IMPONDERABILE

 

                                                                                

Vi regalo un ossimoro, annunciò Maurizio.

Grazie, ma non sono un cane, rispose Pancrazio.

Parlo della contraddizione in termini, seguitò il Maestro.

Lo so, quella è la stazione di Roma, ma io ho una cugina che abita invece a Termini Imerese, disse Pancrazio, che è un’altra cosa.

Quanto è rilevante il peso dell’imponderabile? Incalzò con voce stanca il Capo.

Un grosso punto interrogativo si disegnò sopra la testa di Pancrazio, che aggrottò visibilmente la fronte, sotto il suo peso.

E questo che c’entra? Chiese esterrefatto. Prima parli di regali, poi ti metti a viaggiare, da Roma alla Sicilia, ma adesso non ti capisco, che dovremmo pesare? Qui non abbiamo nemmeno una bilancia…a meno che non ce l’abbia Sebastiano…ah, Sebastià, che puoi prestare una bilancia al Capo?

Oggi è peggio del solito, constatò Maurizio, è possibile che nessuno abbia colto il senso di quello che voglio dire?

Questa volta, la colpa è tua, accusò Oreste, alzandosi. Se non ce l’hai ancora detto, che siamo, indovini?

Ma sì, disse Pancrazio in tono plaudente, facciamoci un bel bicchiere di vino e pace per tutti!

L’imponderabile è tra noi, constatò affranto Maurizio, ma l’ossimoro deve ancora venire. Imponderabile, significa che non può essere pesato. Quindi che peso può avere?

Immenso, sbottò Pancrazio, chi poteva immaginare che ci facevi una domanda così difficile?

Infatti, commentò concentrata Silvana, l’imponderabile è anche ciò che non si riesce a comprendere razionalmente e quindi a prevedere e organizzare. Esiste un collegamento tra pesare e pensare, fra la mano che pesa e la mente che pensa. L’imponderabile non si può pesare, ma può avere un grande peso nelle sue esplicazioni.

Evviva! Esultò Maurizio, è arrivato l’ossimoro!

Che è? Dove? Quando? Interrogò sbalordito Pancrazio, guardandosi ripetutamente intorno, senza vedere nessuno.

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