IL GIGANTE CHE SI ASCIUGA I CAPELLI

 

                                                              

Il mese di luglio 2023, sembra destinato, secondo gli esperti, a quattro giorni dalla fine, a raggiungere il non invidiabile record del mese più caldo di sempre, a livello globale, con punte di calore letali in varie parti del pianeta e conseguenti disastri ambientali, come tempeste tropicali un po’ dappertutto e grandine con chicchi di dimensioni inusitate, dovuti al cambiamento climatico in corso, per cui si è passati dalla fase del “riscaldamento globale”, alla nuova dicitura di “ebollizione globale”.

Da noi, come ogni anno, al culmine dell’estate, la fantasia dei meteorologi, ha ripresentato la faccia truce di Caronte, tratto fuori dall’Inferno in cui l’aveva confinato Dante, per sbatterlo in prima pagina agli onori della cronaca stagionale, così, tanto per darci un assaggio di quella che potrebbe essere una condanna definitiva per noi reprobi, tra fuochi e fiamme, da una parte e freddo gelido dall’altra.

Ma c’è chi che, come Lucio – sempre lui, l’impunito – al di fuori della concione che, come sempre ha diviso il mondo in due parti, quella dei catastrofisti e quella dei c.d. negazionisti, propone, in netta contrapposizione con l’immagine di Caronte, l’idea più sbarazzina di un gigante del tipo di Atlante, che, appiattito nel nostro meridione, si asciuga i capelli con un fon gigantesco, provocando per noi mortali venti caldi insopportabili; ma lui, il figlio del titano Giapeto, poveretto, ne ha già tanto di lavoro, dovendo sostenere sulle spalle il peso della volta celeste, figuriamoci se può pensare ai capelli bagnati!

Ma Lucio ha detto “del tipo”, fece notare Pancrazio, nonostante la poca simpatia che nutriva per il soggetto, non ha detto direttamente “Atlante”.

Non importa, tagliò corto Maurizio, sta di fatto che l’idea, in sé bizzarra, di questo gigante che si asciuga i capelli, non è realistica e non coincide con l’origine della parola “fon”, comunemente usata per indicare l’asciugacapelli, la quale, però, deriva dal tedesco “Phon”, che, invece è un vento e precisamente un vento alpino, che nasce freddo al di là delle Alpi, e arriva caldo dalle nostre parti, riscaldandosi lungo le discese dei crinali del versante italiano di quelle montagne.

Il phon è un vento del nord, intervenne Oreste, mentre da noi, i venti caldi giungono da sud e sono lo scirocco, il grecale, il garbino e il libeccio.

Tombola! Esclamò Pancrazio, dando un pugno sul tavolinetto che fece traballare pericolosamente la tazzina di caffè che Maurizio si accingeva a sorbire: a questo punto non sapremo mai se il vento che ci viene addosso è un fiato di Caronte, che viene dal sud, o se è il soffio di un gigante del tipo di Atlante – ma non lui, per carità! – che da qualcuno del nord si è fatto prestare il fon per asciugarsi i capelli.    

 

 

 

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