IL SUSSIDIARIO

 

                                                                       

Pancrazio ti ricordi del tuo primo sussidiario?

Che palla, Maurì, sempre con ‘ste domande! Perché non chiedi a Sebastiano? Lui ha fatto le scuole alte.  Poi, conciliante:

La maestra della prima elementare aveva un gran seno ed un sorriso dolcissimo e accattivante, che, quando la guardavo, mi faceva correre il cuore a 100 all’ora. Rispose Pancrazio.

Sì, ma il sussidiario?

Ah! Io non lo guardavo mai, guardavo la sua bocca quando parlava e i suoi occhi molto mobili, che abbracciavano con lo sguardo tutta la classe. Io la amavo. Del sussidiario ricordo le orecchie ad ogni foglio e la maestra che veniva sempre a cercare di toglierle, dicendomi di stare attento a non rifarle. Ma non ero io a farle, si facevano naturalmente, ogni volta che io, con le braccia conserte, mi appoggiavo al libro coi gomiti.

Ti sei mai chiesto cosa significasse la parola “sussidiario”?

Perché mai avrei dovuto? Credi che il gioco delle palline e la raccolta delle figurine non mi occupassero abbastanza tempo? Pancrazio si rese subito conto di avere dato una risposta impertinente e tentò di mitigarla, dicendo:  

Sì, però, ricordo che era molto pesante e io preferivo il libro di lettura, perché era più smilzo e con tante belle figure. All’epoca non c’erano il trolley e lo zainetto, la cartella si portava a mano ed era sempre  così piena di cianfrusaglie, matite, anche quelle sottratte al compagno di banco il giorno prima, penne, gomme e aguzzamatite,  che il sussidiario quasi non c’entrava.

La parola sussidiario proviene da quella latina “subsidiarius”, che a sua volta veniva da “subsidium”, che vuol dire “sussidio”.

Bel sussidio per la mia spalla!

“Sussidio” vuol dire “aiuto”, qualcosa di complementare, che integra qualcos’altro ed il sussidiario era quello che ti aiutava a studiare le diverse materie, spiegate dalla maestra.    

Allora l’aiuto era più per la maestra che per me. Ma non hai qualche cosa di più interessante, oggi, da dirci?

Invece di insistere con ‘sto sussidiario, che se vado a cercare nella soffitta della casa di Colleminuccio, può darsi che ancora lo trovo, fra le cose abbandonate che si sono accumulate lassù, se non se lo sono mangiato i topi, nel frattempo!

Il sussidiario, disse Maurizio con voce accorata, è stato uno strumento utilissimo per la formazione di ognuno di noi.

Questo è vero, concluse Pancrazio, io lo portavo sempre con me, quando facevo “cuppo” a scuola ed andavo a tirare con la frezza, sassi agli uccelli o ai lampioni.                 

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