POTERE DI SINTESI

 

                                                                           

Quella mattina, in apertura di seduta, Maurizio appariva piuttosto ombroso, nonostante il bel tempo. Erano tutti sul terrazzo della “Battana” a guardare lo spettacolo del mare, che appariva assolutamente calmo, percorso in superficie da un leggero fremito di brezza.

Pancrazio occupava la prima sedia di un tavolinetto a ridosso della balaustra, alla quale si appoggiava stancamente con un braccio, Maurizio, sedeva al centro, e, intorno aveva Oreste e Silvana, mentre Sebastiano che aveva portato dal bar, cappuccini e cornetti, serviva la colazione a tutti.

Oggi vi parlerò di una parola che è tutto un programma: sintesi. Subito, Pancrazio intervenne: cos’è, Maurizio, qualcuno ti ha pestato un callo? perché in una giornata come questa, dobbiamo rovinarci l’anima con una parola tanto brutta?

Dal latino tardo “synthesis”, continuò il maestro, la sintesi è l’arte di mettere insieme più elementi del discorso, nella forma più concisa possibile, riassumendo ciò che è essenziale per la comprensione di quello che si vuole dire ed escludendo il superfluo.

Al contrario dell’ “analisi”, che è invece l’esame minuzioso di ogni elemento del discorso logico, aggiunse Oreste.

Amici di buon consiglio, riprese l’oratore, mi hanno suggerito di scrivere i testi che vado proponendo, dopo le nostre divagazioni, in modo più conciso, sviluppando il potere di sintesi, al fine, immagino, di una migliore “resa” del contenuto, in termini di leggibilità e, spero, piacevolezza.  E qualcuno ha aggiunto l’avvertimento che un discorso troppo lungo, scoraggia i pigri dal leggerlo.

Sono ben conscio del fatto che il mio modo di scrivere è ridondante, difetto dal quale da sempre cerco di liberarmi, evidentemente, senza successo. Per questo è mia intenzione accettare il consiglio e cercare di stringare al massimo i prossimi testi.

E qui è l’inghippo. La mia scrittura è del tipo descrittivo, la mia ambizione, è stata quella, di raggiungere nello scrivere, il risultato di suscitare immagini nel lettore, così, come avviene al cinema, guardando un film.

Ora, a parer mio, questo risultato si raggiunge aggiungendo particolari, magari, non essenziali, che danno però “colore” all’azione che si sta svolgendo. Il punto è vedere se questi particolari sono superflui ed irrilevanti, al punto che il discorso diventa noioso e prolisso, o, peggio ancora, stucchevole per sovrabbondanza di fronzoli o inezie, o se, invece, arricchiscono il discorso rendendolo più “vivo”, senza appesantirlo eccessivamente.

Si tratta evidentemente di una questione di equilibrio, è necessario, come in tutte le cose, trovare un punto in cui si raggiunge il massimo dell’effetto estetico e il minimo del “disturbo” in chi legge. Ed è qui che io incontro la mia maggiore difficoltà.

In estrema sintesi, vi chiedo: vi sto forse annoiando? È forse stucchevole il mio discorso?

Nooooh! Fu il coro degli adepti, che un venticello leggero, sollevò come un velo, dal terrazzo della “Battana”, facendolo volteggiare sulla distesa del mare, mentre Pancrazio, che si era appoggiato con la testa al braccio che teneva sulla balaustra, russava sonoramente.

Destatosi improvvisamente, il desso, con nelle orecchie l’eco delle ultime parole pronunciate dal capo, per darsi un contegno, si mise a battere le mani, dicendo: Bravo Maurizio, che hai stuccato il discorso; a noi puoi continuare ad annoiarci fino alla nausea, tanto ti capiamo, su con la vita, andiamo a farci un bel bagno!

E si precipitò, da solo, giù per la scaletta che portava alla spiaggia. Giunto a metà, si fermò e spiccò un salto, cadendo malamente a faccia in giù nella sabbia. Si rialzò in fretta e si dileguò tra i bagnanti, sperando di non essere stato visto.

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