IL BOZZETTO

 

                                                                              

Un artista di sicura fame, un giorno, incontrandolo per strada, apostrofò Pancrazio in questo modo: ho letto di te e delle tue astruserie e debbo dire che ho sviluppato per il tuo personaggio una grande simpatia; ti dispiacerebbe se ti facessi un bozzetto?

Pancrazio si fermò un attimo a considerarlo, dall’alto verso il basso, fino ai piedi, calzati con sandali, s’era d’estate, poi, non senza un po' di commiserazione nella voce, composto: e filato, e a te dispiacerebbe se io ti facessi un culo tanto? rispose e fece con le mani il gesto per indicare il quanto di quel “tanto”, che non era poi, poco. A forza di calci, aggiunse.

Più tardi, avendo raccontato a Maurizio quello che gli era capitato, ma, no, gli disse quest’ultimo, tu non sai cosa voleva dire quell’uomo, voleva farti un ritratto appena abbozzato…

Sì, perché non mi conosce, il bozzo glielo faccio io, ma in testa!

Maurizio lo guardò disarmato, poi, distratto, rivolto verso il mare, dalla terrazza della “Battana” sulla quale erano, guarda quante vele oggi all’orizzonte, forse è una regata…

Ma non pescano di Ferragosto, vanno solo a spasso con le barche!

Maurizio alzò lo sguardo al cielo: era tutto sereno.

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