quindi, si aprì alla confidenza: cosa avrebbe detto questo professorone, di tanto sbalorditivo?
Tu, per esempio, lo sapevi che quello che vediamo non è quello che vediamo, ma è come lo vogliamo vedere noi? E che quindi la realtà non esiste? Chiese alzando il mento all’altezza del suo naso. E tacque, in attesa della reazione dell’amico, che, invece di dimostrare meraviglia, E, ‘mbè, che c’è di strano? Se ne uscì; poi, cercando di ridurre la distanza tra il suo disinteresse e l’entusiasmo dell’amico e al fine di stemperare quanto detto, proseguì: ma sì, è naturale, è come il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, lo so.
Caro Sebastiano, proferì Pancrazio con sussiego (pur senza sapere nulla del sussiego), non si tratta solo del bicchiere, qui sta in gioco ogni cosa! Anche quando ti versi il vino a tavola, e che è vino quello?
Se sbaglio a prendere la bottiglia, potrebbe essere anche aceto, ma finora non è mai avvenuto, rispose noncurante, Sebastiano.
Pancrazio, ergendosi sul busto con tutta la persona, in atteggiamento leggermente sprezzante e tono autoreferenziale, disse:
Ebbene, io gli ho chiesto, visto che la realtà non esiste, anche i miei soldi in banca sono spariti? Questo lo devi chiedere ad un esperto di economia e finanza, mi ha risposto l’insolente. Qui si fa teoria; la pratica è un’altra cosa ed ha allungato il brodo, con parolone che non ci ho capito più niente.
E, allora, qual è l’idea? Gli chiese Sebastiano.
Per prima cosa, vado in banca a ritirare i soldi, poi vorrei nasconderli in una buca, sotto un albero, in modo che nessuno li possa vedere e farli scomparire, facendo una mappa del posto, come fanno i pirati dei Caraibi, per poterli ritrovare quando voglio.
È una buona idea, gli rispose Sebastiano; ti fidi di me? Ti insegno io un posto sicuro dove nessuno li vedrà mai.
Caro Sebastiano, lo vezzeggiò Pancrazio con arguzia, il problema non è il posto, ché di quelli ce ne ho tanti, il problema sono i soldi, che non credo di averceli in banca, non così tanti, che valga la pena, me li potresti prestare tu? Te li renderò quando il pericolo sarà passato e la realtà sarà tornata, ma forse ci vorrà un po’ di tempo.
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