IL GABINETTO

 

                                                                           

Tema del giorno, annunciò Maurizio, il Gabinetto.

Cade a fagiolo, disse Pancrazio, mi sono fattta una cultura in materia... 

Bene, bene, annuì Maurizio , allora potrai darci qualche ragguaglio.

Conme no, con piacere; proprio ieri sera ho finito di far installare un gabinetto nuovo a Colleminuccio, dove c’era solo un buco col pozzo nero.

Sì, va bene, acconsentì paziente Maurizio, anche quello è un gabinetto, anzi all’origine era IL gabinetto, dal francese “gabinet”, indicava una piccola stanza, riservata, in cui ci si ritirava per assolvere ad esigenze di carattere personale.

Ma non è certo di quello che io intendevo parlare, bensì del gabinetto come ufficio…

Ah, no! Non metterei mai un ufficio nel mio gabinetto, obiettò serio Pancrazio. Tutt’al più un porta carte, per mettere qualche giornale, sai, quando uno si siede, è comodo avere qualcosa da leggere.

Ma insomma, insisti a non capire; hai presente il gabinetto del Prefetto? Del Sindaco, il gabinetto del Governo e dei singoli ministri, o il gabinetto del dentista? C’è un’infinità di modi di intendere il gabinetto.

In verità, no, non ho visto nessun gabinetto di questi pezzi grossi, ma che saranno mai? Forse gabinetti di lusso, ma è la comodità quella che conta, non il lusso. Per esempio il gabinetto di Napoleone, che ho visto a Parigi, tu pensi, un uomo così grande, nella sua piccolezza, chissà che straccio di gabinetto avrà! Ma no, invece, non è così il gabinetto di Napoleone è uno schifo, me lo immagino, poveruomo, doversi arrampicare su quella spalletta che stava al posto del Water!

Nella estensione del termine, riprese Maurizio, il gabinetto ha conservato la sua caratteristica di essere un locale piccolo, ristretto, anche metaforicamente, nel quale si svolgono funzioni delicate, non più di carattere corporale, ma allargate a compiti di varia natura, vuoi di politica, di amministrazione, di studio o per lo svolgimento di alcune professioni. Si arrestò un attimo, giusto il tempo di constatare se Pancrazio avesse capito, poi continuò, chiedendo:

Sai, quando si riuniscono i capi di gabinetto?

E perché dovrei saperlo? So solo che nel mio gabinetto non c’è nessun capo, chi arriva primo, entra e fa quello che deve fare. Sai, quando ci sono tanti galli a cantare…

Si riuniscono per importanti decisioni. Aggiunse, sconsolato il Maestro.

Sì, riunione di volpi, sparizione di galline!

Ma esiste anche un Gabinetto di Lettura, una specie di biblioteca pubblica…disse Maurizio in un estremo tentativo di entrare in sintonia col suo amico e sodale, alla quale si accede con un abbonamento.

Anche da me! ribatté Pancrazio, come ho detto, c’è sempre qualche giornale, ma mai per leggere in pubblico, che diamine, un po’ di decenza! E l’abbonamento, poi, per andare a gabinetto, mi fa proprio ridere.

La voce di Pancrazio risuonò contegnosa e risentita, nella sala vuota: ad uscire per primo era stato Maurizio.

Contegnosa per l’argomento delicato, risentita perché era rimasto solo e non capiva per quale motivo.

Siete invidiosi del mio gabinetto, vero? gli urlò dietro, ma se non l’avete neanche visto!  

Sebastià, disse poi, rivolto sconsolato, al barista, solo rimasto, che lo guardava con occhi di rassegnazione, appoggiato con la spalla alla macchina del caffè,  con questi, ci capisci niente tu?  

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