IL PRIMATO

 

                                                                              

Pancrazio era entrato senza far saltare, come spesso accadeva, il battente della porta e si era avvicinato, mogio mogio al bancone, appoggiandovisi pesantemente sui gomiti.

Che ti è successo, hai visto Belzebù? gli chiese Sebastiano.

Pancrazio lo guardò con occhi appannati, poi, accostandosi al suo orecchio disse: Da alcuni giorni soffrivo di dolori di pancia, ieri sera ho preso due pillolette di Pursennid ed oggi ho avuto la possibilità di inaugurare il mio nuovo bagno di Colleminuccio (Maurizio mi ha detto che non si dice Gabinetto), con un triste primato: sono andato sei o sette volte, ho perso il conto esatto, tanto che anche l’anima stava per uscirsene dal buco sbagliato. Per fortuna sono riuscito a trattenerla per le zampe, come si fa con le galline e, anche se non proprio pulita, l’ho rimessa al posto suo.

Sebastiano sembrava infastidito da quella confidenza e lo guardava con sguardo neutro. L’altro continuò:

Quanto al bagno, debbo dire che ha resistito bene a questo impatto iniziale, che certo non mi immaginavo tanto intasante, ma tutto sommato, sono soddisfatto.

Per qualche giorno non sarò al Circolo, perché ho bisogno di un po’ di riposo, ma debbo pregare Maurizio di non andare avanti con le lezioni, per non lasciarmi troppo indietro, altrimenti non ce la farei a recuperare, anche se, fra tutti quelli là, non mi sembra di essere l’ultimo della classe.

Tutt’altro, gli replicò l’amico, tu hai ben altro primato, quello di avere la lingua più lunga, nel senso che intervieni su tutto, dalle minime cose, ai massimi sistemi e, nello stesso tempo, la coda più corta.

Che vuol dire la coda più corta? Gli chiese Pancrazio, piuttosto insospettito.

Non ti lasci niente dietro; con te ogni questione nasce e si chiude al momento, senza strascichi.

Non ho capito se ciò è bene, o male.

Intervenne Maurizio, divertito dal discorso che aveva appena ascoltato: E’ un bene, senza dubbio, ma è anche un male.

Ecco il filosofo, gli fece eco, l’interessato, per te, tutto è metà bianco e metà nero.

“In medio stat virtus”, dicevano i latini, la verità è sempre tra due estremi: tu sei un istintivo e sei, quindi, anche molto genuino, ma ciò non ti giova dal punto di vista della profondità.

Quanto alla profondità mi sono affidato ad un omino con un bastone magico… che ne sapevo io, di pozzi artesiani?

Rabdomante, si chiama, disse Maurizio.

Lo conosci anche tu? Gli chiese.

No, si chiama così chi esercita l’arte divinatoria di indovinare dove si trovano i corsi d’acqua sotterranei, o anche i metalli, mediante l’uso di un bastone, che egli tiene in equilibrio su una mano, avvertendo le  vibrazioni che emette, mentre oscilla; la parola è molto antica e viene dal greco “rabdomanteia”, rabdomanzia, che sarebbe appunto quest’arte.

Saccio mondo, io, disse rabbuiato Pancrazioo, non so nulla di lui, so solo che mi ha trovato l’acqua.

Ecco, vedi, è nel merito delle cose, che tu non approfondisci e questo è il tuo lato oscuro.

Se è per questo, ho anche una lanterna frontale, per far luce nel pozzo che è ben profondo e ti posso assicurare che l’acqua c’è ed è abbondante, ma che ne volete sapere, voi gente di città?

Poi, rivolto a Sebastiano, a me, gli disse, questa questione della coda non i piace proprio per niente!

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