LA PROVOCAZIONE

 

                                                                        

Maurizio appariva leggermente contrariato; il nostro autore, annunciò, mi ha fatto pervenire un messaggio inviatoci da Lucio/46…

Eh chi è? Chiese subito Pancrazio, “Intellettuale” della Banda Bassotti?

No, quello è Intellettuale 0156, se ricordo bene; questo è uno che si deve difendere da chi gli vuole rubare le idee, che lui ritiene preziose e perciò su ogni cosa che scrive, appone il suo sigillo, replicò il primo e continuò, egli ci vuole provocare con uno dei suoi pensieri, allo scopo di osservare le nostre reazioni…

A me già mi provoca sentirlo parlare, annunciò Pancrazio, figurati…

Comunque, vi riassumo il contenuto della sua missiva, che comincia affermando che ama, (in verità fatica, secondo me) a mettersi nei panni di Socrate, il quale diceva di non sapere nulla, al di fuori del fatto che sapeva di non sapere; pertanto, egli premette, di non potere, per questo, esprimere giudizi su qualsiasi materia e subito dopo si smentisce, affermando di non amare il pensiero nichilista (non è forse un giudizio, questo?), né i ragionamenti astratti dei  sofisti e di certi intellettuali ampollosi, dichiarando di stare già bene del suo, quanto a complessità da districare del suo mondo interiore.

Con ciò ha già sconfessato l’assunto socratico dal quale è partito. Ma non basta: egli si picca…

Pancrazio dette un gran pugno sul tavolo, facendo sobbalzare tutti. Se egli si picca, disse, io m ‘incazzo, se proprio lo vuole sapere! Si picca, lui, figurati cosa ce ne può fregare a noi…

Calmati Pancrazio, lo richiamò Maurizio, dicevo che egli “sente” di esistere, di avere la facoltà di pensare e di agire    e per questo si ritiene annesso al mondo della concretezza, ammettendo soltanto di essere cosciente della presenza dell’altro, che lo contiene e che, quindi rappresenta l’astrazione.

Egli, quindi, fa ogni sforzo per conoscere quanto gli è già noto, tutto ciò che è “concreto”, relegando il resto, la magna pars delle cose che ancora non conosciamo, ma conoscibili, al mondo delle congetture, come mere ipotesi da verificare e, una volta superato l’esame, “inverare o negare”.

Maurizio si arrestò guardando davanti a sé, come incerto sul da farsi, poi, rasentò con uno sguardo il suo perplesso uditorio e chiese:

ebbene, cosa ne pensate?

L’imbarazzo degli astanti era palpabile nella sala, (si fa per dire, era il solito retrobottega del bar).    

Si può sapere che cazzo vuole da noi ‘sto, come si chiama lui, 46? Tempestò Pancrazio.

A me sembra che quello che ci hai proposto, più che una provocazione, sia un rompicapo!

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