ESSERCI

 

    Premessa

                                                                                     

Io ci sono, tu ci sei? Chiese Maurizio a Pancrazio.

Anche Sebastiano c’è e Silvana, Oreste; siamo tutti qui. Manca solo Chiara, ma quella, tu lo sai più di noi, è una libera battitrice, a quest’ora chissà dove sarà.

Come ti permetti di dire questo di Chiara? Non sai che è sotto la mia protezione?

Se è per questo, preferirei difendermi da sola!

‘Mbè ! comunque è importante esserci. E sapete perché?

Perché un giorno, rispose Pancrazio, quando tutto il mondo saprà come qui passiamo il tempo, ognuno potrà dire : io NON  c’ero!

Ma no! Ribatté Maurizio, il poco che facciamo è sullo Zibaldino, ma per convincere i followers ad entrarci, mi sa che conviene mettere una tassa, un ticket d’ingresso.

Questa volta, per fortuna è ancora gratis, disse ridendo Pancrazio, venghino, venghino signori è la fiera delle rarità.

Esserci o non  esserci, questo il problema!

                                                                         

 Testo

 

Non  è una ripetizione del teorema dell’essere o non essere dell’immortale monologo di Amleto, che vola troppo in alto, noi ci accontentiamo di quote inferiori, raso terra.

Minuto di silenzio, raccolto. Poi:

Ancora una volta il giorno ha prevalso sulla notte, annunciò in tono profetico Maurizio in apertura di seduta. E noi assistiamo inconsapevoli a questo miracolo che si ripete da sempre, fin dal tempo dei primordi, immancabilmente.

L’aspetto dell’oratore era vagamente sognante: dall’alto della sua cattedra (si fa per dire), guardava davanti a sé, verso il suo uditorio, senza vedere nessuno in particolare, mentre con un fazzoletto, si nettava gli occhiali con insistenza distratta.

“Sempre”, in realtà è un concetto molto relativo: che sappiamo noi di come era il mondo, prima di quell’esiguo numero di miliardi di millenni di anni luce, di cui abbiamo una qualche conoscenza?

La domanda colse di sorpresa i più, che, alquanto imbambolati, si scambiarono occhiate di sottecchi, in cerca di un appiglio, una via di fuga, che non si trovò.

Ho incontrato un vecchio, continuò il Maestro, che aveva fatto un’esperienza spirituale, della quale aveva bisogno di parlare con qualcuno. Ascoltate cosa mi ha raccontato.

“Una donna molto bella, - cominciò a dirmi - giovane e provata dalla vita, tra illusioni e disinganni, un giorno mi rivelò una cosa molto bella, nella sua semplicità quasi elementare, ma ricca di senso e di umanità.

Stavo uscendo allora da un periodo brutto della mia vita, reduce da una malattia che mi aveva costretto lungamente a letto e, poi, ad una massacrante terapia riabilitativa. Ed ero alquanto depresso.

Nella mia solitudine - si era in quel periodo in piena emergenza sanitaria mondiale a causa della incalzante pandemia da covid 19, che aveva costretto l’umanità a sospendere i normali rapporti di socievolezza che rendono la vita più amabile – andavo in cerca di un contatto umano col quale confrontarmi, per placare le mie inquietudini ed avevo avuto la fortuna di trovare una persona che capì questa mia esigenza e la assecondò con affettuosa premura.

Mi mancava la compagna della mia vita, mi mancava la mia famiglia, con la quale avevo solo sporadici incontri a tempo nello spazio messo a disposizione per “gli abbracci”, attraverso una paratia trasparente e soffrivo di molte privazioni.

Con questa donna avevo contatti quotidiani e potevo parlare di tutto, della mia vita, dei miei affetti, riscoprendo giorno dopo giorno, i piaceri dell’esistenza e la capacità di esprimere i miei sentimenti, certo di non venir frainteso, contento, pur nella contingenza di una vita costretta a svolgersi fra strette barriere fisiche e morali.

Io parlavo soprattutto della donna che ha condiviso la vita con me e ne tessevo le lodi e anche lei mi mise a parte della sua vita sentimentale con franchezza e sincerità.

Da un iniziale punto di partenza in cui mi mancava tutto, attraverso lei ritrovai me stesso e il mio mondo, i miei affetti, le mie ansie e le mie aspirazioni.

Mi sentivo come rinato ed allora iniziammo a parlare di cose più profonde, il senso della vita, la ineluttabilità della morte, il valore da dare ad ogni singola cosa, anche a ciò che può apparirci scontato e così, tra una cosa e l’altra, si toccò il tema della volontà di vivere anche con limitate possibilità di esplicazione della propria personalità.

E’ importante – mi disse lei – esserci e non aggiunse altro, lasciando alla mia interpretazione, un largo ventaglio di ipotesi da valutare: a cominciare dalla prima: essere nel tempo, il tempo mobile, non quello fermo; esserci soprattutto per noi stessi, ma anche per gli altri, per quelli che ci vogliono bene; è importante esserci con tutti i nostri sentimenti, la capacità di amare, pensare, essere presenti, testimoniare. Esserci è la grande fortuna che si può avere dopo aver visto il buio.

Esserci anche solo per guardare tutto il bello che è intorno a noi”.

Dopo queste parole il vecchio si fermò, mi guardò con occhi velati di lacrime, mi strinse una mano con entrambe le sue, a lungo, poi si volse ed andò via. Non l’ho più rivisto, ma il suo sguardo come un raggio, che “vede dentro”, mi aveva scrutato l’animo ed ancora sento la sua presenza su di me.

Maurizio tacque e ripose gli occhiali, come per dire “basta sentimentalismi, bando alle chiacchiere” e disse:

questo è quanto…ora tocca a voi: cosa ne pensate?

Silenzio profondo, qualcuno si nascondeva dietro le spalle di quello che aveva davanti, altri guardavano distratti verso la porta d’ingresso, come aspettando l’arrivo di qualcuno.

Nell’aria vuota e rarefatta del locale, alto si levò uno sghignazzo “Amen! Alleluia, alleluia” del solito dissacrante Pancrazio, che si alzò di colpo e corse verso il bar. “Un forte, presto”, disse a Silvana, che, seduta dietro al bancone, con le braccia in grembo, girata verso il gruppo, sembrava una statua di sale.      

 

 

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