LO SPARTIACQUE

 

 

                                                                           

Sono le otto del mattino di un giorno qualsiasi di qualche tempo fa, le prime sirene delle ambulanze, o delle macchine della polizia, non sono ancora riuscito a distinguere le une dalle altre, i primi gravi che ondeggiano da una gru finalmente in movimento (sono iniziati i lavori per il bonus 110/100 per ristrutturazioni edili in un complesso di palazzine), segnali di una città ancora sonnolenta, che tenta di entrare in carburazione.

Effetto dissolvenza.

Maurizio e i suoi erano già riuniti nel bar di Sebastiano e stavano sorbendo il primo caffè; Pancrazio troneggiava in mezzo a loro, muovendosi indaffarato, tra tazzina e chicchera dello zucchero, rumoroso come al solito.

A memoria d’uomo, cominciò a dire pomposamente, che io ricordi, scandì, l’unico spartiacque vero fu quello di Mosè, che aprì il Mar Rosso per far passare la sua carovana in fuga dall’Egitto, con uomini, donne, bambini, carriaggi, pecore e cani, fino all’altra sponda, dopo di che le acque si richiusero, travolgendo gli egiziani inseguitori.    

Ti sei svegliato con il Verbo? Gli chiese ridendo Maurizio.

Niente verbo, né avverbio. Sto parlando di una parola, spartiacque. No, perché questa mattina sono arrivato molto presto e Sebastiano non aveva ancora aperto; due sfaccendati stavano appoggiati alla saracinesca del bar e discutevano fra loro. Uno di essi ha detto di aver attraversato un lungo tratto di montagna lungo un crinale che faceva da spartiacque che correva tra due province. Ora, a parte che lo spartiacque non corre, semmai correvano gli ebrei che scappavano e gl egiziani che li inseguivano, ma me lo dici tu dove la trovi l’acqua da spartire sul crinale di una montagna?    

Ma spartiacque è un termine rubato all’ingegneria idrogeologica, intervenne saputo Sebastiano, occasionalmente inattivo in quanto al bancone c’era Silvana a servire l’ultimo cliente.

Però, oggi, aggiunse Maurizio, lo stesso termine è caduto in pasto ai politici ed è venuto a significare tutto ciò che divide, che poi è materia propria della politica. Così abbiamo uno spartiacque delle idee, uno spartiacque delle diverse posizioni (per esempio, l’atteggiamento nei confronti dei migranti è uno spartiacque tra i due schieramenti politici – lo so aveva obiettato Pancrazio, lì di acqua ce n’è, eccome! - ), uno spartiacque tra il bene e il male.

Ho capito perché l’altro giorno, a Colleminuccio, l’oste è corso dietro ad un avventore che aveva osato dirgli che nel suo vino c’era uno spartiacque, tra quello buono e quello cattivo. Pancrazio sembrava perplesso.

Mai messo acqua nel vino, protestava il poveruomo!  

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